{\rtf1\ansi\ansicpg1252\deff0\deflang1040{\fonttbl{\f0\fnil\fcharset0 Book Antiqua;}}
\viewkind4\uc1\pard\f0\fs24 douard Manet
\par Gustave Courbet e Edouard Manet: ecco i due novatori, che, nella storia tanto varia e tanto interessante di quella pittura francese del secolo decimonono, la quale ha esercitato la sua influenza, con pi\'f9 o meno efficacia, su tutti i popoli d'Europa e di America, hanno maggiormente posto a rumore il campo delle belle arti, con la loro convinta e ferma ribellione ai rigidi dommi ed alle secolari convenzioni degli accademici ed alle mercantili abilit\'e0 dei lusingatori nell'infrollito gusto del pubblico, coi loro tentativi audaci in quanto all'ispirazione ed in quanto alla tecnica e con l'indole loro strenuamente pugnace. Per trovare lotte parimenti lunghe ed accanite e simili prove di fermezza in un nobile ideale estetico da una parte e simili scatenamenti di proteste clamorose, di denegazioni iraconde e d'ilarit\'e0 sprezzanti e schernitrici dall'altra bisogna ricorrere, nella storia della musica, al caso di Wagner e, in quella della letteratura, al caso di Zola.
\par Quanto diverso come indole, come abitudini, come maniere Edouard Manet da Gustave Courbet! Uscito da famiglia secolarmente signorile, nato, educato e vissuto quasi sempre a Parigi, di spirito equilibrato, sottile ed arguto, egli seppe serbare una moderazione, piena di eleganza e di tatto, anche in mezzo alle mischie pi\'f9 feroci e di fronte agli attacchi pi\'f9 spietati e, pure avendo piena coscienza del valore non comune dell'originale sua visione personale e della riforma da lui tentata nel campo della tecnica pittorica, non s'inorgogl\'ec mai troppo e riusc\'ec, in alcune prefazioni di cataloghi rimaste celebri e di cui riferir\'f2 in seguito la pi\'f9 caratteristica, a presentare al pubblico, con mirabile serenit\'e0 e senza alcuna esagerazione enfatica, le sue tele rifiutate periodicamente dalle giurie ufficiali.
\par Ma a Courbet, di cui l'influenza appare in maniera spiccata in pi\'f9 di un suo quadro giovanile, lo avvicinavano, ad onta della spiccata disparit\'e0 dell'indole, lo spontaneo senso novatore, l'interessamento sincero agli aspetti della vita che ci circonda ed intorno a noi di continuo si agita ed il bisogno indomabile di combattivit\'e0 artistica. E fu per tale suo spirito pugnace che egli divenne il porta-bandiera dell' impressionismo, bench\'e9 questo, a dire il vero, si manifestasse in forma assai pi\'f9 schietta, pi\'f9 audace e pi\'f9 completamente nuova nelle opere di Claude Monet e di altri componenti del gruppo, i quali, aggiungiamolo anche per dovere di esattezza, pi\'f9 che subire la sua influenza, ne esercitarono una profonda su di lui, tanto da farlo passare dalla prima maniera bituminosa e talvolta fin troppo vibrantemente marcata ad una seconda, pi\'f9 libera ed agile nella sua luminosa chiarezza e nella squisita delicatezza dei colori e dei rapporti. Costoro, per\'f2, al contrario di lui, come lo dimostra il volontario allontanamento dalle esposizioni ufficiali per aggrupparsi in piccole esposizioni particolari, destinate ad un ristretto numero d'iniziati, erano piuttosto timidi ed amanti di calma, schivi quindi dai pubblici clamori, e rassegnati a lavorare nel silenzio e nell'ombra per le generazioni venture, piuttosto che per la grande maggioranza dei contemporanei, di cui non volevano n\'e8 sapevano, come Manet, vincere le ostilit\'e0 e violentare le simpatie.
\par Nato a Parigi nel 1833, Edouard Manet non riusc\'ec a persuadere il padre, severo magistrato e poco proclive a vederlo seguire la carriera artistica, di permettergli di studiare pittura che a diciassette anni, in seguito ad un lungo viaggio per mare, il quale dalla passione per essa non era riuscito a distoglierlo. Dopo aver seguito per circa cinque anni il corso del Couture, il famoso autore dei Romani della decadenza, a cui riusc\'ec poco simpatico, pel suo carattere risoluto di ribelle, tanto che, in un momento di malumore, ebbe a dire di lui, non intendendo certo di fargli un complimento : " Sar\'e0 il Daumier del 1860 ! ", egli viaggi\'f2 per la Germania, copiando Rembrandt a Monaco, per l'Italia, copiando Tintoretto a Venezia, e per la Spagna, dove si appassion\'f2 per Velasquez e per Goya, i quali, insieme con l'olandese Frans Hals, dovevano esercitare una grande influenza sulla sua prima maniera. La prima volta che egli espose nella primaverile mostra ufficiale parigina fu nel 1861 e la figura di Chitarrista spagnolo che vi mand\'f2, se per la vigorosa arditezza della fattura dest\'f2 qualche sorpresa e suscit\'f2 qualche protesta, trov\'f2 anche vari estimatori, fra cui Th\'e9ophile Gautier, e fin\'ec con l'ottenere dalla giuria di premiazione una menzione d'onore, mentre l'altra sua tela Ritratti dei miei genitori incominci\'f2 a risvegliare la vena delle contumelie dei giornalisti benpensanti e spiritosi, uno dei quali osserv\'f2 malignamente che i due sventurati modelli dovevano maledire il giorno che aveva posto il pennello in mano ad un tale ritrattista, privo di viscere filiali.
\par I rifiuti incominciano l'anno susseguente con La colazione sull'erba, che \'e8 stata rivista a Parigi, nel 1900, nella mostra centenaria della pittura francese, con piacere e con ammirazione come l'opera oltremodo savorosa di un pennello sapiente e disinvolto, ma che, al suo primo apparire, produsse un vero scandalo per la giovanile e formosa figura di donna nuda, seduta sul prato accanto ad altre figure vestite.
\par Ed i rifiuti si rinnovarono pertinaci, con rare parentesi di accettazioni singole, per parecchi anni, come, del resto, era gi\'e0 accaduto a Courbet. Senza lasciarsi scoraggiare dalle ingiustizie e dalle persecuzioni dei suoi confratelli d'arte, Manet continu\'f2 imperterrito a lavorare e nel 1863, spinto da un nuovo rifiuto della giuria ufficiale, decise di affrontare coraggiosamente l'incomprensione e la derisione del grosso pubblico, cos\'ec poco disposto, in ogni tempo ed in ogni paese, nella sua neghittosit\'e0 intellettuale, ad accogliere con benevolenza le novit\'e0 di ordine estetico. Egli dunque espose presso il negoziante di quadri Martinet, in una sala a pianterreno sul "boulevard des Italiens", quattordici quadri, fra i quali si notavano La cantatrice ambulante, Il balletto spagnuolo e Musica nei giardini delle Tuileries e con ognuna delle quali la sua personalit\'e0 si affermava vigorosa, audace e molto originale, nel desiderio quasi sempre felicemente effettuato di evocare sulla tela il vero aspetto delle cose, secondo appariva alle sue pupille.
\par Fu un fiasco solenne ed insieme uno scandalo clamoroso. Si racconta perfino di un fido amatore dell'arte tradizionale. che, nella sua esasperazione, minacci\'f2 di arrivare a vie di fatto con la punta del suo ombrello se si fosse continuato a tenere esposta Musica nei giardini delle Tuileries. In questo quadro, il quale raffigurava tutta una folla che passeggiava al sole sotto gli alberi, ogni figura, specie quelle di secondo piano, era rappresentata da una semplice macchia di colore appena appena contornata e determinata e nella quale i particolari non erano che semplici lineette o puntini neri. Piazzandosi, per\'f2, ad una conveniente distanza. d'un tratto, quasi per incanto, tutte quelle macchie acquistavano vita. quella folla si muoveva, camminava, gesticolava. \'c8 facile quindi comprendere quali e quante ire dovesse suscitare questa tela, che rivoluzionava tutte le convenzioni tutte le forme dominanti fin'allora in pittura e per cui si sarebbe potuto ripetere la frase pronunciata da Corot per non ricordo pi\'f9 qual quadro, in cui era disdegnosamente trascurata quella minuziosa ricerca del finito tanto cara agli spiriti scolastici : "Non vi si vede nulla e pure vi \'e8 tutto ".
\par Se questa mostra procur\'f2 al Manet ingiurie e derisioni senza fine. richiam\'f2 altres\'ec intorno a lui, come intorno ad un capogruppo valente, simpatico e battagliero, molti giovani artisti, che avevano in uggia il gretto convenzionalismo accademico, reclamavano la pi\'f9 ampia libert\'e0 in arte ed aspiravano pi\'f9 o meno coscientemente verso qualche cosa di nuovo, fra i quali l'americano Whistler, il belga Stevens ed i francesi Monet. Renoir, Degas, Sisley, Pissarro, Legros, Bazille, Desboutin, nonch\'e8 quel Fantin-Latour (1), pittore di raffinata delicatezza, che lo doveva raffigurare dinanzi al cavalletto, circondato da vari dei suoi pi\'f9 affettuosi amici e fervidi ammiratori, in un quadro, Omaggio a Manet, di molto pregio e diventato con ragione famoso, che trovasi oggid\'ec nel Museo del Lussemburgo di Parigi. Essa, d'altra parte, gli assicur\'f2 la stima preziosa di pi\'f9 di un critico d'arte acuto e chiaroveggente, come, ad esempio, Charles Baudelaire, il quale ne spos\'f2 la causa con non minore entusiastica convinzione di quanto in precedenza avesse fatto per Delacroix e per Wagner, ed \'c9mile Zola, a cui, di l\'ec a qualche anno, essendo stato vietato di continuare a lodarlo sulle colonne dell' \'c9v\'e8nement, pubblic\'f2 tutto un opuscolo in sua difesa ed a sua glorificazione.
\par Poich\'e9 ho ricordato questo coraggioso e penetrante studio dello Zola su Manet, parmi non inutile il tradurne la mezza-pagina in cui molto acconciamente \'e8 descritta la fattura caratteristica dei quadri di lui, facendo ben rilevare in che consista l'originalit\'e0 novatrice di essa :
\par " L' artista, posto di fronte ad un soggetto qualsiasi, si lascia guidare dai suoi occhi, che scorgono codesto soggetto a larghe tinte, imperanti le une sulle altre, Una testa, per esempio, situata dinanzi ad un muro, non \'e8 altro che una macchia turchina posta accanto ad un'altra macchia pi\'f9 o meno bianca. Da ci\'f2 una grande semplicit\'e0, quasi nessun particolare, ma un complesso di macchie esatte e delicate, le quali, a qualche passo di distanza, danno al quadro un risalto meraviglioso. Insisto su questo carattere delle opere del Manet, perch\'e9 domina in esse e le rende ci\'f2 che sono. Tutta la personalit\'e0 di lui consiste nel modo come \'e8 costruito il suo occhio: esso vede biondo e vede per masse ".
\par Infatti le tele del Manet non presentano per solito a prima vista che larghe macchie di colori differenti, ma poi, a poco per volta, sotto l'insistenza dello sguardo, gli oggetti e le figure si profilano, la scena si precisa e l'insieme appare vigoroso e nel medesimo tempo luminoso e si rimane sorpresi ed affascinati al cospetto d'una riproduzione del vero cos\'ec originale ed efficace.
\par
\par Ho gi\'e0 di sopra parlato della Musica nei giardini delle Tuileries, la quale da vicino non presentava che un complesso abbastanza confuso di macchiette di vari colori e poi, ad una certa distanza, evocava dinanzi alle pupille dello spettatore il brulichio di una fitta folla in mezzo al verde dei boschetti, avvolta dal pulviscolo d'oro del sole, filtrante tra i rami degli alberi. Rammenter\'f2 ancora Olimpia , donata dal Caillebotte al Museo del Lussemburgo e che, se non \'e8 certo la migliore, \'e8 per\'f2 fra le opere pi\'f9 tipiche del Manet e suscit\'f2 polemiche lunghe e violentissime. Essa, al primo guardarla, non presenta che due sole tinte opposte, cio\'e8 una larga macchia pallida sur un fondo nero, ma, subito dopo, la visione si rischiara e si scorge una fanciulla a met\'e0 sdraiata, in tutta la baldanzosa impudicizia della sua giovane ma non pi\'f9 fresca nudit\'e0, sui bianchi lini di un letto ed in fondo un gatto nero ed una donna mora, che le porge un mazzo di fiori. Dinanzi al sempre differente ed al sempre rinnovato spettacolo della realt\'e0 \'c9douard Manet, che non aveva fisime idealistiche n\'e8 preoccupazioni e sottintesi letterarieggianti e per cui i due meriti essenziali di un quadro erano di suggerire l'impressione del vero, intensificata dalla squisita sensibilit\'e0 di una particolare indole d'artista, e di essere, siccome aveva proclamato Delacroix, una festa pegli occhi, si propose deliberatamente di dimenticare le lezioni della scuola ed i processi tecnici dei maestri del passato.
\par Fu in tal modo che si cre\'f2 un disegno ed una gradazione cromatica affatto suoi ed adatti, quindi, ad esprimere con fedelt\'e0 e con intensit\'e0 le sue sensazioni ottiche. D'altra parte, merc\'e8 lo sviluppo sempre maggiore della sua personalit\'e0 e merc\'e8 lo svincolo di essa dalle influenze, che, nelle prime prove, si erano, per affinit\'e0 di visione o per simpatia estetica, imposte ad essa, egli cerc\'f2 esclusivamente l'ispirazione cos\'ec nella vita moderna come nelle sembianze dei suoi contemporanei. In quanto poi alla fattura, si attenne sempre pi\'f9 rigorosamente all'opposizione franca ed ardita dei colori semplici, senza transizione di mezze-tinte e di ombre convenzionali, non curandosi punto di recare ai rigidi domini accademici della modellazione quell'offesa che, a trent'anni di distanza, Jules Breton, nel volume di ricordi e d'impressioni Nos peintres du si\'e8cle, non ha saputo trattenersi, malgrado la tanto ostentata pretesa di serena imparzialit\'e0, di rimproverargli acerbamente.
\par Se la schiera degli artisti, dei critici e dei buongustai conquistati dall'opera di Edouard Manet and\'f2 accrescendosi di anno in anno, le ostilit\'e0 della grande massa di pubblico e del mondo ufficiale non si chetavano e, quando la giuria d'accettazione del Salon dovette finire, cedendo alle pressioni morali di una parte assai autorevole dell'opinione pubblica, con l'aprirgliene qualche volta la porta, si vendic\'f2 col situarne le tele, accettate contro voglia, in pessima luce e pi\'f9 in alto che poteva. Giunti poi che si fu alla grandiosa esposizione mondiale del 1867, il pericoloso rivoluzionario della tavolozza venne escluso sdegnosamente.
\par Edouard Manet, che le scarse vittorie e le molte sconfitte nella lotta sua assidua e fierissima contro l'incomprensione, il malanimo e l'ilarit\'e0 schernitrice dei pi\'f9, non avevano scosso dai suoi propositi di rinnovazione estetica e che procedeva serenamente per la sua strada, non si turb\'f2 molto per questo nuovo rifiuto e decise di ripetere in proporzioni molto maggiori la prova fatta qualche anno prima. Egli radun\'f2, quindi, in una vasta baracca di legno presso il ponte dell'Alma, non meno di cinquanta tele di varia dimensione e di svariatissimi soggetti, le quali rappresentavano quasi per intero la sua produzione pittorica.
\par La prefazione che accompagnava il catalogo di questa seconda mostra individuale di \'c9douard Manet merita proprio, nella sua risoluta ma semplice e simpatica franchezza, esente da alterigie e da spavalderie, di essere qui riportata per intero :
\par " Fino dal 1861 Edouard Manet espone o tenta di esporre. Quest'anno egli si \'e8 deciso a mostrare direttamente al pubblico il complesso dei suoi lavori.
\par Al suo esordio al Salon, Manet ottenne una menzione d'onore, ma in seguito si \'e8 visto troppo spesso respinto dalla giuria per non pensare che, se i tentativi d'arte sono da considerare combattimenti, bisogna per\'f2 lottare con armi eguali : potere, cio\'e8, mostrare anche quello che si \'e8 fatto. Senza di ci\'f2, il pittore sarebbe troppo facilmente rinchiuso in un'arte da cui non si esce pi\'f9. Lo si obbligherebbe ad ammucchiare le sue tele o ad arrotolarle in un granaio. L'ammissione, l'incoraggiamento, le ricompense ufficiali sono, a quanto almeno si dice, un brevetto di talento per una parte di pubblico, prevenuta quindi a favore o contro le opere accettate o rifiutate. D'altra parte, si dichiara al pittore che \'e8 l'impressione spontanea di detto pubblico che cagiona la scarsa accoglienza che le giurie fanno ai suoi quadri."
\par " Data tale situazione, \'e8 stato consigliato all'artista di aspettare. Aspettare che cosa ? Che non ci sia pi\'f9 giur\'eca ? Egli invece ha preferito troncare la questione col pubblico. L'artista non dice gi\'e0, oggi: \emdash Venite a vedere delle opere senza difetti, ma: \emdash Venite a vedere delle opere sincere.
\par " \'c8 l'effetto della sincerit\'e0 l'attribuire alle opere un carattere che le fa rassomigliare ad una protesta, mentre il pittore non si \'e8 preoccupato che di riprodurre la sua impressione. Edouard Manet non ha inteso mai di protestare. E invece contro di lui, che non se lo aspettava, che si \'e8 protestato, sia perch\'e8 v'\'e8 un insegnamento tradizionale delle forme, dei mezzi d'esecuzione, dell'aspetto totale della pittura, sia perch\'e8 coloro che sono stati istruiti in tali principii non ammettono che ve ne siano altri e da essi attingono una frettolosa intolleranza. Nulla, al difuori delle loro formole, pu\'f2 esservi che valga ed eglino se ne fanno non soltanto i critici, ma gli avversari e avversari attivi.
\par " Mostrare l'opera propria \'e8 per l'artista la questione vitale, il sinequa non, giacch\'e8 accade che, dopo alcune contemplazioni, ci si familiarizzi con ci\'f2 che sorprendeva e, se cos\'ec si vuole, urtava. A poco per volta lo si comprende e lo si ammette, e Il tempo stesso agisce sui quadri come un insensibile levigatone e ne fonde le primitive rudezze. Mostrare l'opera propria significa trovare amici ed alleati per la lotta. Edouard Manet ha sempre riconosciuto il talento l\'e0 dove esso esiste e non ha preteso n\'e8 rovesciare un'antica pittura, n\'e8 crearne una nuova. Ha cercato semplicemente di essere lui e non un altro.
\par " D'altronde, egli ha incontrato importanti simpatie ed ha potuto accertarsi quanto i giudizi degli uomini di vero ingegno gli diventino di giorno in giorno sempre pi\'f9 favorevoli. Non trattasi adunque pi\'f9 per lui che di conciliarsi il pubblico, di cui gli si fa un preteso nemico."
\par Quale linguaggio sereno, misurato ed assennato e come completamente l'avvenire doveva dargli ragione ! In questa seconda mostra individuale, che nel 1867 era seguita da una terza ed ultima, provocata anche essa da uno scandaloso rifiuto da parte della giuria ufficiale, oltre ai quadri gi\'e0 in antecedenza da me mentovati, vi erano tele della pi\'f9 varia ispirazione e dei pi\'f9 differenti soggetti, che attestavano che il Manet, piuttosto che rincantucciarsi, come hanno fatto tanti pittori anche di rara valentia, in un sol genere, amava dare prova di agile ed accorta versatilit\'e0. Accanto, difatti, a scene ed a tipi spagnoli, come il bellissimo Torero morto, da lui tagliato dalla vasta rappresentazione di un combattimento di tori, di cui, dopo averla esposta, non era rimasto soddisfatto appieno, alla figura della danzatrice spagnola Lola di Valenza, che possedeva " le charme inattendu d'un bijou rose et noir", come ebbe a scrivere Baudelaire in una quartina famosa, e di un gruppo di Studenti di Salamanca, vi erano scene e tipi di Parigi e della campagna francese; accanto a ritratti di una rara efficacia di vita vissuta e di sottile penetrazione psicologica, che in seguito dovevano ritrovarsi anche pi\'f9 spiccatamente in quelli del baritono Faure, di Zola, di Mallarm\'e9, di Proust, di Rochefort e delle due sue scolare in pittura, Eva Gonzales e Berthe Morisot, vi erano alcune magistrali copie di Velasquez e di Tintoretto; accanto a nature morte di mirabile evidenza e di gustosa pastosit\'e0 cromatica, vi era una scena di battaglia navale, Combattimento fra il Kearsarge e l'Alabama, che suscit\'f2 l'entusiasmo di un giudice assai severo quale Jules Barbey d'Aurevilly, e, accanto ad un tragico episodio di storia contemporanea La fucilazione di Massimiliano nel Messico, che la sospettosa polizia di Napoleone III fece, nel secondo giorno della mostra, togliere via, due evocazioni della vita di Ges\'f9, che, se non erano di sicuro fra le opere migliori del Manet, non possedendo egli quelle profonde doti di pensiero e di sentimento indispensabili per profumarle di misticismo, possono per\'f2 farle additare, sotto pi\'f9 di un aspetto, come precorritrici di certa realistica interpretazione delle sacre scritture, la quale doveva, di li a non molto, essere tentata dalla pittura con vivo successo.
\par L'opera capitale della prima maniera, che potrebbe anche battezzarsi la maniera scura di Edouard Manet, \'e8 Il buon bicchiere di birra, che, per la naturalezza della posa della pingue, barbuta e bonaria figura di artista nottambulo che ne \'e8 il protagonista e specie per la bravura robusta e disinvolta della pennellata, s'impose, nel Salm del 1873, anche all'ostinato malvolere denigratore dei suoi feroci avversari. Ma, sotto influenza di coloro che il pubblico chiama suoi seguaci, ma che il Manet, a dire il vero, consider\'f2 e tratt\'f2 sempre come suoi amici, suoi compagni e suoi emuli, e specie di Claude Monet, egli doveva subire, nella sua carriera artistica troppo presto troncata, una trasformazione, non nella scelta dei soggetti, suggeritigli anzi sempre pi\'f9 dalla vita moderna, ma nella preparazione della tavolozza e nell'applicazione dei colori sulla tela, in modo da formarsi una seconda maniera, che, pure non arrivando fino alla metodica divisione dei colori, si avvicinava, per la rinuncia del bitume, per l'uso dei complementari e per la ricerca spiccata della trasparenza atmosferica e del brio luminoso, ai procedimenti di coloro che sono da additare come i pi\'f9 completi e schietti rappresentanti della novatrice formola impressionistica.
\par A questa seconda maniera chiara del Manet appartengono Argenteuil, La biancheria, La serra, In battello, Nana, Nella trattoria di babbo Lathuile, Primavera, Un banco di vendita alle Folies - Berg\'e8re ed alcune altre delle tele, le quali sono anche fra le sue pi\'f9 riuscite e pi\'f9 caratteristiche e furono da lui dipinte negli ultimi anni della sua vita, prima che un'inesorabile atassia locomotrice non l'uccidesse, appena cinquantenne, il 30 aprile 1883, malgrado l'eroico tentativo fatto da un chirurgo di salvarlo merc\'e8 l'amputazione di un piede. Se, nella varia ed abbondante sua produzione, che comprende non soltanto quadri ad olio, ma pastelli, schizzi a penna, acqueforti e litografie, \'c9douard Manet dette pi\'f9 di un'opera eccessiva e scadente, se non seppe forse mai liberarsi del tutto da alcune deficienze, specie di disegno, che egli, del resto, tante volte, riusc\'ec abilmente a semplificare ed a sintetizzare, e se in varie delle ricerche di rinnovazione cromatica fu preceduto e sopravanzato da pi\'f9 di uno dei componenti di quel gruppo impressionistico, di cui, ancora oggi, viene designato, non del tutto a torto, come il fondatore e come il capo, egli rimane pur sempre uno dei moderni pittori francesi pi\'f9 originali e pi\'f9 ardimentosi e l'opera sua, considerata nelle varie fasi progressive, \'e8 una delle pi\'f9 interessanti e pi\'f9 significative della seconda met\'e0 del secolo decimonono.
\par Allorquando, alla vigilia dell'apertura del Salon del 1884, Alexandre Dumas figlio, punto tenero pegli artisti d'avanguardia, apprese la morte dell'autore d'Olimpia esclam\'f2: " Si pensi ci\'f2 che si voglia della sua pittura, ma il certo \'e8 che egli ha trovato la scuola francese oscura o livida e la lascia con la finestra aperta sulla gran luce ! ". In queste poche parole vi \'e8 forse la lode maggiore di Edouard Manet.
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\par Vittorio Pica\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~ \~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~ \~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~
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