Pillole d'Arte

    
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(Fonte : Emporium - Nr 364 Aprile 1925)

 

In memoriam : Armando Spadini

L'ultima esposizione di Venezia ha rivelato al gran pubblico che appena lo conosceva di nome, Armando Spadini, del quale ora i giornali ci annunziano la morte improvvisa ed immatura. Chi seguiva da anni con simpatia il metodico e sicuro affermarsi dell'artista, il suo costante procedere verso una forma d'espressione sempre più sincera e più sana e più completa, perchè più sentita, si era rallegrato della fortunata decisione del Comitato ordinatore della mostra veneziana, che permetteva finalmente ad Armando Spadini di farsi conoscere ed ammirare ed amare da un pubblico più vasto di quello che fino allora conosceva ed amava l'arte sua. E la mostra dello Spadini a Venezia, per quanto può essere completa e definitiva una mostra personale d'un lavoratore indefesso quale era lo Spadini, era riuscita a rappresentare chiaramente anche agli occhi dei più disattenti il valore grandissimo di questo artista schivo di pubblicità e di rumore. Tutto intento ad esprimere la sua visione artistica e di null'altro preoccupato, il quale forse senza accorgersene dava al pubblico ed agli artisti una magnifica lezione di realtà e di vita.

In un'epoca in cui l'arte e specialmente a pittura continua a baloccarsi in discussioni teoriche, in cui gli artisti dipingono per illustrare e sostenere le teorie faticosamente costruite sui libri e nelle vuote discussioni, Armando Spadini, fiorentino del bel tempo antico guardava la realtà con occhi puri e innamorati, e della realtà solo si occupava e si interessava e come gli appariva così la rappresentava Sinceramente e serenamente.Perciò la mostra veneziana dello Spadini non ha costituito solo la rivelazione di un artista poco conosciuto, ma ha anche segnato un momento prezioso di questo ritorno verso la sincerità del passato, di questo abbandono di teorie, di questo affacciarsi verso le origini che, o mi inganno, è la conclusione cui sta giungendo la pittura italiana in questi ultimissimi anni.

Lo Spadini nacque a Firenze nel 1883 e studiò pittura privatamente senza frequentare nè scuole né accademie. Ma la realtà quale egli vedeva e sentiva fu la sua vera scuola, e da essa imparò spontaneamente e serenamente il segreto dell'arte che è fiore di sentimento e non risultato di elucubrazioni e di teorie. Perciò, artista e non parolaio, egli maturò nel silenzio della sua arte, affinando e perfezionando la sua visione, raggiungendo rapidamente quel perfetto equilibrio di forma e di colore che ne ha fatto, appena quarantenne un maestro fra i più significativi e i più preziosi della pittura contemporanea. E la realtà ch'egli guardava e sentiva ed esprimeva era la realtà che più gli era vicino, la sua famiglia e le cose domestiche, e della sua famiglia, di sua moglie, dei suoi bambini egli ha espresso con una costanza che non stanca perchè sempre si rinnova, la grazia, la bellezza e la sanità.

La sua pittura si compiaceva di questi pochi motivi e li ripeteva come una canzone che si rinnovella ad ogni stagione e sotto tutti i cieli, e perciò sopratutto egli è apparso a Venezia l'anno scorso come una rivelazione inattesa. Il pubblico, stanco di tante elucubrazioni, di tanti teoremi di forma e di colore e di pensieri, si è compiaciuto di attardarsi davanti all'opera di un artista che non discuteva, che non creava o agitava problemi di filosofia e di trascendenza pittorica ma cantava lietamente un canto di bellezza, di grazia, di serenità. E questo canto egli cantava con strofe di una luminosità squisita, con una abilita coloristica troppo perfetta per essere appresa da altri e voluta; perfetta perchè spontanea e naturale e definita. La mostra di Venezia aveva finalmente rivelato un grande pittore italiano della nuova generazione, un maestro che poteva già essere considerato come uno dei più significativi rappresentanti dell'arte nostra, e tale da essere contrapposto alle glorie straniere più degne. Finalmente a chi ci domandava dove è la pittura italiana, avremmo potuto rispondere un nome e additare un'opera.

Il bellissimo ritratto dello Spadini che qui possiamo pubblicare, costruito con la robustezza fiorentina delle sue cose più felici, e vivo d'una colorazione ardente che ricorda i veneziani, appartiene alla collezione del maestro Liuzzi a Firenze, come a collezionisti e ad amatori appartengono la maggior parte delle sue opere. La mostra veneziana infatti raccoglieva quadri ceduti per l'esposizione da collezionisti sagaci che non avevano atteso la celebrazione ufficiale per assicurarli alle loro collezioni. E se lo Stato ha potuto acquistare in questi giorni un quadro di lui per assegnarlo alla galleria romana d'arte moderna, è stato per la generosità di un collezionista che non ha esitato a cederlo alla famiglia perchè questa potesse venderlo allo Stato. Così pubblico e governo hanno riconosciuto e apprezzato e onorato l'opera di Armando Spadini. Tanto più triste è stato quindi il destino che ha troncato in piena giovinezza e in pieno fervore un artista che avrebbe potuto darci ancora una lunga serie di opere mirabili, degne d'una gloria reale e non effimera.



Jahn Arturo Rusconi