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\viewkind4\uc1\pard\fs24 PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D'ABRUZZO
\par REGIONE
\par ABRUZZo
\par TEOFILO PATINI
\par (1840 - 1906)
\par Pittore
\par Teofilo Patini nacque a Castel di Sangro in una famiglia molto agiata. Il padre Giuseppe possedeva terre ed armenti, la madre, donna Maria Giuseppa Liberatore, era una ricca proprietaria di Roccaraso.
\par Nel 1855 inizi\'f2 gli studi classici, presso la scuola diretta dal latinista Leopoldo Dorrucci, a Sulmona, dove i suoi si erano trasferiti sin dal 1846 per il lavoro di Giuseppe, Cancelliere di Giudicato Regio.
\par Conseguito il diploma in "Belle Lettere", ancora ragazzo si iscrisse all'Universit\'e0 di Napoli prima a Filosofia poi all'Accademia di Belle Arti.
\par Indubbiamente contribuirono a questa scelta sia la formazione umanistica sia l'ambiente familiare di elevato livello culturale, basti ricordare che i nonni paterni possedevano una quadreria
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\par Ritratto di Teofilo Patini, (Carlo Patrignani,ultimi anni del XIX secolo). Olio su tela. Collezione privata.
\par nel palazzo di Roccaraso,
\par circostanze che ne indirizzarono l'educazione in senso artistico e ne stimolarono la sensibilit\'e0 pittorica. Pur tuttavia i genitori non manifestarono la loro approvazione.
\par Fervente garibaldino, a soli vent'anni entr\'f2, insieme ad Antonio Tripoti, nei "Cacciatori del Gran Sasso", formazione voluta da Garibaldi con lo scopo di organizzare l'insurrezione in Abruzzo.
\par Successivamente arruolatosi nella Guardia Nazionale di Castel di Sangro, per la repressione del brigantaggio, prest\'f2 servizio da volontario per soli quattro mesi a Sulmona.
\par In seguito ad un concorso interno all'Accademia, cui aveva partecipato con il dipinto Edoardo III d'Inghilterra e i deputati di Calais, gli fu assegnato un pensionato di due anni a Firenze (1868 \emdash 1869). Qui si avvicin\'f2 ai Macchiaioli e a Telemaco Signorini, le cui novit\'e0 tecniche e pittoriche influenzarono positivamente la sua pittura, avvicinandolo al naturalismo contemporaneo.
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\par PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D'ABRUZZO
\par B C
\par CE FRO REGIONALE BENI CULTURALI
\par Nel 1870,
\par partecipando ad un nuovo concorso con La Zingara pot\'e8 nuovamente usufruire di un soggiorno gratuito, questa volta a Roma, dove rest\'f2 dal 1870 al 1873: tre anni molto proficui che gli consentirono di studiare ed approfondire arte e stilemi di alcuni tra i maggiori artisti del Seicento, da Caravaggio a Guido Reni.
\par Al periodo romano risale Nello studio di Salvator Rosa, primo premio alla Mostra concorso del 1872, curata dall'Amministrazione Provinciale di Roma e tutt'ora nelle Collezioni d'Arte di questo Ente.
\par Inizi\'f2 in questi anni la relazione sentimentale con Teresa Tabasco, modella dell'Accademia, dalla quale ebbe a sua insaputa una figlia, Beatrice, per breve tempo affidata dalla madre, priva di mezzi e sostegno, ad un orfanotrofio. La coppia ben presto si ricongiunse ed inizi\'f2 una lunga convivenza che sfoci\'f2 infine nel matrimonio. Ebbero ancora tre figlie e due maschi, che morirono in tenera et\'e0.
\par Negli anni successivi al 1872 un repentino abbassamento della vista, causato da un tracoma, lo costrinse a rallentare il lavoro e sembra che l' anno successivo abbandonasse completamente la pittura. Pur tuttavia molti dipinti risultano eseguiti proprio in questo periodo, come per esempio La guardiana delle oche (1873), Case di campagna (1874), I notabili del mio paese (1878) .
\par Fu proprio durante questo soggiorno forzato nel paese natio che conobbe veramente la sua gente. "Dopo pi\'f9 di sette anni, a trentanove, il medico gli consent\'ec di riprendere il pennello. Ora troppe cose aveva capito e si erano radicate nella sua coscienza che non sapeva pi\'f9 restare inerte, come mai del resto lo era stato, dinanzi alla cruda realt\'e0 della sua gente" (G. Colonna, cit. in Savastano, 1995), alla miseria, alla sconsolata indigenza.
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\par Nello studio di Salvator Rosa ,1872. Olio su tela (1. 224, h.149). Roma - Collezioni d'Arte dell'Amministrazione Provinciale.
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\par PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D'ABRUZZO
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\par CE FRO REGIONALE BEVI CULTLRALI
\par L'interesse e l'attenzione rivolta sino a questo momento ai personaggi del passato ed alla storia antica vennero poco a poco trasferite alle vicende contemporanee, alla storia intesa come fonte di verit\'e0 assoluta, al singolo individuo: elementi di matrice idealista scaturiti anche dalle letture e dai colloqui con Bertrando Spaventa, profondo conoscitore del pensiero hegeliano.
\par La prima opera rivelatrice di questa nuova poetica, di adesione e di denuncia della quotidianit\'e0 senza futuro della sua gente, \'e8 II ciabattino (Collezione d'Arte del Banco di Napoli), esposto nel 1873 alla Mostra della Promotrice.
\par Nominato nel 1882 Direttore della Scuola di Arti e Mestieri dell' Aquila, Patini si dedic\'f2 allo studio delle arti cosiddette minori promuovendone le discipline. Proprio con lo scopo di approfondirne la conoscenza, nel 1884 fu incaricato dal Ministero dell'Agricoltura di visitare i musei artistici della Germania.
\par Teofilo Patini fu sempre assillato dalle difficol\'e0 economiche, tanto da riprodurre spesso i propri dipinti per amici e clienti.
\par Tra gli estimatori ebbe anche la famiglia reale. Infatti, nel 1895 Margherita ed Umberto di Savoia visitarono il suo studio a L'Aquila ed il principe Amedeo acquist\'f2 la tela raffigurante Salvator Rosa e la Compagnia della morte, mentre al Re d'Italia la Citt\'e0 fece dono de L'Allegoria dei tre Abruzzi.
\par Proprio alla decade `80-`90, appartengono le opere pi\'f9 importanti e toccanti di "pittura sociale", L'Erede, Vanga e Latte, Bestie da Soma, mentre agli ultimi anni del secolo risalgono alcuni quadri in cui sono proposti gli scorci di Castel di Sangro, dove si era ritirato, per esempio Via Paradiso, Angolo di Castel di Sangro, Donna nel paese innevato, solo apparentemente quadretti di genere e vedute, in realt\'e0 rappresentazioni partecipate del piccolo mondo circostante, dell'abbandono e della solitudine della sua gente.
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\par Angolo di Castel di Sangro sotto la " Rupe'; 1880-'90. Olio su tela (1. 58, h. 90,5) . L'Aquila - Collezione privata.
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\par CE FRO REGIONALE B ENT CULTURALI
\par REGIONE
\par ABRUZZO
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\par PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D'ABRUZZO
\par Nel frattempo, nonostante i problemi legati ai postumi del tracoma ed alla malattia cardiaca, aveva anche assolto ad importanti commissioni ecclesiastiche, tra di esse ricordiamo i dipinti di San Demetrio ne' Vestini, di Calascio, quelli del Santuario della Madonna della Libera a Pratola Peligna, del Duomo e di Santa Maria della Concezione a L' Aquila.
\par In alcune opere religiose, eseguite nell'ultimo periodo, Il Purgatorio o Redenzione, l'Angelo custode, San Carlo Borromeo fra gli appestati, l'Immacolata e Santi, "ribad\'ec le profonde consonanze avvertite con il messaggio evangelico nonostante le dichiarate posizioni laiche ed anticonfessionali, e sottese ai suoi convincimenti di ascendenza positiva, oltrech\'e9 di massone affiliato alla Loggia aquilana della quale fu Venerabile, oggi intitolata al suo nome" (Savastano, 2006) .
\par Il 21 ottobre del 1906, alla vigilia di un viaggio a Napoli, gli fu conferita la cittadinanza onoraria di Castel di Sangro dove non fece pi\'f9 ritorno: mor\'ec inaspettatamente il mese successivo dopo l'ennesimo attacco di cuore.
\par In occasione del centenario della morte le spoglie, a lungo sepolte nel cimitero di Napoli, nel settore riservato agli artisti, sono finalmente state traslate nella citt\'e0 natale per volont\'e0 dei suoi concittadini.
\par Nella piazza a lui dedicata, sempre a Castel di Sangro, \'e8 collocato un monumento commemorativo, una scultura bronzea raffigurante l'artista, opera di Antonio D'Acchille.
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\par L' erede, 1880. Olio su tela Nazionale d'Arte Moderna\tab (1.300, h. 206). Roma -\tab Galleria
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\par PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D'ABRUZZO
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\par Teofilo Patini. Dal verismo storico alla pittura sociale, al simbolismo religioso.
\par L'attivit\'e0 pittorica di Patini, considerato uno dei capisaldi del nuovo realismo italiano, si svolse soprattutto tra Napoli, Castel di Sangro, L'Aquila. In questi luoghi e nelle maggiori citt\'e0 d'Italia sono conservate molte sue opere.
\par Frequent\'f2 ed ebbe per amici alcuni importanti esponenti dell'ambiente intellettuale abruzzese, a cominciare da Antonio De Nino che gli dedic\'f2 alcuni articoli sulle riviste aquilane, da Gabriele d'Annunzio a Francesco Paolo Tosti, a Michetti che spesso li ebbe tutti ospiti nel "Conventino", il suo ritiro di Francavilla.
\par Annoverato tra i primi pittori che si dedicarono alla cosiddetta pittura sociale dell'Ottocento italiano, \'e8 stato a lungo dimenticato dalla critica, probabilmente per le sue idee socialiste. Riscoperto e valorizzato nella seconda met\'e0 del Novecento, grazie soprattutto agli studi storico critici ed all'impegno di Cosimo Savastano, il maggiore studioso e conoscitore della pittura abruzzese del XIX secolo, \'e8 ora considerato uno dei protagonisti di un capitolo importante della Storia dell'Arte del nostro paese.
\par Tra i suoi insegnanti dell'Accademia di Belle Arti di Napoli, per l'influenza che esercitarono sulla sua prima formazione, sono certamente da ricordare Giovanni Salomone e Giuseppe Mancinelli che, superando il convenzionalismo dei modelli neoclassici, avevano recuperato i valori della grande tradizione del passato.
\par Contestualmente agli indirizzi di scuola, scelse di seguire l'insegnamento di pittori che operavano al di fuori di tale contesto e spesso in contrasto con l'Istituto. Si leg\'f2 quindi al gruppo di pittori che aveva come riferimento Domenico Morelli e Filippo Palizzi. Di quest'ultimo fu attento allievo apprendendone la lezione di totale adesione al "vero", in contrasto con l'accademismo classicheggiante, e la cromia a macchia gi\'e0 utilizzata da Courbet, mediata quest'ultima dal maggiore dei Palizzi, Giuseppe, che si era trasferito in Francia.
\par Con l'amico Cammarano, interprete della tradizione paesaggistica della Scuola di Posillipo e delle nuove ricerche naturalistiche, approfond\'ec lo studio della luce.
\par Si dedic\'f2 inizialmente alla cosiddetta pittura di storia, ispirata dai maestri naturalisti del Seicento romano, primo fra tutti Caravaggio, interpretata con entusiasmo e resa inconfondibile ed attuale grazie alla tecnica ed alle novit\'e0 apprese dai macchiaioli fiorentini, frequentati durante il soggiorno toscano.
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\par Di questo periodo ricordiamo La rivolta di Masaniello (1863), ora nel Municipio di Castel di Sangro, Il Sacco di Roma (1864), conservato nelle Collezioni d'Arte del Municipio di Napoli, conosciuto anche come Il Parmigianino, perch\'e9 ambientato nello studio del grande pittore manierista, ricostruito sulla base di un episodio narrato dal Vasari.
\par Nel 1873 espose, alla Mostra Promotrice, II Ciabattino e, all'Esposizione Universale di Vienna, Nello studio di Salvator Rosa.
\par Nello stesso anno probabilmente vide e recep\'ec le novit\'e0 espresse nei dipinti murali che Hans Von Marees, esponente della pura visibilit\'e0 (\'ab Imparare a vedere \'e8 tutto \'bb), aveva terminato nell'Atrio della stazione Zoologica di Napoli tanto che, secondo Ferdinando Bologna, la successiva opera, La guardiana delle oche, ne dimostrerebbe la conoscenza diretta.
\par Dopo la nomina alla Direzione della Scuola d'Arte e Mestieri dell'Aquila, nel 1882, fu anche incaricato di dipingere un' importante opera per la volta di una sala del Liceo provinciale, successivamente a lui dedicata, oggi all'interno della Biblioteca Salvatore Tommasi: L'aquila, rappresentazione fortemente realistica del grande rapace, nella repentina e minacciosa discesa sul gregge che si disperde. Il dipinto \'e8 espressione di una pittura di sintesi della lezione dei grandi maestri e creazione autonoma ed originale, in cui le note cromatiche e le diverse sfumature concorrono a creare la tensione emotiva del momento ed a farne un capolavoro.
\par La poetica patiniana, comunque maturata nel clima di tensioni sociali dell'Italia post unitaria, divent\'f2 denuncia commossa, sofferta, intesa a richiamare l' attenzione delle istituzioni verso la societ\'e0 contadina abruzzese a lui contemporanea, la cui indigenza e miseria furono protagoniste dei suoi capolavori.
\par Tra tutte le opere a sfondo sociale non si possono dimenticare quelle che pi\'f9 di tutte ebbero una forte connotazione politica e proprio per questo vengono idealmente considerate
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\par L'aquila,1882.\tab Tempera su intonaco
\par (diametri cm. 380, cm. 700) . L'Aquila - Biblioteca Provinciale Salvatore Tommasi.
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\par CEYFRO REGIONALE ENI CULTURALI
\par come facenti parte di una trilogia: La monumentale tela di Bestie da soma (1886, L'Aquila, Collezioni dell'Arte dell'Amministrazione
\par Provinciale), Vanga e latte (1884,\tab Roma,\tab Ministero
\par dell'Agricoltura e Foreste), L'Erede (1880, Roma, Galleria Nazionale di Arte Moderna). Esse denunciavano " ... gli
\par aspetti pi\'f9 drammatici di una realt\'e0 ampiamente diffusa fra le classi rurali dell'Italia tardo ottocentesca, prendendo a campione le emergenze di indigenza e sottosviluppo colpevolmente diffuse ed esasperate lungo la dorsale appenninica del Centro Sud dalle improvvide disposizioni di legge varate dal parlamento postunitario... " (Savastano, 2006).
\par Il dissodamento del Tavoliere di Puglia, disposto dalle leggi sabaude, aveva infatti decretato la fine della pastorizia transumante che per secoli aveva consentito, insieme all'arricchimento di alcune famiglie, anche una decorosa sopravvivenza alle popolazioni locali.
\par Nella pittura italiana dell'Ottocento questi dipinti sono i primi a tema sociale, "...pertanto, anticipano di circa un ventennio anche lo spirito insito nella denunzia avanzata da Pellizza da Volpedo nella folla del Quarto stato, divenuto il simbolo pi\'f9 diffuso della lotta contro lo sfruttamento del lavoro." (Savastano, 2006).
\par Negli anni successivi,
\par anche per accontentare la
\par committenza ecclesiastica sia aquilana che di altri comuni abruzzesi, si dedic\'f2 quasi esclusivamente all' esecuzione di opere di soggetto religioso, dipinti su tela e murali.
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\par Vanga e latte, 1884. Olio su tela, (1. cm. 213, h. cm. 213). Roma - Ministero dell'Agricoltura e Foreste.
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\par Bestie da soma, 1886. Olio su tela, (1. cm. 416, h. cm. 244). L'Aquila - Collezioni d'Arte dell'Amministrazione Provinciale.
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\par II Crocifisso, 1896. Olio su tela, (1. cm. 160, h. cm. 300). Corfinio - Cattedrale Basilica di San Pelino.
\par Ricordiamo tra queste il San Carlo Borromeo, realizzato nel 1888 per la Cattedrale aquilana, in cui affiora il ricordo di alcuni bozzetti di Mattia Preti e dove, rappresentando quale icona processionale il trittico attribuito al Maestro dei Polittici crivelleschi, oggi al Museo Nazionale d'Abruzzo, si rivela attento conoscitore dell'arte antica abruzzese.
\par Per il clero di San Pelino a Corfinio dipinse Il Crocifisso (1896), collocato attualmente nella sacrestia della Cattedrale valvense, un Ges\'f9 Cristo in croce dai tratti fortemente realistici, ispirato ai nudi di Giuseppe de Ribera, protagonista del naturalismo secentesco napoletano.
\par A fine secolo, negli anni 1898-1900, oltre ad un a serie di dipinti molto noti, per cui si rimanda alla bibliografia di
\par riferimento, coadiuvato da Amedeo un'importante commissione per il nuovo Santuario della Madonna della Libera a Pratola Peligna: i due quadri di S. Antonio per l'altare omonimo, le tempere murali della Santissima Trinit\'e0, della Visione di S. Antonio, oltre agli Evangelisti dei peducci del cupolino. Opere "...dalla sapiente stesura pittorica che non \'e8 mai puramente decorativa ma sempre sentita rappresentazione di "affetti" (Cioffi, 1990) . Qui il ritorno al realismo sociale ed alla sensibilit\'e0 di stampo naturalista sono filtrati dall' esperienza preraffaellita, precedentemente manifestata, mentre l'aura particolare che avvolge la Visione, densa, nebbiosa, quasi onirica, riflette le coeve soluzioni simboliste.
\par Tedeschi, port\'f2 a termine
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\par Visione di Sant'Antonio, 1898-1900. Tempera su intonaco, (m. n. r.) . Pratola Peligna - Santuario della Madonna della Libera.
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\par CE FRO REGIONALE BENI CULTURALI
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\par Medaglione con putti e delfino,1895. Tempera su intonaco, (m. n. r.). L'Aquila - Sala Baiocco.
\par Pure a fine secolo, recependo gli stimoli del simbolismo e del liberty, in seno al diffuso e contemporaneo rinnovamento del gusto, dipinse a L'Aquila, sui muri e le volte della Sala Baiocco, sinuosi e delicati soggetti, putti giocosi ed allegorie campestri, contornati ed impreziositi dalle decorazioni e dagli stucchi policromi creati appositamente dai fratelli Feneziani, decoratori e scultori suoi allievi.
\par Anche queste sollecitazioni e questi nuovi orientamenti trasmise ai pittori che frequentavano il suo studio, a Carlo Patrignani ed Amedeo Tedeschi, gi\'e0 suoi collaboratori in importanti commissioni, ad Alfonso Rossetti.
\par La morte prematura, avvenuta
\par a Napoli all'alba del 16 novembre 1906, non gli permise di iniziare gli affreschi per l'Aula Magna dell'Universit\'e0, gi\'e0 presentati come bozzetti al Concorso Nazionale, bandito l'anno precedente dal Ministero della Pubblica Istruzione .
\par Enrichetta Sanali]
\par (Funzionario Soprintendenza BSAE Abruzzo)
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