Pillole d'Arte

    
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(Fonte : Il Giornale Artistico - 1873     Anno I - Nr. 16 - 25 Ottobre 1873)

Gli ultimi momenti di G. Mazzini

Quadro del Sig. Silvestro Lega

Pochi giornali hanno annunziata l'esposizione di questo quadro alla nostra accademia e poco pubblico prevenuto dall'annunzio è corso in via Ricasoli a visitar questa mamma degli artisti poichè seguita sempre a crederla tale. Predisposto dal soggetto annunziato si prepara a ricevere una impressione fulminante da mettersi insieme a quella ricevuta anni indietro dalla povera famiglia Cignoli e dal povero Bechi. Aimè!... i tempi cambiano e il melodramma è rimasto sul palco scenico nè vuoi più scender sulle tele a meno che non sieno dipinte dai nostri bravi Dorè.

Una volta almeno, permessa l'allegria, si poteva in una simile occasione rappresentar Mazzini in mezzo al suo Dio a al suo Popolo coi raggi in fronte come Mose e col chiericume in prospettiva che mastica coltelli: oggi invece il realismo invaso, l'uomo è rappresentato uomo senza attributi di divinità, e coloro che osservano son costretti a pensare che sul letto di un moribondo resta eterna la solennità della morte e che l'uomo d'ingegno potente è fatto anch'esso a immagine loro. Mazzini adunque che per alcuni fu piuttosto un mito che un uomo vero di polpe ed ossa, lo vedi nel quadro di Lega sonnecchiare le ultime ore di febbre, adagiato sul suo fianco destro e stese le braccia lungo la persona unir le mani che si tengono insieme. Non una violenza di chiaro scuro, non un valore brillante; lo storico plaid a quadretti neri e grigi lo involge alla vita e lascia scoperta la tradizionale sciarpa nera che gli cinge il collo, un unico e pallido accento di colore alla estremità del braccio destro è nella camicciuola che esce a contornar la mano con un colore violetto cupo, i capelli radi e grigi quasi che tutti, staccano con finezza sull'ossea fronte vastissima e sul guanciale che gli sta sotto; il letto coperto di lenzuoli bianchi esce sul davanti del quadro con una evidenza grandissima.

Sia pur distratto chi entra in cotesta sala da discussioni recenti o a proposito di questioni d'arte abbozzate per strada o per alterchi accaduti a proposito della buona fede e l'onestà del nostro giornalismo; entrato là dentro davanti a cotesta tela l'aspetto grave e calmo di questa scena, nuova senza eccentricità, solenne senza pedanteria, si impone talmente che ti obbliga al silenzio, nè più nè meno che il vero ambiente di una camera d'agonizzante al momento appunto che tutta è piena dell'ultimo fiato di chi ritorna alla terra. Per gli artisti cui poco interessa e commuove il melodramma in azione, ma più si ricercano le qualità intrinseche dei meriti d'arte, il Mazzini del Lega è parso pregievolissimo per molte qualità, prevenuti come erano dai suoi passati lavori e per quelli avendolo classato fra gli artisti che alle violenze del chiaro scuro sagrificarono il sentimento e la espressione del soggetto; trovano oggi che in questo ritratto ottenne realtà con grandissima parsimonia di mezzi e con impercettibili mezze tinte rilievo ed evidenza; la luce che illumina in pieno con calma soave la figura dormente del Mazzini e l'angolo della camera dietro a lui, non produce nessun cozzo di chiari scuri a disturbar per nulla la solennità della scena.

Se dai quadretti di genere in piccole proporzioni a delle figure grandi al vero si vede quest'arte di passionata ricerca e di coscienziosa osservazione ottenere simili resultati, ciò prova che il soggetto non influisce per nulla sui meriti d'un arte, nè la proporzione toglie o aggiunge nulla alla cosa voluta sul serio, prodotta senza preoccupazione di facili successi, di applausi banali, o di plebisciti popolari.