Pillole d'Arte

    
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(Fonte : Emporium - nr 515 novembre 1937)

 

Pietro Marussig - In memoria

Pietro Marussig è morto a Pavia il 13 ottobre scorso. Con lui è scomparso un pittore d'alto rango; un artista che per tutta la vita restò fedele alla propria vocazione; un uomo d'intransigente onesta; un amico affabile e delicato. Nato a Trieste nel 1879, internato in Austria durante il grande conflitto mondiale, si era fatto conoscere a Milano in occasione di una mostra personale tenuta. subito dopo Ia guerra, in una galleria ora scomparsa. Allora i paesaggi del Marussig erano piuttosto decorativi; erano cioè con contorni viziati in una specie di arabesco ostativo, emanazione di volontà e di gusto alla moda, più che di autentica e genuina vena. Infatti con questi schemi di maniera secessionista, monacense e quasi floreale, l'arte d'allora aveva calato di fronte alla natura una specie di sipario che aveva impedito la diretta ed intima comunione fra l'artista ed il creato. Siffatta maniera il nostro artista l'aveva respirata nell'aria, durante le sue peregrinazioni da Trieste, a Vienna, a Monaco. Ma il Marussig vantava una severa elaborazione spirituale, sofferta all'ombra delle crisi. delle disorientate e sbandate ricerche di una generazione verso la quale il destino non fu benigno. Nella sua prima giovinezza, partendo da Cézanne, la cui arte forse conobbe durante la sua permanenza a Parigi, ed accentuando il modo pittorico in quelle astrazioni coloristiche, musicali che erano accordate alla lira post-impressionista, aveva già superate quelle fasi che impegnarono un po' tutti gli artisti d'allora.

Così, di fronte ai quadri esposti nella mostra personale milanese, gli artisti ed i competenti, malgrado i vizi stilistici più sopra indicati, compresero di avere a che fare, non soltanto con un pittore di non facile e, direi, doloroso sviluppo, ma soprattutto con un autentico artista di vocazione. Ed infatti il successo di questa prima presentazione valse al Marussig l'entrata immediata in quel gruppo di artisti che poi costituì la pattuglia del Novecento; della quale egli fu uno dei fondatori e dei principali esponenti. Si può dire che in Italia il Marussig trovò se stesso. Anzi le sue migliori qualità sbocciarono - è la parola - proprio in quel tipico momento di equilibrio in cui le correnti contemporanee, nell'incrocio fra neoclassicismo e verismo, trovarono una tregua, concessero una riposata pausa alla travagliata coscienza artistica. La quale, fra il deformismo futurista ed il deformismo nordico, fra cui s'interpose l'istante di requie anzidetto, rispecchiò, documentò e soffrì tutto lo smarrimento ed il dramma della coscienza europea. Gli artisti infatti portano sempre la croce degli errori altrui. Come se costituissero i nervi scoperti e sensibilissimi della società, essi avvertono, per primi, tutti gli squilibri di quella collettività. La quale invece di riconoscere nello specchio dell'opera d'arte le deformazioni del proprio volto, poi negli artisti accusa e disprezza le sue stesse vittime sofferenti.


Marussig era noto per l'equilibrio e l'armonia. Così, in quel momento di tregua, il suo spirito fiorì... D'allora in poi conoscemmo nelle nature morte le sue intense ed originali colorazioni; nelle sorridenti fanciulle in cappellino, fra i fiori e gl'istrumenti musicali, il suo estro capriccioso ed elegante; nei ritratti, quel colorire, approfondire od affondare nella carnosa materia pittorica, che avvicinava al presente antiche opere che il nostro artista studiò ed amò durante In sua permanenza a Roma. Marussig, specie col paesaggio, aveva gettato i ponti sul tragico abisso contemporaneo riallacciando il suo tempo alla migliore tradizione impressionistica. Erano dunque doppiamente significative, nella loro ragione storica e nel loro ridente aspetto, quelle arieggiate aperture quei tagli paesistici che cantavano le vedute dei laghi od i colori quasi fosforescenti della Riviera. II successo morale non mancò al Marussig: egli era sempre invitato alle principali mostre nazionali ed internazionali ed ancor oggi vanta opere nelle Gallerie di Milano, Genova, Trieste e, all'estero, di Montevideo, Mosca, Amsterdam e Parigi. Tuttavia egli visse sempre appartato. Anima meditativa, anzi eccessivamente contemplativa; intelligenza educata alle migliori letture; spirito finissimo capace di avvertire le più sottili vibrazioni della contemporaneità, preferì la solitudine o la compagnia di qualche intimo amico. Ma Ia nobiltà dello spirito costa cara: Marussig, che da giovane amava leggere fra i fiori del suo giardino, è morto in aristocratica povertà.

 

Vincenzo Costantini