Pillole d'Arte

    
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(Fonte : Fiorentina Primaverile - 1922)

Giovanni Costetti


Nato a Reggio Emilia nel 1878, così egli scrive di sé stesso e della recentissima fase della propria arte:

Sono un autodidatta, perchè i miei studi artistici non subirono influenza di Regie Accademie del Regno. Fatti i corsi di una scuola di disegno per gli operai a Reggio Emilia, io andai a Torino e poi in Svizzera ove per vivere feci illustrazioni e copie di quadri antichi dalla fotografia, colorandole arbitrariamente. Ottenuta una borsa dalla città di Reggio Emilia, venni a Firenze a 22 anni e cominciai da allora la mia vera e seria carriera artistica studiando gli antichi. Poi andai a Parigi con Soffici e Brunelleschi, e ivi rimasi pochi mesi senza approfondire il movimento artistico impressionista. Di ritorno a Firenze mi rimisi a lottare per l'arte rifiutando di entrare nel commercio artistico, fonte di guadagni ma di corruzione. E piano piano arrivai, dall'esame degli antichi fino ai moderni, a vedere sempre più attraverso le epoche e le scuole, la ragione intima e la finalità dell'arte. Esposi a Torino, Venezia, Monaco, Roma, Firenze. Ebbi premi in alcune mostre e concorsi; fui e sono uomo di lotta e avversato per la mia onestà fiera. «Internare l'esterno o esternare l'interno» ecco il mio credo artistico.

Bisogna infatti che le cose in arte siano anima e che l'anima si esprima con le forme. Nessun altro modo io conosco di realizzazione nell'arte, ma nessuna menzogna può pretendere di raggiungerlo. «Il modo e la proporzione dell'arte è dilemma personale. Ognuno che abbia un'anima sua vedrà e sentirà proporzionalmente. Soltanto chi è più grande raggiungerà i più ignoti abissi della verità». Questo io scrissi molti anni addietro quando ancora la contraddizione fra la mia credenza e la mia magra possibilità erano stridenti. E questo io oggi riconfermo con più armonia. L'arte non è la fedele rappresentazione del comune perchè dell'esterno ha appena la forma consueta e non completa. C'è per l'artista vero una forma dello spirito più aderente ad esso della forma usata, e che solo egli vede e fa vedere. Creata sulla base della forma comune essa diventa forma straordinaria. Ed è cosi che essa può oltrepassare il sensibile perchè agisce nei regni dello spirito.

E questa è l'arte che sentirono principalmente con modi di forma e di idea nazionali o personali raggiungendo l'universale, gli Egiziani, i Bizantini, i primitivi, Donatello, Michelangelo e pochi altri.

L'abbandono alla sensualità della vita e della natura deviò più tardi l'arte. E parve arte il cosiddetto puro modo di rappresentare, e fu dimenticato che modo non esiste che non sia di adesione e di sentire. Decaduto il sentire, deviate le finalità si ricorse più che mai alla teatralità della maniera. Poiché l'arte è una finzione che tende a esternare, molti credono oggi che per far questo bastino le vesti delle cose da essa trattate. Ma l'arte non è imitazione, non è mestiere non è artificio e non è giuoco. Essendo essa Religione, è cosa o sogno d'amore puro che richiede altezza di concezione etica e artefici devoti.

Io cerco di ritornare alla nativa purezza dell'arte e di esprimere con purità sintetica. Non più l'impressione o il pressappoco ma l'assoluto o l'eterno delle cose e delle visioni. Vorrei giungere a un'arte serena. Intanto disimparo i giuochi, le abilità e detesto gli effetti impressionanti.

La mia tecnica, da scoperta e pettegola che era si fa chiusa ermetica perchè io credo che il pittore deve coltivare il mistero dell'arte anche nell'impenetrabile espressione tecnica.



 
Opere esposte :
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1. La donna assorta.
2. Ritratto del pittore Batler.
3. Ritratto della signora Campacci.
4. Il pizzicagnolo preoccupato
5. Ritratto del signor Vanni.
6. Autoritratto.
7. La pianista Angelelli.
8. Solitudine.
9. Il poeta Campana.
10. L'uomo in bianco.
11. Case del campo di Marte.
12. Il giardino d'oro.
13. L'ora drammatica.
14. Sera perlacea.
15. L'Imperatrice Eugenia.
16. Il cocomeraio.
Due cornici di disegni.