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(Fonte : Dedalo - Rassegna d'arte diretta da Ugo Ojetti - Milano -
Roma - 1920)
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CEZANNE, GAUGUIN, VAN GOGH
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Vi sono degli accoppiamenti di nomi che son causa di giudizi
errati in quanto inducono a dare un unico passaporto a delle
personalità ben distinte. Tale è il caso di Cezanne, Gauguin
e Van Gogh, che l'uso corrente minaccia ormai di unire in
una indissolubilità da far invidia ai tre moschettieri quasi
vi fosse tra loro un programma comune, una fratellanza
d'arte simile a quella onde si legarono i preraffaeliti, o
gli impressionisti o i futuristi. In realtà nulla di simile.
L'unico dei tre che abbia pensato a una vera e propria
collaborazione e stato Van Gogh. Ciò corrispondeva per lui a
un sogno che superava le contingenze della sua vita e aveva
la forza d'una teoria, d'una aspirazione generica. In una
delle sue lettere scriveva : " II me semble toujours, de
plus en plus, que les tableaux qu' il faudrait faire pourque
la peinture actuelle soit entierement elle et monte a une
hauteur equivalente aux times sereines qu'attegnirent les
sculpteurs grecs, les musiciens allemands, les ecrivains de
romans francais, depassent la puissance d'un individu isole;
ils seront donc trees probablement par des groupes d' hommes
se combinant pour executer une idee commune.?
Assillato da questo sogno preparava la sua casetta a Arles
in modo da ospitare degli amici e continuava ad insistere
perche Gauguin lo raggiungesse. Pero di fronte alla
prospettiva di una corporazione di artisti suo libero
spirito si ribellava " L' idee de faire une sorte de
Francmaconnerie des peintres ne me plait pas enormement. Je
meprise profondement les reglements, les institutions, etc.,
enfin je cherche autre chose que les dogmes qui, bien loin
de regler les choses, ne font que causer des disputes sans
fin. C'est signe de decadence. Or, une union des peintres
n'existant pas encore ? qu' a l'etat d'esquisse vague mais
fort large ? lais donc tranquillement arriver ce que doit
arriver."
Cosi appena intravista, la possibilità del lavoro in comune
veniva da lui stesso rinnegata.
E non aveva torto infatti. Perche la
breve permanenza di Gauguin a Arles, senza contare it
drammatico scioglimento dal quale fu funestata, non giovò in
nulla a ravvicinare i due artisti; anzi mise in chiaro la
loro antinomia di gusti e di tendenze.
"Vincent (Van Gogh) et moi nous sommes bien peu d'accord en
generale, surtout en peinture. II admire Daudet, Daubigny,
Ziem et le grand Rousseau, tous gens que je ne peux pas
sentir. E par contre it deteste Ingres, Raphael, Degas, tous
gens que j' admire; moi je reponds: " Brigadier, vous avez
raison ? pour avoir la tranquillite. Il aime beaucoup mes
tableaux, mais quand je les fais it trouve toujours que j'ai
tort de ceci, de cela. Il est romantique et moi je
suisplutot porte a un cat primitif. Au point de vue de la
couleur it volt les hasards de la pate comme chez
Monticelli, et moi je dèteste le tripotage de la facture
ecc. ?
Cosi scriveva Gauguin in quel periodo e più tardi,
quando solo nell' isola di Tahiti ritorna nelle sue lettere
sul nome di Van Gogh, non solo si astiene da qualunque
accenno di rimpianto per it fallimento di quel tentativo di
collaborazione, ma esprime il rammarico di vedere la loro
opera accomunata e confusa
" Surtout ne laissez plus faire Z.... qui va me fourrer
dans une exposition avec Bernard, Denis, Ranson et c'e ; ce
que donne l'occasion au critique du Mercure de dire que c'
est Cezanne et Van Gogh qui sont vraiment le promoteurs du
mouvement moderne. Non, voyez vous, les expositions ne
valent rien pour moi, sinon a me faire attraper injustement
et me meler a n' importe qui. ?
Quanto a Cezanne, l'isolamento nel quale si chiuse tutta la
vita, esclude persino il sospetto che in lui potesse mai
nascere l'idea di una collaborazione. E del resto per
Gauguin e Van Gogh egli non nascose mai la sua antipatia e
la sua repulsione. Queste parole riportate da Bernard, la
cui testimonianza a preziosa, lo dimostrano chiaramente :
" Gauguin n'etait pas peintre, il n'a fait que des images
chinoises ? "Sincerêment, vous (Van Gogh) faites une
peinture de fou. ?
Oltre quindi a non esservi fra i tre pittori alcuna
comunanza di intendimenti, che potesse mantenerli uniti, v'
era invece una divergenza incolmabile di vedute e una scarsa
stima.
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Gli
è che in fondo erano diversissimi per origini per carattere
per tendenze. Gauguin discendeva per parte di madre da una
nobile e vecchia famiglia spagnuola, i Borgia d'Aragona,
insignita nel tempo della carica di vicerê del Peril. E al
Peru condotto di tre anni appena, orfano del padre
giornalista, passò, quella prima infanzia che riceve
indelebili ricordi, presso il nonno materno, colonnello
spagnuolo al soldo della repubblica peruviana e lo zio
futuro presidente del Peril. Questa ascendenza lo predispose
certo all' amore della vita errabonda, e gli instillo net
sangue la nostalgia degli esotismi tropicali che dovevano
piu tardi attirarlo definitivamente, sino alla morte. Alto,
robusto con una impronta di volontà imperativa nel naso
aquilino e nella mandibola potente, aveva il talento, la
fecondia, il gesto, la forza fisica, la sfrontatezza, l'
immaginazione inesauribile, la resistenza a l'alcool, il
romanticismo degli atteggiamenti che fanno colpo sui
giovani. Tutta la sua vita fu una sfida continua al destino,
alle convenzioni sociali, alle opinioni estetiche correnti,
una sfida che culmino nell'abbandono, giá maturo,
dell'agiatezza, della moglie, dei figli nell'esilio
volontario e duro, tormentoso, estenuante, nelle isole
lontane della Polinesia. Ma di fronte alla miseria, alla
malattia, alla incomprensione, mai un abbandono
sentimentale, solo lo sdegno, talvolta velato d'un rimpianto
che l'ironia sperde subito. Un egoismo appassionato, se
questi due opposti potessero immaginarsi riuniti nella
stessa persona : un egoista che passa su tutto e su tutti,
anche su se stesso, per realizzare il sogno di un'arte cui
solo pochissimi iniziati credevano. Quale opposto Van Gogh!
Olandese dinascita, aveva la religiosita visionaria dei
nordici, scaldata da un ntusiasmo doloroso, da una
abnegazione altruistica, da una passione per l'apostolato.
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A un certo punto della sua vita,
assorbito dallo studio delle questioni
bibliche, con l'avviamento di una breve
pratica di maestro di scuola a Londra,
pensò di farsi pastore protestante e,
dopo aver seguito i corsi di teologia a
Amsterdam, andò a predicare tra i
minatori del Borinage. Il senso dell'
infinito nelle cose divine e della
relatività nelle cose umane non lo
abbandonano mai, egli faceva dire che
Cristo era artista pin grande di
qualunque artista, perchè sdegnando il
marmo l'argilla e il colore, lavorava
nella carne viva, faceva invece delle
statue, dei quadri o dei libri, degli
uomini vivi, degli immortali. Perciò
dubitava di se stesso, si lacerava in
astinenze e dipingeva come un illuminato
in una continua esaltazione, piena di
fervore. L'impulso tragico che guidò due
volte la sua mano, prima per tagliarsi
un orecchio, poi per togliersi la vita,
se assume aspetto di una follia
inesplicabile, nasce certo da questo
giuoco di una psicologia tutta ripiegata
su se stessa da scrupoli, pronta a
scattare con tanta più forza quanto più
fermamente era stata compressa. Amico
eccellente, giudice inesorabile,
sprovvisto d'ambizione e d'egoismo,
nascondeva tanta effervescenza di vita
interiore sotto un aspetto franco,
aperto, vivace; solo la fronte alta e
larga pareva fiammeggiasse sotto la
capigliatura rossa.
Fra questi due caratteri eccessivi che
hanno l'uno la lucente mobilità del mare
e l'altro il divorante ardore della
vampa, la figura di Cezanne si delinea
con la grave e ferma stabilità della
terra. Aveva del contadino la furbizia
diffidente, e la credula bonomia, il
buon senso e la tenace intransigenza,
aveva soprattutto la devozione per il
lavoro, per il proprio grave e duro
lavoro ripetuto coscienziosamente ogni
giorno con metodo, con accanimento, con
onestà. Persino nella struttura della
testa massiccia quadrata, nel colorito
del viso, scuro, incorniciato da una
corta barba ispida, ove lo smalto degli
occhi metteva un pacato spicco bianco,
aveva un' aria di buona razza contadina.
Ed era infatti di umilissima discendenza
italiana che aveva mutato emigrando in
Francia il nome di Cesena in quello di
Cezanne. Di queste sue origini conservò
sempre traccia ; anche quando la sua
famiglia giunse ad una piccola agiatezza
ed egli potê seguire i corsi classici,
acquistando una buona cultura
umanistica, le sue abitudini rimasero
primitive, semplicissime,
refrattarie all'etichetta delle
convenzioni sociali.
A Parigi, ove fu gli anni della
giovinezza, nella possibilità materiale
di approfittare della buona accoglienza
che i più raffinati ambienti artistici
gli avrebbero fatto, si mantenne in un
riserbo cauto, misto di timidezza e di
fierezza. Tornò maturo d' anni alla
nativa Aix, intatto, e, quasi per
reazione contro la mutevole
capricciositá della capitale, pin
attaccato alla conservatrice
rispettabilità provinciale. Ivi dipinse,
non fece altro non ebbe volontà d'altro,
dipinse sino a che un giorno fu
abbattuto da un colpo davanti alla tela.
Esempio raro e mirabile di una probità
artistica che, senza alcuna presunzione
e quasi inconsciamente, era nella sua
schiettezza profondamente
rivoluzionaria.
Dopo quanto s'è detto sulla diversità di
carattere di questi pittori, non recherà
meraviglia il fatto che le loro
preferenze artistiche fossero
assolutamente divergenti.
Gauguin, l" abbiamo visto in una lettera
citata, diceva d'esser portato verso uno
stato primitivo. Cosi scriveva infatti
una volta di certe xilografie compiute a
Tahiti : " c' est justement parce que
cette gravure retourne aux temps
primitifs de la gravure qu'elle est
interessante ".
Del resto e noto come in un primo tempo,
antecedente alla permanenza nelle isole
della Polinesia, egli fondasse la sua
ispirazione sull'esempio di quei calvari
brettoni, e di quelle figurazioni
contadine note sotto il nome di "Imagerie
d'Epinal". Il senso di schiettezza
rudimentale che e nelle tradizioni
popolari, le più anonime, le più
collettive rispondeva al suo amore
istintivo per una ornamentazione a piani
sommari, a tinte risolute. E quando
volle andare in la e arricchire la sua
gamma di una sontuosità selvaggiamente
tropicale, non fece che portare alle
ultime conseguenze logiche le genuine
tendenze del suo temperamento.
Gli olandesi invece furono sempre la
fondamentale passione di Van Gogh. Per
quanto trapiantato in Francia egli
sentiva sempre il richiamo della propria
razza " Au Louvre, moi je vais
toujours, encore, avec grand amour, aux
Hollandais, Rembrandt en tete. Rembrandt
que j' ai tant etudie autrefois... ?
E ne consigliava lo studio come il
migliore possibile a Emile Bernard: "
Je sais que l' etude des Hollandais ne
saurait que to faire du bien, leurs
oeuvres etant si viriles, si
couillardes, et si saines. ? " Ici il
s'agit non seulement de pierres
precieuses,mais il s'agit de demeler des
merveilles. ? " celá vaut bien le
Paradis du Dante et les Michelange et
les Raphaels et les Grecs meme. ?
Quando si pensi alle qualità di
introspezione lirica proprie di Van
Gogh, si intenderà tutta la naturalezza
di una tale inclinazione. Ne sembrerà
strano che il pittore prendesse poi un
attaccamento tanto vivo ai giapponesi,
poiche il loro segno nervoso e
movimentato, il taglio per se stesso
dinamico delle loro composizioni, la
loro rapidità improvvisativa gli forniva
un metodo per estrinsecare
pittoricamente l'ansia del suo spirito.
E in fondo non era anche questa fusione
dell' Olanda con l' Oriente fatale, per
un discendente del popolo che nella sua
vita domestica assorbe tanti elementi d'
arredo e d' uso dalle colonie? Per
Cezanne i più grandi erano " vous les
connaissez mieux que moi : les venitiens
et les espagnols ? ; ma in generale,
tutti gli italiani del 600 lo
seducevano, e dinanzi a Mattia Preti s'
estasiava. Egli trovava appunto in loro
le qualitâ di chiaroscuro costruttivo e
d' impasto cromatico robusto, che si
studiava di raggiungere. Certe sue
tovaglie abbandonate in un viluppo, come
con una manata alzandosi da tavola,
accanto al piatto con le buccie e al
bicchiere vuoto, hanno nell'accavallarsi
delle pieghe, bianco nero e cenere, la
stabilità architettonica di un panneggio
del Caravaggio. Andava tutti i giorni al
Louvre a studiarseli i suoi vecchi
maestri preferiti, e a seconda che
questa visita mattutina riusciva piu o
meno di sua soddisfazione, tutto il
resto del giorno e del lavoro ne
dipendeva. Nel suo studio di Aix aveva a
portata di mano un vecchio trattato
d'anatomia.
"En cette science,
dice Bernard, Cêzanne etait peu verse, pourtant Luca
Signorelli avait toujours fait objet de
son attention ; mais bien plus sous
rapport du style que sous celui de
1'etude des muscles, ?
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Come si vede le preferenze del pittore andavano verso i
maestri latini e soprattutto italiani, cioê verso i
depositari di una grande tradizione di ordine e di
classicitmo. Ed è questo un fatto in perfetta coerenza con
le caratteristiche e le tendenze del suo ingegno.
Se a questo punto si dovesse tirare una conclusione da
tali brevi cenni comparativi, si avrebbe ragione di
meravigliarsi che Cezanne, Gauguin e Van Gogh possano aver
conferito alla Francia it merito del rinnovamento estetico
iniziatosi verso il '90 e diffusosi poi in Europa, anzi in
tutto il mondo. Poichè e vero, bensì, che due di loro
nacquero in Francia, che il terzo la elesse a sua seconda
patria, che in Francia trovarono il terreno adatto a
sviluppare le loro idee, ma e anche vero che tutto quanto
costituisce it carattere, il merito peculiare della loro
arte non era punto francese. Ai grandi monumenti della
tradizione artistica francese essi non attinsero mai, fosse
essa la romanico-gotica, o la italianeggiante pussinesca, o
la settecentesca barocca, e non si rannodarono mai, attratti
corm' erano dal prevalere nel loro sangue di fattori
stranieri, verso ideali completamente diversi e
indipendenti. II loro stesso innestarsi al ronco
dell'impressionismo, quello si tutto francese davvero nei
suoi caratteri, come una fioritura non di affinità, ma di
reazione, mette in luce tale contrasto. E persino il loro
immediato travolgente impeto di diffusione, infinitamente
più rapido di quello dell' impressionismo, prova come essi
recassero elementi meno strettamente nazionali, elementi
quasi universali e perciò di una possibilità di
assimilazione assai maggiore. Resta a vedere appunto quali
siano questi elementi e perchè malgrado derivassero da
nature opposte nel loro temperamento, nel loro ingegno, nel
loro sviluppo, s' integrassero vicendevolmente, e agissero
insieme come una sola forza.
E qui bisogna rifarsi dall' impressionismo, non per
esporne i principi e descrivernel'evoluzione, cose gia
universalmente note, ma per metterne in luce un lato
fondamentale, sino ad ora, forse non abbastanza considerato.
Voglio dire la sua essenza scientifica.Sotto le
dichiarazioni di ribellione all'accademia, e così via,
l'impressionismo non è in fondo, che l'estensione all'arte
della stessa sete di certezze positive, diffusa dai
progressi della scienza in ogni problema dello spirito,
durante l'ultimo quarto dell'ottocento. La verita che nella
luce a l'origine di tune le apparenze, e che quindi ne il
disegno ne il colore sussistono come determinate proprietà
connesse ai corpi, sebbene già parzialmente intuita, non
s'era mai pensato potesse essere applicata, perchè l'uso del
contorno lineare e della tinta locale, suggeriti
spontaneamente all' uomo come i mezzi naturali di
figurazione, erano sempre sembrati rispondere a qualunque
necessità espressiva. Dimostrata in quel tempo con il rigore
di una vera scoperta scientifica, fece nascere la
convinzione che sostituendo all'empirismo di quei vecchi
mezzi, l'esattezza di nuovi corrispondenti al modo come i
nostri occhi percepiscono le vibrazioni della luce, la
pittura avrebbe potuto raggiungere una restituzione
integrale degli spettacoli naturali. Il disegno sarebbe
stato resultanza di stacchi tonali, e non più artificio di
linee, il colore fremito di mille riflessi resi nel loro
effettivo valore, e non più relatività di convenzioni
cromatiche approssimative. E inutile aggiungere che tutto
questo doveva portare necessariamente a bandire qualunque
incursione nel campo della invenzione fantastica, o della
evocazione sentimentale ; e che infatti anche, di pari passo
con una fedeltâ diretta al vero attuale, alla vita
contemporanea, nel senso più assoluto della lettera,
demolendo cosi anche le risorse della composizione.
Per quanto tutto ciò non volesse affatto diminuire la
libertà individuale, e anzi proclamasse di esserne la
massima garanzia, tuttavia se fosse stato osservato con
rigore, avrebbe portato ad una meccanica applicazione di
leggi fisiche, quasi un problema materiale di numeri.
Fortunatamente la insofferenza di freni che ribolle malgrado
ogni proposito nell'anima dei veri artisti, condusse gli
stessi artefici di un tale sistema a sfuggire ciascuno per
proprio conto dalle sue strettoie verso la più completa
indipendenza lirica. E chi come Degas trovò a salvezza nel
movimento, chi come Renoir nel colore, chi come Monet nella
luce medesima, nel senso di una personale interpretazione
della natura. Sicchè dopo tutto ciascuno ricreò al luogo di
quella distrutta una sua propria convenzione.
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Questo superamento pacifico
dell'impressionismo compiutosi fatalmente con il empo, era
ben lungi dall'essersi verificato mentre, circa il 1890
Cezanne e Gauguin nella loro piena maturità, Van Gogh nella
sua precoce govinezza, giungevano già risultati definitivi
nello stesso senso. E fu appunto merito loro esclusivo
l'aver intravisto, prima di chiunque altro, le manchevolezze
insite nella illusione di una scienza razionale della
espressione pittorica, e l'aver provocato un ritorno alle
empiriche soluzioni dell'istinto. Ma seguiamoli in questo
cammino valendoci della loro stessa parola.
Il bianco e il nero per esempio erano stati banditi dalla
tavolozza come colori non esistenti nella loro purezza in
natura ; ebbene "Le noir e le blanc, strive Van Gogh,
tels que le marchand nous les vend tout simplement, je vais
les 'mare sur ma palette hardiement et les employer tels
quels. Lorsque el remarque que je parle de la simplification
de la couleur a la Japonaise ? lorsque je vois dans un
parevent aux sentiers roses, un monsieur qui est habille de
noir et juge de paix de son metier (le juif arabe dans le
Tartarin de Daudet, appelle cet honorable fonctionnaire
Zouge de paix), lequel lit l' Intransigeant, au-dessus de
lui et du pare un ciel d' un simple cobalt, pourquoi ne pas
peindre le dit Zouge de paix, avec du simple noir d'os, et
l' Intransigeant avec du simple blanc tout cru? ? Era
stata prociamata per esempio la necessità di obbedire
fedelmente al vero ; sentite quello che ne dice Gauguin : "
Avez vous remarque que lorsque vous recopiez un croquis dont
vous etes content, fait a une minute, une seconde d'
inspiration vous n'arrivez qu' a une copie inferieure,
surtout si vous en corrigez les proportions, les fautes que
le raisonnement croit y voire. J'entends dire quelquefois :
le bras est trop long etc... Oui et non. Non surtout,
attendu qu'a mesure que vous l'allongez, vous sortez de la
vraisemblance pour arriver a la fable, ce qui n' est pas un
ma! : bien entendu faut que route l'oeuvre respire le meme
style, la meme volonte. Si Bouguereau faisait un bras trop
long, ah oui ! que lui resterait-il, puisque sa vision, ? sa
volontê artistique ? est que la, a cette precision stupide
qui nous rive a la chaine de la realite materielle. ?
Per esempio s' era ambito di contraffare il vero ;
Cezanne scrive queste brevi parole : " La nature j'ai
voulu la copier, je n'arrivais pas. Mais j'ai ete content de
moi lorsque j'ai decouvert que le soleil, par exemple, ne se
pouvait pas reproduire, mais qu'il fallait le representer
par autre chose... par de la couleur. ? Dove l'aver
contrapposto rappresentare a riprodurre, sta a significare
che l'arte non consiste in unacopia, ma in una
trasposizione. Per intenderci : dipingere il sole non vuol
dire eguagliare il suo fulgore, ma stabilire in termini sia
pure infinitamente attenuati, rapporto tra intensità della
sua lace e quella delle ombre da esso proiettate. Quando poi
si metta in relazione questo con un'altra frase pure di
Cezanne : " Peindre d'apres nature, ce n'est pas copier
l'objectif, mais seulement realiser ses sensations? , si
intende come la ricerca di tale rapporto sia tutta
soggettiva, sia un terra offerta alla sensibilità
dell'artista per ritrovare ed esprimere se stesso.
Ecco dunque che veniva ripreso il cammino secondo le
direttive maestre dell'arte, riconoscendo all'artista il
diritto di operare qualunque deformazione del vero, purchè
giustificata da uno scopo lirico, la necessità di sostituire
alla ricerca di una identità degli effetti, quella di una
equivalenza dei rapporti. Con questo si riammetteva il
disegno, il colore, la composizione come convenzioni,
artifici non solo leciti, ma necessari. Tutto stava ora
nello svincolarli dal formulario dove da tempo s'erano
impigliati.
E Cezanne, Gauguin, Van Gogh che uscivano da un
individualismo esasperato, fecero anche questo. Avete mai
osservato voi come chi lavora la terra di tanto in tanto
s'arresti per raschiare il breve appiccicume della zolla dal
suo arnese, e come il metallo fatto lustro e tagliente
risponda poi meglio alla fatica ? Cosi andarono essi sotto
le incrostazioni ritrovando la materia genuina. E si
compiacquero che il loro franco pennello rassodasse le cose
con aria grezza e brusca, senza tante ricercatezze
signorili. Van Gogh sognava " des images naives de vieil
almanach ?. Gauguin cercando " un certain luxe
harbare d'autrefois ? precisava : " Ce n'est ni la
soie, ni le velours, ni la batiste, ni l'or qui forme ce
luxe, mais purement la matiêre devenue riche par la main
d'artiste. ? E infine Cezanne più esplicito degli altri
: " I faut etre ouvrier dans son art, savoir de bonne
heure sa methode de realisation. E tre peintre par les
qualites memes de la peinture, se servir de grossiers. ?
Si, grossolani i loro materiali, se si vuole, ma tanto
sostanziosi nella grana, negli impasti,da gareggiare con il
trasparente fulgore delle vetrate, o con la opaca sontuosita
degli arazzi, o con il pastoso riverbero delle ceramiche !
II valore di un tale insegnamento poteva al pubblico,
sempre in cerca di speciosità letterarie, restare oscuro, o
sembrare limitato tutt' al più ad una reazione contro l'
incorporeità dell'impressionismo. Ma gli artisti sentirono
che si trattava di ben altro ; sentirono che l'espressivitâ
lirica di Van Gogh, il senso decorativo di Gauguin, il
rigore classico di Cezanne avevano il merito, ciascuno nel
proprio campo, di restaurare il valore intrinseco della
pittura quale associazione di linee, di colori, di forme, di
spazii, di volumi. E se, imponendone l'ammirazione, misero
vicino i loro tre nomi, come 1' insegna una e trina del più
radicale rinnovamente pittorico moderno, non intesero con
ciò di affermare identità dei loro temperamenti e delle loro
arti.
Bisogna ricordarlo.
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ANTONIO MARAINI
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Per le citazioni dei tre pittori, e alcune notizie cfr.:
E. BERNARD, Lettres de Vincent
Van Gogh,
Paris, Vollard 1911. ? Genres de Paul Gauguin a
Georges Daniel de Monfreid,
Paris, Cres, 1919. ? E. BERNARD, Souvenirs sur Paul
Cezanne, Paris, Messein, 1912. ? A. VOLLARD, Paul
Cezanne, Paris, Cres, 1919. ? M. DENIS, Theories,
Paris, 1913.
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