Pillole d'Arte

    
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(Fonte : Fiorentina Primaverile - 1922)

Giuseppe Graziosi


E' nato a Sanguano del Modenese. L'amore per la pittura egli lo nutriva da tempo: da quando lo misero a scuola per imparare la storia e geografia ed egli sui libri di testo e sui quaderni dei compiti schizzava, con una scatoletta d'acquerello da pochi soldi, profili d'alberi e figure. Dovevano trascorrere molti anni e le vicende della sua vita errabonda d'artista dovevano condurlo a Parigi e metterlo dinanzi alle tele dei grandi impressionisti, di Monet, di Degas, di Renoir, di Cezanne, perchè le sue mani corressero senza più indugi ai pennelli e alla tavolozza ed egli si rivelasse pittore. Aveva soggiornato lungamente a Firenze e, tanto per non derogare dalla tradizione, aveva fatto anche lui un po' di miseria allegra e scapigliata, in un gruppo di giovani artisti: Sacchetti, Soffici, Andreotti.

Allora Graziosi studiava i classici e ai classici anche oggi di quando in quando ritorna, egli cosi libero di spirito e cosi innamorato del vero. Poi, sempre assillato dal bisogno, spinto dal desiderio di conoscere e di vedere, andò a Parigi. Là bisognava innanzitutto campar la giornata. Per camparla scombiccherò quadri, impastò creta: roba commerciale e decorativa. Ma non era, quello, un mestiere per lui: Medardo Rosso e Rodin gli avevano aperto nuovi orizzonti di possibilità plastiche, gl'impressionisti gli avevano rivelato il suo vero temperamento e additata la via. E quando tornò in Italia vi si mise senza più pensare né ai maestri antichi, né ai moderni; si mise a dipingere ed a scolpire sgombro di preconcetti, solo con se stesso dinanzi alla verità viva, per coglierla nel suo momento più vivo, per fermare l'attimo fuggente in cui si rivelava.

Cominciò, da que' giorni, la serie delle sue tele e delle sue sculture migliori. In pittura il metodo di Graziosi è sempre lo stesso: ritrarre direttamente, immediatamente, quali che siano le difficoltà, le
complicazioni e le produzioni delle scene da ritrarre.

Negli ultimi tempi questa febbre di notazione istantanea, questa tendenza impressionistica, cosi palese nei suoi quadri, egli l'ha un poco portata anche nella scultura. Ma in talune opere si verifica invece un felice connubio fra la sensibilità moderna e certe reminiscenze classiche, certe nobiltà e robustezze di contorni che fan ripensare a Iacopo della Quercia, del quale Graziosi è un ammiratore fervente. Che Graziosi scultore, pur palesando un continuo sforzo di rinnovazione, è più tradizionalista di Graziosi pittore. Non il realismo gretto e fotografico, non l'accademia fredda e compassata, non le contorsioni d'una scultura che cerca di uscire dalle formule trasgredendo alle sue leggi eterne; ma solidità di sagome, sempre, ed armonia di linee.

Ma l'arte in cui Grazioli più si scorda de' suoi maestri impressionisti e più s'abbandona alla fantasia, ruzzolando talvolta anche nel romanticismo, è l'acquaforte. Là, in quelle sue bellissime acqueforti colorate, egli sogna ad occhi aperti e «compone» gli elementi realistici a suo grado, con tutt'altri fini.

- Nella pittura (mi spiega l'artista mentre da una patina così sapiente ad un suo gesso da trasformarlo in bronzo colato) nella pittura l'analisi l'ho sempre sfuggita: cerco soltanto di rendere l'impressione coi mezzi più rapidi. Nella scultura, che è fatta di sagome, cerco la forma solida. L'acquaforte invece mi serve come volo di fantasia, come riassunto dell'una e dell'altra.

(Da un profilo di Vincenzo Bucci).


Opere esposte :
  (Dipinti a olio)

1. La Zia Luigia
2. Mattino
3. Campanaro
4. Mercato
5. La chiesa della salute
6. Trabaccoli
7. Stampe
8. Statuette in bronzo