Pillole d'Arte

    
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(Fonte : Emporium - n° 244 - Aprile 1915)
 

Francesco Lojacono

 

Quando ci giunse la triste notizia della morte di questo eminente pittore siciliano il fascicolo di marzo dell'Emporium era già in macchina e non lo potemmo ricordare come avremmo voluto in quelle pagine; lo facciamo ora, per quanto brevemente.

Il Lojacono nacque a Palermo nel maggio del 1838. Sin dall'infanzia dimostrò molta disposizione per l'arte del padre, pittore egli pure. Ancora giovinetto ottenne una medaglia d'oro per un quadro che non era di paesaggio ma di soggetto storico; per un altro dipinto guadagnò una pensione governativa e andò a studiare a Napoli sotto la direzione di Nicolò Palizzi, finchè scoppiata la rivoluzione lasciò i pennelli per la carabina e, soldato di Garibaldi, si mostrò impavido nei pericoli e tanto valoroso soldato quanto fu pittore geniale.

Uno dei primi quadri del Lojacono che destò rumore fu la Villa alla Conca d'Oro esposto a Parigi e che Folchetto lodò come opera che presentava i particolari "persino più belli che non li fa natura". Clovis Lamarre e Amédée Rénée nel libro l'Italie et l'Exposition de 1878 ne diedero questo giudizio
"Lojacono, il grande artista di Palermo, per la sua estrema modestia non ha mandato per la prima volta a Parigi che una sola tela. E' vero però che questo unico esemplare del suo talento rappresenta un'opera delle più perfette, e le persone di buon gusto, quanto i poeti pensosi, non possono staccare i loro occhi da questa ammirabile Villa alla quale i flutti d'azzurro di quel golfo incantatore che è la Conca d'Oro formano una così ridente cintura. Quella luce dorata che s'insinua mollemente nel frondeggio, il cielo scintillante riflesso dal mare, le poche persone che passeggiano in quel paesaggio e si appoggiano a una ricca balaustra, pensando all'infinito nel contemplare i mobili aspetti della plaga azzurra, tutto impone un insieme che colpisce vivamente lo spettatore, e suo malgrado lo inizia al sentimento del grande nell'arte e al culto dell'ideale"

Nel primo vigoroso periodo dei suoi studi il Lojacono partecipò a quella attività artistica integrata dal Palizzi, dal Morelli, dal Celentano e seguita dal Vetri, dal De Chirico, dal Michetti e che fu considerata come una vera rinascita della pittura italiana.

Le principali opere del Lojacono furono contese dalle principali gallerie d'arte d'Europa, i celebri quadri Giorno di caldo e l'Arrivo inatteso, che levarono altissima ammirazione, adornano la reggia del Re d'Italia, e non meno insigni, pel fascino tratto da quella natura illuminata dal sole fiammante della sua isola, restano i Pescatori di ostriche, Una villa ai colli, La conca d'oro.

 Nel mondo dell'arte godeva di una popolarità invidiabile principalmente appoggiata al suo valore, poi al pregio della sua indole e alla plasticità del suo carattere signorile ma semplice e schietto, risoluto ma remissivo. Il Lojacono più che conservarsi questo affetto faceva di tutto per accrescerlo, ciò che fece principalmente con la sua arte. Quando or son molti anni Renè Bazin ebbe a visitare nel monastero della Martorana lo studio di Francesco Lojacono, fu colpito davanti a una tela, più che dal soggetto dalla fattura e trovò affatto nuova e peregrina la tecnica che rendeva evidenti i meravigliosi accordi della luminosità del paesaggio siciliano, e, più che mirabile, unica la rappresentazione della cocente stagione che disseca le fonti e sgretola le pietre. L'elogio del Bazin fu tanto più prezioso e lusinghiero in quanto che lo scrittore era stato testimonio di quel rinnovamento del paesaggio iniziato dal Rousseau, dal Corot, dal Daubigny e da quel!'eletto novero di pittori che fu detto del "trenta", seguito più tardi dai nostri macchiaioli toscani, dal Fontanesi, dal Ciardi, dal Calderini e dal Carcano.



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