Pillole d'Arte

 
   

 
(Fonte : Opere di scultura e di plastica di Antonio Canova - 1821)

VASO CINERARIO DELLA CONTESSA DIEDE DE FUIRSTENHEIM

Nata Calemberg

Bassorilievo in marmo


All'ombra de' cipressi, e dentro l'urne

Confortate di pianto, è forse il sonno

Della morte men duro ?

 Foscolo, I Sepolcri.                               

E quali ceneri racchiude quest'Urna, di rilucente marmo Carrarese, così gentilmente scolpita, e di forme si belle, e si eleganti ? Veggendola vicina al Tempio santo degli Eremitani di Padova, ma non raccolta entro a quello, circondata da mille e mille fiori olezzanti, e con diligenza coltivati, io m'accorgo che al culto de' Protestanti appartiene. Inoltro il passo, ed ecco presentarmisi sculto nel mezzo dell'Urna medesima, in basso rilievo a medaglione, il ritratto della Contessa Diede de Fuirstenheim, nata Callemberg, con tanta eleganza acconciata, così graziosa nel volto, e con sì amabile sorriso sulle labbra, quale vid'io questa Donna gentile, allorchè con soavità favellando, l'ammirazione e l'affetto di chi erale vicino dolcemente destava. Que'due puttini piangenti, che le stan presso, con infinita grazia e morbidezza scolpiti, incrocicchiate tengono le loro piccole gambe, ed allungano con amorevole fratellanza l'uno il destro, e l'altro il manco braccio sopra il medaglione, così che la mano dell'uno viene a porsi sopra quella dell'altro; e la face rovesciata, che l'uno tiene in mano, l'altro ha allora allora abbandonata al suo fianco, mi ricordano e il gran Padre de' vati, di cui si mostra ognora si ben nutrita la mente, e l'anima di Canova, e i valorosi Artisti Greci, che con isquisito affetto il passeggero, e l'eternale sonno raffigurarono sotto le belle sembianze di due fanciulletti. Ora li collocavano essi a canto de' sepoleri tranquillissimi nell'aspetto, ritti, con le gambe incrocicchiate, simbolo di riposo, ed ora (vago e gentil pensiero!) giacer li facevano in grembo d'una Donna, rappresentante la Notte, cercando d'ingannare in tal modo la troppo trista e quasi insopportabile idea di morte, col sostituirvi quella più consolante del sonno. Ed invero, questa troppo crudele immagine, in donna specialmente,

           " Che ricca lascia eredita d'affetti,

e cui sorride bellezza, giovenezza, e virtù, potrassi mai per forza d'ingegno raddolcire abbastanza ? E con quanta felicità, ed accortezza non collocò quest'Urna lo Scultore a' piedi di un altissimo cipresso, di quell'albero particolarmente consacrato agli estinti, o per quel suo innalzarsi piramidalmente verso il Cielo, onde solo deriva conforto contro l'aspetto terribile di morte, o per quel suo non mai rallegrarsi con alcun lieto fiore, né mostrarsi sensitivo alla letizia dell'anno, o per l'oscuro suo colorito e la trista uniformità, che la mestizia raffigurano di chi piange quelle ceneri, o per la lunga sua età, che l'immiginazione ed il cuore lusinga di chi gli affida una spoglia diletta, o finalmente per quella, qualunque siasi, perenne verdezza e quasi invariabile esistenza. simboli ad un tempo e della perpetuità del nostro dolore, e della immortalità di colui, che sotto all'ombra sua con la fredda salma riposa.

Incisa sulla colonna, che sostiene il Vaso cinerario, leggesi in lingua tedesca onorevole Iscrizione per la defunta, e dirimpetto sopra una tavola di marmo havvene un'altra latina, che narra le amabili virtù, ond'era ella fornita; mentre nella inferior metà della medesima tavola stanno scolpiti i due stemmi della Casa Diede e Callemberg, dentro l'usato cerchio rinchiusi dell'eternità. Il cipresso, e l'Urna, che insieme formano monumento, vengono circondati da sette candelabri funerei, che terminano a guisa di fiaccole, e sono tra loro congiunti da una dorata catena, la quale attaccandosi con l'estreme sue anella all'una parte, ed all'altra del muro, il monumento rinserra. Fiori, alberi, fiaccole, lucerne, pompa inutile a chi più nulla conserva dell'umana sensibilità, oh! come voi provate l'imperioso bisogno delle anime appassionate, di pascersi d'una qualche dolce e soave illusione! In ogniuno di questi candelabri riconosco inciso il nome di un amico della Defunta, ed un motto vi leggo, che palesa l'ultimo ed affettuoso omaggio, ch'essi vollero renderle.

Dopo alcuni istanti, che l'idea dell'inevitabile destino de' mortali, e il doloroso pensiero del sopravvivere a chi ci è caro, tutta m'aveano compresa, mi sentii da una fredda mano stretto il cuore così, che affrettai il passo ad uscire: ma non pietoso atto parendomi l'andarmene senza l'offerta d'un qualche tributo , oltre a quello, che già rendeale secreto il mio cuore, staccai subitamente dal mio capo una ghirlanda di fresche rose, e a' piedi di quell'Urna, di quel cipresso, di sì tristi memorie, divotamente sospirando la posi.

Ah! sugli estinti

Non sorge fiore, ove non sia d'umane

Lodi onorato, e d'amoroso pianto.

Foscolo, I Sepolcri.