In Siena, dove tengono l'artista Cassioli come loro
concittadino, venuti a sapere che detto artista si trovava
tempo indietro privo di lavoro, vollero dargli una
manifestazione d'affetto e di stima, aprendo una
sottoscrizione pubblica, per mezzo della quale dare una
commissione all'artista a titolo d'incoraggiamento; e fu
scelto per soggetto : Provenzano Salvani che chiede
la elemosina nella gran Piazza di Siena per liberare un
amico prigione di Carlo, ed a sollevare il quale non era
bastato lo intero patrimonio di quel patrizio senese.
Terminato il quadro, che ora si trova alla esposizione di
Vienna, una signora straniera residente a Firenze ha offerto
all'artista una somma assai superiore a quella che la
sottoscrizione senese non ammontasse, per l'acquisto del
quadro. Il Cassioli non ha creduto accettare questa offerta
senza prima avvertire il Comitato Senese, al quale faceva
domanda gli si accordasse la vendita del suo dipinto,
obbligandosi in pari tempo di eseguire un nuovo lavoro per
la città di Siena. Il Comitato non credè alla sua volta
potere assumere una tale responsabilità, e decise convocare
in assemblea generale tutti i sottoscrittori e rimettere ad
essi la domanda dell'artista. Fin ora non abbiamo notizia di
ciò che l'assemblea dei sottoscrittori abbia deciso; ma nel
prossimo numero faremo sapere quali deliberazioni sieno
state prese.
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La quistione del quadro di Cassioli, di cui abbiamo fatto
parola nel numero passato del nostro giornale, è risolta.
Cassioli scrisse al Comitato Senese una lettera colla quale
dichiarava di ritirare la sua domanda avanzata per ottenere
il permesso di vendere il quadro Provenzano Salvani.
I Senesi hanno accolto con gioia questo scioglimento della
quistione, inquantochè non erano punto disposti ad accordare
il permesso domandato dall'artista. E con lodevole
iniziativa hanno voluto dare una nuova prova di stima e di
affetto al Cassioli, iniziando una nuova sottoscrizione allo
scopo di aggiunger essi l'ammontare della somma che dava
all'artista per il suo quadro, l'acquirente signora Favar.
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