Davide Calandra   (Pagine 18 )      Fonte : Ritratti d'Artisti Italiani - 1911

{\rtf1\ansi\ansicpg1252\deff0\deflang1040{\fonttbl{\f0\fnil\fcharset0 Times New Roman;}{\f1\fnil Times New Roman;}{\f2\fnil\fcharset0 Arial;}} \viewkind4\uc1\pard\sb2268\sa1134\sl240\slmult1\qc\lang16\f0\fs28 Davide Calandra. \par \pard\fi283\sl240\slmult1\qj Nel 1902, appena fu scoperto al Valentino il monumento al principe Amedeo, gli elettori torinesi ne eleggevano lo scultore, Davide Calandra, consigliere comunale con diecimila voti, primo nella lista dei liberali \'abpuri\'bb. Davide Calandra \'e8 uno dei pochi artisti italiani che amino la vita pubblica e vi partecipino con passione, e la loro passione esprimano, senza incoerenza, nell'arte. Anzi, forse \'e8 il solo. Un altro scultore attivissimo in politica, Ettore Ferrari repubblicano, per arrivare al monumento in onore di Mazzini ha innalzato prima con le sue mani un monumento a re Vittorio Emanuele in Venezia, un altro a Quintino Sella in Roma, un altro a Terenzio Mamiani in Pesaro, e in Buenos Aires per la cappella Pacheco ha perfino modellato, con una lodevole poesia che in quell'ora lo allontanava visibilmente dalle cose di questa terra, una cattolicissima madonna tra un volo d'angeli.... Le quali opere possono, del resto, essere tutte bellissime. \par Infatti, tra l'arte e la politica non s'incontrano, nella storia, rapporti durevoli. Per dire solo dei moderni, il Goya a Madrid effigi\'f2 prima Carlo IV e poi re Giuseppe l'usurpatore, il David a Parigi dipinse prima la \i Morte di Marat\i0 e poi l'\i Incoronazione di Napoleone\i0 , l'Hayez prima i Sovrani convenuti al Congresso di Verona e poi la \i Battaglia di Magenta\i0 , il Canova ritrasse prima Pio VI e poi Napoleone, il Dupr\'e8 scolp\'ec prima il ritratto del maresciallo Haynau e poi il monumento a Camillo Cavour. Sono esemp\'ee gloriosi e consolanti, almeno per un artista. Il Bezzuoli, che poi del maresciallo Haynau fece un ritratto a cavallo, per difendere il Dupr\'e8 ci volle anche ragionar su dicendo che, se il ritrattato \'e8 un birbante, resta sempre un birbante, con o senza il ritratto, e che davanti a un busto di Nerone o di Tiberio a nessuno salta in mente di dire: \f1 -\f0 Che canaglia dev'essere stato chi gli ha fatto il ritratto! \par Comunque \f1 -\f0 e sia detto senza offendere n\'e8 il Canova n\'e8 il Dupr\'e8 \f1 -\f0 in Davide Calandra si trovano queste due singolarit\'e0: un artista che ha delle opinioni politiche, e le cui opere vanno d'accordo tutte con queste opinioni politiche. \par \pard\fi283\sb283\sl240\slmult1\qj Alto, biondo, pallido, magro, Davide Calandra ha anche la fortuna di rivelare, al primo incontro, con l'aspetto fisico la sua intima coerenza: sembra un ufficiale di cavalleria, in borghese. E lo \'e8: nel '75 e nel '76 fu volontario nel reggimento Savoja, poi come ufficiale di complemento serv\'ec per poco nel reggimento Genova. Ma la sua vera uniforme \'e8 adesso un camiciotto di tela a mille righe bianco e azzurro, il colletto bianco e floscio della camicia ripiegato sul collo del camiciotto, le maniche strette ai polsi, i calzoni stretti alla vita e alle caviglie, un'uniforme ora polverosa di gesso, ora unta di plastellina o di cera: e Giacomo Grosso l'ha ritratto cos\'ec, in un quadro vivacissimo, voltato di tre quarti, fiero come uno schermitore che si sia appena tolta la maschera per salutare il pubblico. \par \pard\fi283\sl240\slmult1\qj E credo che pochi schermitori conoscano come il Calandra la storia e la nomenclatura delle armi e delle armature e con un'occhiata possano fissare la data, la patria, magari la fabbrica d'una cotta o d'una corazza, d'una spada o d'un archibuso, e ricostruire da una visiera o da una gorgiera tutt'un elmo, da un frammento di punta o di c\'f2dolo tutta una lama, da una canna o da una cassa tutt'un fucile. \'c8 una scienza ed \'e8 un'arte di famiglia, per lui. Suo padre, l'avvocato Claudio Calandra, aveva fatto una raccolta d'armi da fuoco di fabbrica italiana tanto preziosa che, offerta da lui inutilmente al municipio di Torino, ora \'e8 il vanto del museo di Birmingham. E mentre era a Firenze deputato per Savigliano al Parlamento italiano, correva nelle vacanze di pasqua e di capodanno le citt\'e0 e i borghi toscani in cerca di spade, di daghe, di pugnali antichi. E nel 1878, avendolo un amico avvertito di aver trovato non so pi\'f9 che arma vicino a Moncalieri in un suo scavo di sabbia per mattoni, egli vi mand\'f2 i suoi due figli, Edoardo e Davide, a frugare, e in due o tre mesi essi misero allo scoperto la necropoli longobarda di Testona, e vi fecero una raccolta di armi barbariche che \'e8 anc\'f3ra nel Museo Archeologico torinese la pi\'f9 bella del Piemonte e che Edoardo illustr\'f2 con una dotta memoria. Intanto il loro nonno materno, Pietro B. Ferrero, raccoglieva stampe e quadri fra i quali i pi\'f9 erano paesi di Giovanni Migliara; e un loro cugino, Ermanno Ferrero, professore ordinario d'archeologia nell'universit\'e0 torinese, morto nel 1907 mentre scriveva il terzo volume della sua memorabile storia dell'assedio di Torino del 1706, raccoglieva vecchie uniformi militari del settecento e dell'ottocento.... \par L'avvocato Claudio Calandra era, del resto, oltre che geologo, archeologo e uomo politico, un ingegnere idraulico di grande fama, che per dedicarsi ai suoi stud\'ee prediletti s'era ancora giovane ritirato nella sua villa di Murello in quel di Saluzzo e v'aveva non solo risolto gravi problemi locali d'irrigazione, ma vi aveva nel 1872, per incarico del governo, dopo pazienti e disagevoli rilievi sui luoghi, redatto anche, prima di tanti altri, un progetto completo dell'acquedotto pugliese. \par \pard\fi283\sb283\sl240\slmult1\qj In mezzo a questo attivo lavor\'eco di studi pratici e di curiosit\'e0 per ogni arte, crescevano Edoardo e Davide Calandra, che avevano perduta, bambini, la madre. E Davide segu\'ec la scuola classica fino all'Universit\'e0. Gli era compagno il figlio dello scultore Dario Dini e nelle ore libere dalla scuola i due ragazzi nello studio del Dini si divertivano a maneggiar la creta e la stecca. A casa Edoardo Calandra che all'Accademia aveva studiato col Gamba e a diciott'anni aveva ottenuto il suo diploma d'abilitazione all'insegnamento del disegno, gi\'e0 dipingeva quadri storici: il primo, \i Una vittima di Caterina de' Medici\i0 , fu esposto nel 1874 quando Davide aveva gi\'e0 diciott'anni. \par \pard\fi283\sl240\slmult1\qj Era ormai da molti anni a Torino Alfonso Balzico che re Vittorio Emanuele aveva conosciuto a Napoli tra gli entusiasmi del 1860 e che, molto amato da tutta la Corte e specialmente dal principe di Carignano, aveva gi\'e0 innalzato nel 1873 davanti alla stazione il monumento a Massimo d'Azeglio e in piazza Solferino nel 1877 quello audacissimo al duca Ferdinando di Genova. L'avvocato Calandra gli condusse il figlio, e il Balzico lo accolse con queste consolanti parole: \f1 -\f0 Nei nostri paesi si usa dire: se il giovane \'e8 un asino, fanne un pittore; se \'e8 un asinone, fanne uno scultore.... \par L'incertezza del Balzico dur\'f2 tre mesi e fin\'ec tanto bene che il giovane Calandra entr\'f2 subito all'Accademia Albertina a studiare scultura sotto il Tabacchi. \par \pard\fi283\sb283\sl240\slmult1\qj Davide Calandra, cos\'ec, non \'e8 stato un precoce. Tutta la sua scultura mostra un artista che medita, che vuol vedere chiaro in s\'e8 stesso e nell'opera propria, che misura le proprie forze allo scopo da raggiungere, che dubita della prima ispirazione come d'una tentazione, del proprio sentimento come d'una debolezza, dell'enfasi come d'una slealt\'e0 e d'una volgarit\'e0. Piemontese di poche parole, borghese agiato e di saldi principii, venuto all'arte quando finalmente eran tramontati anche in Italia il romanticismo declamatore e la \i boh\'e8me\i0 improvvisatrice, egli fin da principio sent\'ec e cap\'ec che la seriet\'e0 della vita, la sobriet\'e0 delle parole, l'assiduit\'e0 al lavoro, la sicurezza della cultura, tutte qualit\'e0 di borghesi e di filistei, potevano e forse dovevano essere anche le qualit\'e0 fondamentali d'un artista capace di produrre con dignit\'e0 opere durevoli. \par \pard\fi283\sl240\slmult1\qj Suo fratello Edoardo, che \'e8 rimasto sempre il suo amico pi\'f9 fido e il suo consigliere pi\'f9 ascoltato, gli tornava allora di Francia dove aveva studiato pittura col Couture, aveva conosciuto artisti grandi e piccini, e con sottigliezza d'italiano e precisione di scrittore ne aveva intuiti e definiti i difetti e le doti. \par Di quest'equilibrio e di quest'esperienza un giovane scultore aveva davvero bisogno in quelli anni. Mentre il Barzaghi e il Tabacchi milanesi tenevano il regno della scultura monumentale in Piemonte (e chi guardi a Milano la statua di Napoleone terzo del Barzaghi e a Torino la statua di Pietro Paleocapa del Tabacchi, vede che lo tenevano meritatamente), la grande esposizione torinese del 1880 venne ad agitare e a sconvolgere gli animi di tutti i giovani con una ventata di declamazione e di retorica che per molti anni tolse a molti di loro la serena conoscenza del vero e, peggio, la conoscenza di s\'e8 stessi. V'erano in quella esposizione il \i Cum Spartaco pugnavit\i0 del Ferrari, il \i Proximus tuus\i0 del D'Orsi, il \i Ciceruacchio\i0 dello Ximenes, le \i Sorelle di latte\i0 del Gallori, i \i Romani\i0 del Jerace: sculture buone e mediocri, d'un vecchio romanticismo che credeva d'essere giovane perch\'e8 si atteggiava un po' a repubblicano, un po' a socialista \f1 -\f0 il socialismo d'allora.... \par Davide Calandra guard\'f2, ammir\'f2, fece a modo suo, progredendo lentissimamente: qualche busto elegante, qualche terra cotta, un sentimento pi\'f9 lezioso e grazioso che appassionato: \i Cuor sulle spine, Sirene, Tigre reale\i0 (quella del Verga), \i Alla predica, Fiore di chiostro.\i0 Intorno a questa testa di monaca curva di mestizia sotto le bende, fu tutt'un volo di versi patetici, ch\'e8 allora \i La Madre \i0 scritta dal Carducci sulla statua del Cecioni aveva messo di moda i versi sulle sculture. Edmondo De Amicis scrisse un sonetto che cominciava: \par \pard\li1134\sb170\sa170\sl240\slmult1\fs24 O giglio sacro, o mesta monachella, \par non mai del claustro nella pace oscura, \par fronte rifulse della tua pi\'f9 pura, \par non mai l'ostia baci\'f2 bocca pi\'f9 bella.... \par \pard\fi283\sa170\sl240\slmult1\qj\fs28 Ma lo aveva preceduto Angiolo Cabrini, diabolicamente dichiarando a quella \'abdi mistico Iddio sterile sposa\'bb: \par \pard\fi-283\li1134\sl240\slmult1\fs24 Il rimpianto ti vince; e se la gloria \par del sol d\'e0 suoni e raggi alla tua cella, \par senti passar di desiderii un'onda \par nella bianca persona fremebonda: \par e la giovane carne si ribella \par alla vana glacial giaculatoria! \par \pard\fi283\sb170\sl240\slmult1\qj\fs28 Eravamo lontani dagli eroi e dai monumenti equestri. Ma mentre eseguiva per le dame commosse e pei poeti commoventi quelle leggiadrie, Davide Calandra modellava bestie e paesani in campagna all'aria aperta, prendendo sotto l'ombrella bianca il posto che suo fratello aveva ormai lasciato per scrivere i perfetti racconti del \i Vecchio Piemonte\i0 e dei \i Lancia di Faliceto\i0 accompagnati pel mondo da una prefazione di Giuseppe Giacosa. Da quelli studi all'aperto, non dalle \i Sirene\i0 e dai \i Fiori di chiostro\i0 , \'e8 uscito lo scultore del monumento al principe Amedeo. \par \pard\fi283\sl240\slmult1\qj\f1 -\f0 Meunier era anc\'f3ra lontano, \f1 -\f0 egli narra quando lo si riesce a far parlare di s\'e8: \f1 -\f0 Io cercavo di rendere nella forma delle figure che studiavo l\'e0 a Murello sul mio prato in pieno sole, la luce e il colore e il sentimento dell'ambiente. Scultura pittorica? Forse, ma non nel senso in cui \'e8 stata intesa poi, di modellazione sommaria e nervosa. Io volevo che un bifolco o un bue, ritratti da me, portati in un'esposizione, recassero con loro qualcosa dell'atmosfera e del luogo in cui li avevo veduti e studiati. Solo modellando all'aria aperta s'impara a modellare per l'aria aperta. \par Sono di quel periodo il \i Cacciatore di frodo\i0 , l'\i Aratro\i0 , una \i Contadina.\i0 La stessa ricerca faceva allora Leonardo Bistolfi col \i Tramonto, Nei campi, Boaro, Al sole\i0 : ricerca delicatissima, sforzo mirabile d'occhio e di mano, tentativi ansiosi che non solo ai Barzaghi e ai Tabacchi, ma agli stessi pi\'f9 giovani trionfatori dell'esposizione torinese del 1880 \f1 -\f0 meno il D'Orsi \f1 -\f0 dovevano sembrare frivole esercitazioni di dilettanti. \par Meunier era lontano, ma era vivente Fr\'e9miet. Il \i Mamalucco\i0 , il \i Dragone di Piemonte Reale\i0 , il \i Dragone del Re \i0\f1 -\f0 le prime statue equestri del Calandra, piccole anc\'f3ra ma salde a comporre in una bella linea l'uomo e il cavallo, a definire con sicuri piani l'anatomia della bestia e il suo speciale carattere \f1 -\f0 risentono l'esempio del grande statuario francese tanto chiaramente che, per converso, passando a Parigi per la piazza delle Piramidi davanti alla Giovanna d'Arco del Fr\'e9miet, gracile e dritta nella grave armatura sul suo grave cavallo, nessun artista italiano pu\'f2 adesso fare a meno di pensare al Calandra. \par Nel 1885 e nel 1892 egli concorreva inutilmente pel monumento a Garibaldi in Milano e in Napoli: vinceva nel 1889 a Parma. \par \pard\fi283\sb283\sl240\slmult1\qj Giorni lontani.... Ed \'e8 lontano il giorno in cui il Calandra, appena inaugurato al Valentino fra gli applausi universali e le congratulazioni regali il monumento ormai celebre al Principe Amedeo, appoggiato al davanzale d'una finestra del suo villino sul corso d'Azeglio, indicando il suo gran bronzo laggi\'f9 fra il fogliame del Parco, confidava sorridente a un amico: \f1 -\f0 Per pagar quello l\'e0, dovr\'f2 finire a vendermi questo qui.... \par \pard\fi283\sl240\slmult1\qj Ormai sono venute da ogni parte, fin d'oltre l'oceano, la fortuna e la gloria; ormai dal concorso pel monumento a Giuseppe Zanardelli che \'e8 stato inaugurato a Brescia il 20 settembre 1909, a quello del gran monumento buenarense al generale Mitre che il Calandra eseguir\'e0 insieme ad Edoardo Rubino, i concorsi si vincono e non si perdono pi\'f9. Ma Davide Calandra \'e8 sempre tranquillo e sorridente, pochi gesti, pochissime parole, come quando ad ogni concorso perduto non si perdeva ad accusar la sorte e le giurie e gli intrighi, ma si riprendeva il suo bozzetto rifiutato, felice di poterlo fare pi\'f9 bello. \par \f1 -\f0 E poi i concorsi saranno un'opera di giustizia, una garanzia pel pubblico, la via aperta ai giovani; ma per gli artisti sono una comodit\'e0 troppo grande. Quando se ne vince uno, l'artista si mette l'animo in pace. L'invenzione \'e8 finita. Non v'\'e8 pi\'f9 che da eseguire il lavoro approvato con tanto di carta bollata. La responsabilit\'e0, alla fine, \'e8 della giuria. Invece il bel tormento \'e8 dato dalle opere ordinate direttamente all'artista. In esse egli \'e8 solo davanti al pubblico. Quando lo si giudicher\'e0, a monumento finito e scoperto, se saranno applausi, saranno tutti per lui. E anche se saranno fischi.... \par Parlando cos\'ec Davide Calandra pensa al grande bassorilievo che nella futura aula del Parlamento a Roma dovr\'e0 intorno alla quercia della libert\'e0 e alla statua della monarchia costituzionale raccogliere, a cavallo, tutti i principi di Casa Savoja; e pensa al monumento a Umberto affidatogli dal Re e destinato a sorgere nella pineta di Villa Borghese verso porta Pinciana. Vittorio Emanuele III sar\'e0 pi\'f9 fortunato di suo padre quando spese un milione e aspett\'f2 quindici anni perch\'e8 Pietro Costa a Torino ponesse il Re Galantuomo in piedi sopra un tappeto disteso, chi sa come, a trenta metri d'altezza in cima a quattro colonne, chi sa perch\'e8, doriche. \'c8 vero che allora vi fu un concorso e vi fu una giuria la quale non ebbe paura di dichiarare che quell'eccelso tappeto e le sue frange significavano il trono.... \par Invece nel monumento del Calandra a Umberto I che sar\'e0 alto pi\'f9 di dodici metri, sul basamento di porfido violaceo, il cavallo di bronzo s'alzer\'e0 obliquo, puntando sulle gambe davanti, inarcando il collo, chinando la testa fuori dalla ripida linea della piramide tronca; e il re, col pastrano abbottonato che ne modeller\'e0 il torso robusto e gli svolazzer\'e0 dietro le gambe, con le piume dell'elmo alzate dal vento che gli soffier\'e0 alle spalle, si volger\'e0 di fianco, la testa alta e ardita, una mano con le redini sull'arcione, l'altra appoggiata dietro sulla groppa del cavallo. Ma uno degli spigoli del basamento sar\'e0 tagliato a sostenere una figura allegorica di donna ammantata, tragica e solenne, modellata con la sobriet\'e0 che lo stesso porfido richiede, il capo chino sotto il peso del manto, le due braccia tese indietro, le mani aderenti al masso quasi a difenderlo. Ai due lati saranno incastrati nel porfido due bassirilievi di marmo bigio dove figure nude, di classico sapore, rappresenteranno in uno la lotta contro il male, nell'altro la lotta contro lo straniero. I larghi e bassi gradini attorno al monumento, anch'essi di porfido, saranno per due parti, ch\'e8 il terreno \'e8 in declivio, sepolti dalla terra e dall'erba del prato. E uno dei pregi che alla fine appagheranno i pi\'f9 ostili, sar\'e0 appunto l'armonia pittoresca di quella statua di bronzo verde e di quel blocco di porfido viola col parco e col bosco attorno, sul poco cielo che splender\'e0 tra i tronchi altissimi dei pini. \par In un angolo dello studio dove da due anni Davide Calandra lavora a questo bozzetto, biancheggia il bozzetto del monumento ad Arnaud, condottiero dei Valdesi. Ma tutte le pareti sono tappezzate da grandi fotografie della pineta di Villa Borghese, e sopra una tavola posano piccole lastre gregge o levigate del porfido violaceo della base, del marmo bigio dei bassirilievi: la tavolozza dello scultore. Perch\'e8 questo \'e8 uno dei segreti dell'arte monumentale di Davide Calandra che vuole essere libera da tutte le architetture tradizionali: il continuo pensiero del luogo dove un monumento sorger\'e0, e della materia in cui sar\'e0 fatto. Egli dice: \par \f1 -\f0 I nostri monumenti eroici per obbedire all'architettura e a un dato stile, finiscono a mancare d'architettura, cio\'e8 d'insieme. Non \'e8 un paradosso. Guarda qui a Torino il monumento del Marocchetti a Carlo Alberto, quello del Dupr\'e8 a Cavour: due grandi opere, spezzate e scomposte dalle cornici, dalle basi, dai capitelli, proprio dalla cos\'ec detta composizione architettonica. Invece un monumento ha da essere tutto d'un pezzo, un corpo solo, senza interruzioni, senza elementi estranei ed antichi, un corpo che abbia una sua ossatura tipica, creato dal capo ai piedi per esprimere con precisione, forza o bellezza, speranza o tristezza, dolore o tranquilla saviezza. \'c8 ora di liberarsi dalle catene dei vecchi stili, di dire con un linguaggio nostro quel che abbiamo da dire noi. Un monumento con cento figure dev'essere espressivo e compatto come una statua sola. Per quanto tempo un monumento a un guerriero e a un filosofo, a un poeta e a un papa sono stati composti con le stesse norme, gli stessi profili, gli stessi piedistalli, gli stessi ornati? \'c8 ora di finirla. Io, per conto mio, l'ho finita.... \par Poi si riprende, accende una centesima sigaretta e soggiunge, corretto e discreto: \par \f1 -\f0 Con questo non voglio dire che anche quelli altri monumenti non possano essere opere d'arte eccellenti.... \par Il commendatore Davide Calandra da sedici anni \'e8 membro autorevolissimo della Giunta superiore delle Belle Arti. \par \pard\fi283\sb283\sl240\slmult1\qj Due anni fa, di giugno, andai a Pistoia, a vederlo, alla fonderia Lippi, fabbrica d'eroi. Nella sua \'abuniforme\'bb di tela azzurra a mille righe bianche, stava sul palco a ritoccar la cera della grande statua di Giuseppe Zanardelli, e dalla cera verde emanava per tutto lo stanzone l'odore acuto della trementina. Un ragazzo l\'ec presso gli scaldava sopra un fornelletto gli strumenti, e le raspe e i riccioli e le code, e gli manipolava i pastelli della cera. \par \pard\fi283\sl240\slmult1\qj Lo scultore pareva volesse rimodellar tutta la statua, certe volte raschiava via l'intero strato di cera, incontrava l'anima di terra, intaccava bravamente anche quella, poi vi rischiacciava su col pollice la cera tepida, e s'allontanava d'un passo a veder l'effetto. La statua dello Zanardelli, con un gancio al sommo della testa era appesa per una catena a una specie di grue ed egli se la faceva docilmente volgere or di qua or di l\'e0, ora per aggiungere una ciocca ai capelli sulla nuca, ora per accentuare un solco nelle cartilagini delle orecchie, ora per addensare pi\'f9 ombra in una piega della toga. E mentre la statua girava e girava, si fin\'ec a parlar di politica l\'ec sul palco a cinque centimetri da quel gran volto verde, ossuto ed arguto, che lo scultore graffiava, bruciava e accarezzava. \par \f1 -\f0 Non sei candidato alle elezioni comunali di Torino? \par \f1 -\f0 Da molti anni fuggo ogni tentazione di vita pubblica. Ho troppo da fare. Ma ti confesso che ci vuole tutto l'amore che ho per l'arte mia, a tenermene lontano. Secondo me, \'e8 un gran male che gli artisti trascurino le cose politiche e amministrative, per gridare poi che quei consessi sono incompetenti. Ogni cittadino ha il dovere d'occuparsi di politica e d'amministrazione della cosa pubblica, come pu\'f2. \par \f1 -\f0 Ma allora per le elezioni comunali avresti dovuto.... \par Davide Calandra schiacci\'f2 un pastello di cera dietro l'orecchio di Giuseppe Zanardelli: \par \f1 -\f0 Lista concordata? Liberali e clericali? Ah no, cento volte no! \par E perch\'e8 il Calandra \'e8 miope e in quel punto il lavoro delle sue dita sulla cera era molto delicato, quell'esclamazione egli la lanci\'f2 nel grande orecchio di Giuseppe Zanardelli. Mi parve che tutta l'enorme statua ne fremesse di piacere, in un brivido. Ma forse era il sole che passando tra due nuvole veloci aveva acceso in un lampo i lustri della cera.... \par \pard\lang1040\f2\fs24 \par }