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(Fonte : Dedalo - Rassegna d'arte - 1921-22)
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IL BUSTO DI CESARE CORRENTI MODELLATO DA VINCENZO
GEMITO
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Gemito è in un momento - e spesso gli accade - di
febbrile attività: le sue cartelle s'accrescono di disegni
magistrali ad espressivi, ora teneri ora violenti, a seconda
dei modelli in cui figge gli occhi avidi e scrutatori, pqu'
cari occhi azzurri che non hanno perduto nulla del loro lume
giovanile. I disegni s'avvicendano alle plastiche: vedo in
un angolo, sotto una campana di vetro, qualcosa che ha la
sagoma d'una testa. Un umido panno è avvolto a quella creta,
le aderisce, ne piglia il disegno impreciso, e giù, sulla
base tonda e rozza da cui la creta assorge, s'attorciglia
come una treccia. Le convessità della campana di vetro si
macchiano di luce: egli è che sullo sterrato del cortile di
quell'erta Villa Grifeo, la cui verde solitudine Edoardo
Scarfoglio tanto amò e dove finì i suoi giorni, la porta
dello studiolo terreno del maestro di volta in volta si
schiude, si rinserra, si torna a schiudere, e un freddo lume
invernale penetra qui dentro e rivela le cose su cui
scivola. Due bimbi, figli della figlia di Gemito, entrano ed
escono, e si traggono dietro un cavalluccio di cartone che
han fatto passeggiare nella corte, e ora lo rimettono al
coverto e ora lo riportano fuori. Vocette che raccomandano
al cavalluccio di star cheto, porta che s'apre e si chiude
e, quando s'apre, altre voci in cortile, più alte e sonore:
sono cocchieri, son serve, che cantano, ridono,
s'apostrofano. Ma Gemito pare che nulla oda e di nulla si
turbi. Il suo pensiero è altrove: il solitario pensiero del
suo lavoro, tutto raccolto in lui, perenne e profondo.
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" Sì, ricordo benissimo. Posso raccontare precisamente. E'
stato un fatto che a suo tempo m'ha tanto preso che ora,
mentre vi parlo, mi pare di rivedere cose e persone al vivo.
Parigi, l'esposizione mondiale, 1878. La colonia italiana mi
commette il ritratto di Cesare Correnti, commissario
generale d'Italia a quell'esposizione. Io mi reco un bel
giorno a casa di Sua Eccellenza e vi penetro all'insaputa di
lui. Egli riceve, parla, dà ordini, si mette a dettare a un
segretario, e io preparo la creta, sbozzo, osservo e
modello. Quando ecco che il Ministro m'avvista. Eccolo in
piedi, adirato, minaccioso, che mi urla : ? Ma che fa lei?
Chec fa? ? Eccellenza, - dico io, - faccio il vostro
ritratto..... ? Ma chi le ha dato questo permesso? Chi l'ha
fatto entrare qui? Via! Via! Non voglio ritratti! Se ne vada
via ! - Ah, sì? - e Gemito adesso freme e s'accende in volto
come in quel punto dovette accadere al Correnti : - Me ne
devo andare? Va bene, me ne vado. Ma scendo giù alla
scuderia, e in cambio del vostro ritratto faccio quello
d'uno dei vostri cavalli. - Diamine, ? io interrompo: - e
Correnti? ? Infuriato più che mai. E volendo a ogni costo
impedirmi di lavorare, s'era andato a nascondere in un'altra
camera. Benissimo. Allora scendo in cortile con tutti i miei
ordegni, pianto il cavalletto quasi sulla porta di strada, e
continuo, a memoria. Oramai quella bella testa espressiva e
signorile, l'avevo qui. E Gemito con la punta del pollice e
dell'indice, si tocca gli occhi. E continua sorridendo: -
Dopo mezz'ora s'erano raccolti nella via più di cento
curiosi. - Mais qu'est-ce qu'il fait ? ? Il fait un
portrait. C'est un sculpteur... - Un portrait ? - Oui, le
portrait du Commissaire italien ..... Ed eccoti Correnti
che passa, in carrozza. Si ferma, scende, viene a vedere,
trova ch'è ben fatto, sorride e si rallegra : - Ebbene
continui pure! E faccia una bella cosa, e ci metta tutta
l'arte sua! E così terminai il ritratto e, a spese della
colonia italiana, lo feci fondere in bronzo. - E quello ch'è
alla Galleria d'Arte moderna ? ? Quella è una replica, anche
più lavorata e più accurata. L'ho fatta dopo più di
quarant'anni e l'ho consegnata a Corrado Ricci, quando era
direttore generale, senza pretenderne ricompensa di sorta.
Mi sono ricordato, in questi tempi di debolezze e di scarso
amor patrio, d'un grande ministro, d'un uomo grande, d'un
italiano verace! Ho voluto che la sua immagine restasse a
Roma. Per incitamento, per ammonimento, per esempio. "
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V'è davvero in questo busto finora inedito tutto l'impeto
delicato e fine del Gemito di quarant'anni fa, tutta la
forza che la squisitezza accarezza senza sminuirla, del
Gemito giovane, ardente, elegante e sobrio che aveva portato
a Parigi la sua ambizione focosa e nobile, che riuscì poco
dopo ad avvicinare Meissonier e a vendicarsi gloriosamente
della solita diffidenza francese, preoccupandola
all'improvviso con quel meraviglioso piccolo ritratto
dell'illustratore insigne di Napoleone. Il busto di Cesare
Correnti è dello stesso anno del busto in bronzo del
principe Amedeo, del busto in terracotta del cantante Favre.
La statuetta del pittore Meissonier è dell'anno dopo, del
1879. A guardare di faccia questo ritratto del Correnti vi
si ritrova un po' dell'espressione corrucciata che lo
scultore aveva còlta sul vivo. Di profilo, il volto è già
placato. Leone Leoni non avrebbe fatto niente di meglio, di
più tenero e di più posato, di più corretto e di più
elegante e di più vivo.
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