Il 3 febbraio si è inaugurata nella Galleria Brown Phillips,
in Leicester Square, a Londra una mostra di ben centocinque
quadri dovuti all'attività sorprendente di Emma Ciardi.
Possiamo esser sicuri ch'essa segnerà un nuovo grande
successo per l'artista elettissima e per l'arte italiana,
che si va man mano affermando nella sfolgorante metropoli
inglese.
Emma Ciardi esce da una famiglia di artisti, che è la più
gloriosa fra quante ne vanta la moderna arte nostra.
L'ultima biennale veneziana ha sancito il trionfo del
fratello Beppe, il quale si presentava con un complesso di
dipinti, che resterà memorando per la sincerità, la
freschezza, la poesia vibrante dell'inspirazione e la
immediatezza espressiva. In un'altra sala il padre Guglielmo
si rivelava tuttora quel mirabile e appassionato cantore
della natura, cui è riconosciuta considerevole importanza
fra i paesisti italiani del nostro tempo.
Con questi esempi era naturale che Enuni Ciardi, pur
seguendo con alacre slancio l'evoluzione, o, meglio,
l'ondeggiare turbinoso di tendenze, di ideali, di tecniche,
che caratterizza il movimento artistico odierno, non si
abbandonasse agli acrobatismi, alle ansie spettacolose,
comuni a tanti giovani artisti, e che, se in qualche caso
rappresentano uno sforzo audace e serio, servono alla
maggior parte per mascherare l'aridità dello spirito e
l'indocilità della mano.
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Però, la comunanza intima e diuturna con maestri di sì bella
tempra, quali Guglielmo e Beppe Ciardi, non le ha impedito
di assumere una propria definita personalità, il che
significa che il fenomeno artistico è in lei manifestazione
spontanea e rigogliosa. E in nessun'altra esposizione la
potenzialità e la multanimità dell'arte sua si dispiega con
maggior evidenza come in questa londinese.
Noi la ritroviamo sempre accesa evocatrice di ville
settecentesche, sonore di acque, vaghe di fantasimi, solenni
nella misteriosa suggestione delle secolari vegetazioni
opulente, e in cui le statue, le fontane, le foglie
volteggianti nell'aria sembrano effondere arcani accenti
maliosi. La rivediamo in una squisita serie di "sensazioni"
veneziane, nelle quali la lirica esaltazione della città
maravigliosa si espande in dovizia di aspetti, che avvince
ed affascina. Ora è «l'angolo» caratteristico, ove palpita
una magica anima di bellezza e di memorie, sì che ogni cosa,
pur conservando il segno dell'ora presente, ci appar
circonfusa di un'atmosfera fantastica che suscita dovunque
ritmi d'incanto. Ora è l'indagine acuta ed ardente della
laguna nei suoi mutamenti stupendi ed innumerevoli,
segnatamente del bacino di S. Marco, quando le acque si
stendono placide, sorridendo al cielo che vi si specchia
nell'immensa carezza del sole, e quando s'increspan
verdastre nella furia del vento, che ammassa e caccia
innanzi a sè le nubi.
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Emma Ciardi, per comprendere a pieno il segreto dell'aria e
dell'acqua della laguna, si è giovata soprattutto della
continuità e della vivacità della sua osservazione, ma ha
chiesto insegnamenti anche al primo e maggior paesista
moderno, a Francesco Guardi. E per ciò conviene tributarle
alta lode, rilevando la strana inclinazione di molti nostri
artisti, i quali preferiscono ispirarsi, anzichè ai vecchi
maestri italiani, agli stranieri che da essi derivano.
Qualcuno di questi quadretti della Ciardi è deliziosamente
guardesco, come quello intitolato La bella laguna,
che offre il bacino di San Marco visto dalla punta della
dogana.
Mai codeste impressioni son limitate ad una indagine
qualsiasi, o si appagano della eleganza del taglio e della
giustezza degli effetti; anche quando il tormento di una
ricerca le assilla, sempre vengon colorite e animate da un
intenso fantasioso sentimento di poesia.
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Non meno interessante è un gruppo di quadri in cui la Ciardi
ha reso, con occhio e mano sicura e con la consueta
significazione ideale, vedute diverse di Londra. Chi ha
studiati i paesisti inglesi nei loro tentativi di tradurre
la bellezza trionfante di Venezia, sa com'essi, malgrado il
loro ardore, raffreddino e rendano opaco ed uguale il grigio
ridente iridescente raggiante della laguna, ad immagine e
somiglianza di quello inglese, stemperino le smaglianti
sinfonie coloristiche veneziane, attenuino il fervido
movimento che sulla laguna ogni cosa pervade.
Ad Emma Ciardi non si può affatto riferire il rovescio di
questa osservazione. I suoi quadri rendono Londra così
com'è, nella grandiosa sua malinconia, nella pesantezza
delle sue nebbie, nelle tonalità basse e sporche delle sue
fabbriche possenti. Per questa individualità dell'arte sua,
per la finezza con cui interpreta aspetti diversi di vita,
per il caldo alito di poesia che freme nelle sue creazioni
Emma Ciardi merita il nostro plauso e l'onore di far
rifulgere a Londra il nome italiano.
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Luigi Serra |
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