Pillole d'Arte

    
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Cesare Tallone




Savona, 26/08/1853 - Milano, 21/06/1919

Nato a Savona il 26 agosto 1853 da genitori piemontesi, morto a Milano il 21 giugno 1919. Ad Alessandria, mentre era giovinetto si applicava in una bottega d'artigiano a lavori di disegno ornamentale e decorativo. Più tardi, a Milano, apprese l'arte della pittura da Giuseppe Bertini all'Accademia di Brera. La prima affermazione l'ebbe a Roma, nel 1883 col quadro storico Un trionfo del Cristianesimo al tempo di Alarico, quadro tuttora conservato nella raccolta del principe Borghese, e col Ritratto del signor Bernasconi. L'anno seguente, all'Esposizione di Torino poté confermare il successo romano col dipinto Pittore in erba. A trent'anni raggiungeva così una giusta notorietà che rapidamente s'accrebbe per i progressi che il giovane pittore dimostrava esprimendo sempre più dalle sue tele una forte personalità. La tecnica e il temperamento di Tallone ebbero una continua illuminazione critica ed illustrativa nelle esposizioni tanto italiane che straniere, da lui attivamente frequentate. Nel 1885 fu nominato professore di pittura all'Accademia Carrara di Bergamo; egli dimorò per quattordici anni in questa città, e tenne anche la direzione dell'istituto. Alle cure dell'insegnamento seppe armonizzare in quel tempo una operosa attività pittorica. E' questo il periodo della più ampia e completa fiori tura del suo lavoro espresso nella vigoria degli anni maturi ed affermante una delle più potenti individualità artistiche del tempo. Nel 1908, al Ritratto della signora Giannina Castelli, esposto alla "Permanente" di Milano, venne assegnato il Premio Principe Umberto.

Nel 1899 era stato nominato successore del suo maestro Bertini alla cattedra di pittura dell'Accademia di Brera, e per vent'anni vi insegnò con attento amore e sicuro magistero d'arte fino agli ultimi giorni della vita. La maggior parte della produzione talloniana è cosituita dai ritratti. Anche nei pochi quadri di genere, come La massaia; Il frate cuoco; La maternità; Il beone, egli ritrasse i personaggi col rilievo tipico delle caratteristiche proprie del ritratto. Come paesista Cesare Tallone ebbe anche un suo spiccato valore di tecnica e di proprietà. Vespasiano Bignami, in occasione della mostra postuma nel 1921, così ne parlò: "Non bisogna pensare a Tallone solo ritrattista, ma egli è anche forte paesista; anche in questo ramo dell'arte sua; si può notare l'aristocrazia della tinta la scioltezza della pennellata rapida, la sicurezza della forma, il senso dell'aria e della luce. Nelle sue opere più sentite e profonde, egli raggiunge l'altezza dei grandi antichi e di queste opere dobbiamo principalmente tener conto nel valutar il merito del loro autore; a queste dirigere una speciale attenzione, da queste dedurre che egli ci ha lasciato un magnifico esempio di robusta salute estetica".

Per il Tallone dipingere era un bisogno fisico. Teneva a rappresentare il vero con tanta evidenza da gareggiare con l'evidenza del vero stesso. Quando si poneva davanti ad una figura viva per ritrarla, egli realizzava sempre un'opera poderosa di rappresentazione pittorica: meglio ancora se invece di un ritratto di commissione, si trattava di una di quelle figure che egli sceglieva fra i tipi che più eccitavano la sua fantasia. Resta la sua opera come una pietra miliare, in opposizione al romanticismo, al simbolismo, all'idealismo e a tutte le influenze che hanno data tanta varietà alla pittura italiana alla fine dell'ottocento. Alcune sue opere più note sono: Una pia donzella difende dalla rapacità di un Goto gli arredi sacri affidati alla sua custodia, collocata nella Pinacoteca di Brera; Studio di nudo; Ritratto di Natale Valtorta, di Daniele Lovati; di Angiolo Galimberti e la citata Massaia, tutte nella Galleria d'Arte Moderna di Milano; Ritratto muliebre, nella raccolta del maestro Gallini; La Maddalena, in quella del cav. Giovanni Bianchi; il Ritratto di Cesare Maironi, proprietà del cav. prof. Arturo Bertoli di Bergamo; Sponda bresciana del Lago d'Iseo; Altipiano di Bossico; Valle Seriana; Stalla Pontina; Studio per una Cleopatra, proprietà del signor Ranzanici; Pagliaccetto, nella collezione Berizzi di Bergamo. Due suoi ritratti sono esposti nella Galleria d'Arte Moderna di Roma e altri due sono esposti nell'Accademia Carrara di Bergamo. I cugini (tela non ultimata) e il Ritratto del Pittore Raffele sono nella Galleria «Ricci Oddi» di Piacenza, Una testa di donna; il Ritratto della figlia Teresa e quello di Luigi Bernasconi, collocate nella Galleria Paolo e Adele Giannoni di Novara, il Ritratto della Contessa Piccinelli Albini è di proprietà Conte Piccinelli di Mozzale.

(A. M. Comanducci)

 

Cesare Vittore Luigi Tallone nacque a Savona l'11 agosto 1853, secondogenito di Pietro Domenico (1816-63) e di Teresa Macario (1817-90). Al seguito del padre, militare di carriera, la famiglia si spostò fra il Piemonte d'origine (a Pinerolo nacque nel 1850 la primogenita Palmira), Savona (vi nacque la terzogenita Maria Giuseppina Natalina nel 1855) e Parma (dove nacque nel 1861 Linda Maria Greca). Ad Alessandria, città d'origine della madre, dove la donna si stabilì coi figli dopo la prematura morte del marito, a dodici anni Cesare entrò come apprendista in una bottega artigiana. Tra il 1867 e il 1870 frequentò le lezioni di ornato del pittore Pietro Sassi presso la locale Società operaia di mutuo soccorso. Fece da assistente a questo primo maestro per interventi decorativi in ville e palazzi fra basso Piemonte e Genovesato. In tali circostanze il giovane aiuto fu notato dagli industriali Giuseppe Borsalino e Domenico Boratto, che si prodigarono affinché il Comune di Alessandria ne sostenesse gli studi. Nel 1872 fu quindi ammesso all'Accademia di Brera e, in procinto di trasferirsi a Milano, profetizzò al suo benefattore Borsalino: «Qui entro da allievo ma un giorno tornerò come maestro». A Brera frequentò con profitto le lezioni di elementi di figura con Raffaele Casnedi dal 1872 al 1876, la scuola di paesaggio di Luigi Riccardi (1872-74), la scuola del nudo (1875-76) e, dal 1876 al diploma (1879), la scuola di pittura e disegno del nudo con Giuseppe Bertini, ottenendo riconoscimenti e medaglie. Nel 1877 esordì all'annuale Esposizione braidense col dipinto Parte della sagrestia delle Grazie in Milano, e l'anno successivo espose Sala nell'ex palazzo Clerici (dispersi). Il più precoce dipinto conservato in una collezione pubblica è il Ritratto femminile del 1876 (Milano, Pinacoteca di Brera), mentre la veduta dell'Isola di S. Giulio sul lago d'Orta (coll. priv.), datata al 1869 circa, pare essere la prima opera conservatasi. Nel 1879 ottenne un premio col dipinto storico Una pia donzella difende dalla rapacità di un goto gli arredi sacri affidati alla sua custodia (Milano, Pinacoteca di Brera), ispirato alla Storia della città di Roma del tedesco Ferdinand Gregorovius (1872).

Presto strinse amicizia con Giuseppe Mentessi, futuro insegnante di prospettiva e scenografia a Brera, al quale in seguito fece spesso ricorso per il disegno delle cornici dei suoi dipinti. Socio della Famiglia artistica di Milano sin dalla fondazione (1873), in questi anni ebbe rapporti con Spartaco Vela (di cui dipinse il Ritratto, Ligornetto, Museo Vela), Paolo Troubetzkoy e altri colleghi quali Angelo Morbelli, Leonardo Bistolfi, Leonardo Bazzaro, Lorenzo Delleani, Giacomo Grosso. Molto apprezzato dal maestro Bertini, Tallone ebbe anche la stima dell'anziano Francesco Hayez, di cui frequentò casa e studio, dipingendo il Ritratto della di lui figlia adottiva Angelina Rossi (1890 circa, Milano, ospedale Maggiore). Fra il 1879 e il 1882, interrompendosi solo per brevi soggiorni a Parigi, Venezia e Roma, Tallone lavorò alla grande tela (cm 305 x 535) Una vittoria del cristianesimo ai tempi di Alarico, sviluppando il tema già affrontato nel quadro del 1879 e potendo disporre del prestigioso studio braidense di Hayez. L'opera, trionfalmente accolta all'Esposizione di Roma del 1883, fu acquistata dal principe Marcantonio Borghese e andò distrutta nel 1943 a causa dei bombardamenti occorsi su Pratica di Mare, dove era stata trasferita. Dal 1883 in avanti si colloca un prolungato soggiorno a Roma: qui il pittore ebbe modo di sfruttare al meglio l'eco del successo ottenuto col dipinto entrato nell'importante collezione Borghese e di mettere a punto la futura e proficua attività di ritrattista. I primi ritratti di cui si ha notizia sono degli anni Settanta, dipinti per amici e collezionisti (alcuni in coll. priv.): presto, però, questo divenne il filone più praticato da Tallone: Umberto I (dono del 1879 al Municipio di Alessandria), Luigi Bernasconi (1882, Roma, Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea; 1883-84, Milano, Pinacoteca di Brera), Emilio Bernasconi (1883-84, Novara, Galleria d'arte moderna Giannoni), Francesco Zambeletti (1884, Milano, Accademia di Brera), Il sig. Anadone (1884, Bergamo, Accademia Carrara), Il cap. Fondacaro (1884, coll. priv.). A Roma il pittore ebbe modo di frequentare i coetanei Antonio Mancini e Francesco Paolo Michetti.

Nel 1884 presentò all'Esposizione italiana di Torino e alla mostra della locale Promotrice di belle arti il citato Ritratto del cap. Fondacaro assieme a un Ritratto di vecchio e a Il pittore in erba (entrambi dispersi), quest'ultimo molto simile per impostazione e modelli alla tela di poco successiva I due cugini (1885-86, Piacenza, Galleria d'arte moderna Ricci Oddi). Nel marzo 1885 vinse il concorso per la cattedra di pittura all'Accademia Carrara di Bergamo, rimasta vacante dopo la scomparsa di Enrico Scuri. Oltre al pittore - che poté contare sul parere favorevole di Giovanni Morelli (omaggiato da Tallone nel 1890 con il Ritratto ora alla Carrara) e sulle parole di stima espresse da Vincenzo Vela al senatore Giovan Battista Camozzi, presidente della commissione - concorsero tra gli altri Gaetano Previati, Filippo Carcano, il genero e sostituto di Scuri Luigi Galizzi, Vespasiano Bignami e Ponziano Loverini. Il nuovo corso imposto da Tallone si caratterizzò per la moderna attenzione prestata alla copia dal vero, allo studio dell'anatomia e del paesaggio en plein air e agli artisti contemporanei, costituendo di fatto un cambiamento radicale rispetto alla compassata didattica del predecessore Scuri; Tallone, inoltre, instaurò rapporti franchi e aperti coi suoi allievi, fra i quali Giuseppe Pellizza da Volpedo. In questi anni, pur risiedendo a Bergamo, si spostò spesso fra Milano e Roma, dove nel 1888 sposò Eleonora Tango (Torino, 1863 - Milano, 1938), figlia del magistrato napoletano Vincenzo, che aveva conosciuto pochi anni prima: fra i molti ritratti in cui la donna posò come modella è La massaia (1894, Milano, Galleria d'arte moderna). Proprio per avvicinarsi alla famiglia della moglie, nella casa di Alpignano (Torino), destinata a diventare il suo buen retiro, nel 1889 Tallone partecipò, senza successo, al concorso per la cattedra di pittura all'Accademia Albertina.

Nel 1889 dipinse un primo Ritratto della regina Margherita (disperso), cui seguì nel 1890 un secondo Ritratto (Torino, Palazzo Chiablese; un terzo Ritratto, incompiuto, del 1903, è in coll. priv.), consolidando così la fama di massimo ritrattista nazionale, testimoniata negli anni a seguire da un'impressionante serie di opere, tutte di notevole qualità: La bambina Irene Tallone (1897, Roma, Gnam), Il conte Aldo Annoni (1901, Milano, coll. Cariplo), Emilio Borromeo Arese (1904, Isola Bella, coll. Borromeo), Lina Cavalieri (1905, coll. Campari), Ellade Crespi Colombo (1905, Milano, ospedale Maggiore), Ester de Amorin (1906, Genova, Raccolte Frugone), Giannina Castelli (1908, Milano, Gam: Premio Principe Umberto a Brera), Lyda Borelli (1911, coll. priv.), Gea della Garisenda (1911-12, coll. priv.), Ettore Baldini (1912, Milano, Brera). Promotore del Circolo artistico bergamasco nel 1895, nel 1897 aprì in palazzo Suardi a Bergamo una scuola privata di disegno e pittura destinata alle donne (escluse per statuto dalle lezioni accademiche; la stessa cosa fece a Milano sino alla modifica del regolamento nel 1915). Continuò a partecipare alle Esposizioni milanesi e torinesi e alla neonata Biennale veneziana (dove nel 1909 gli fu dedicata una personale). Nel 1899, riconoscendone i meriti e la fama ormai nazionale, la commissione dell'Accademia di Brera (di cui il pittore era socio onorario dal 1891) gli assegnò la cattedra di pittura, preferendolo ai concorrenti Filippo Carcano, Leonardo Bazzaro, Gaetano Previati e Giacomo Grosso. Il trasferimento dalla provinciale Bergamo a Milano, con la quale aveva sempre mantenuto rapporti, pose Tallone ancor più al centro di una fitta rete di contatti, commissioni accademiche e artistiche. Nelle aule di Brera ebbe allievi, fra gli altri, Romolo Romani, Leonardo Dudreville, Carlo Carrà, Aldo Carpi, Mario Chiattone, Carlo Erba, Antonio Sant'Elia, Alberto Salietti. Continuò a insegnare e a dipingere a ritmi serrati fino al sopraggiungere della malattia che lo condusse in pochi mesi alla morte il 21 giugno 1919 a Milano; fu sepolto al cimitero Monumentale.

Artista disciplinato e impeccabile, Tallone rimase fedele per tutta la sua ultraquarantennale carriera alla pittura di ritratto, praticando solo in modo estemporaneo il genere del paesaggio, con opere spesso realizzate in contesti intimi e non ufficiali (molte in coll. priv. e alcune a Lugano, Museo d'arte). Sin dall'esordio i suoi superbi ritratti furono sempre accolti con grande considerazione dalla critica, attenta a individuarvi echi dei grandi maestri del passato (Tiziano, Velázquez, Antoon Van Dyck, Frans Hals, El Greco, Caravaggio), come del resto avveniva per altri celebri contemporanei di Tallone quali Franz Seraph von Lenbach, Joaquín Sorolla, Giovanni Boldini, Giacomo Grosso, Lino Selvatico ed Ettore Tito. Insegnante autorevole, tanto a Bergamo quanto a Milano, lasciò impressioni durature nei giovani Giuseppe Pellizza da Volpedo - «benedico sovente il giorno in cui sorse in me la bella idea di fruire degli insegnamenti che il Tallone impartiva» - e Carlo Carrà - «quello che massimamente ancora oggi dopo più di quaranta anni è vivo in me è il convincimento che quei tre anni passati con Cesare Tallone hanno non poco servito ad irrobustire il mio carattere morale oltre che recarmi giovamento nel campo pittorico». Dopo alcune iniziative espositivo-editoriali a ridosso della scomparsa, la fortuna critica di Tallone declinò rapidamente sotto il peso esercitato dalle più aggiornate proposte figurative del secondo quarto del Novecento: si segnalano la monografia di Enrico Somarè (1945), la mostra celebrativa di Bergamo (1953) e alcuni successivi parziali contributi.

Marco Cavenago - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 94 (2019)