UNA QUISTIONE DI NOMENCLATURA. Che non è come tutti sanno un
passatempo elementare, ma anzi un alto esercizio logico,
questione addirittura di filosofia, trattandosi, attraverso la
definizione, di determinare le note costitutive di un concetto.
Ora noi vorremmo sapere quale è il contenuto di questo concetto
che lo Stato italiano e i suoi organi competenti hanno generato
nel mondo: Arte Medioevale e Moderna.
Mancando una interpretazione autentica bisogna procedere per assaggi e per
induzioni. Il campo è tremendamente vasto, e da perdercisi dentro. Non vogliamo
entrare, per amor del cielo!, nel ginepraio del termine <7>a quo. Non
abbiamo nessuna voglia di vedere accapigliarsi archeologi e medioevalisti. E
neanche nell'altro ginepraio dove finisca il medioevo e incominci la modernità;
non fosse altro per non sentirci tirar fuori da qualcheduno l'anno 1492 dei
manuali di storia per le scuole inferiori! Finché Evo Medio e Moderno vanno a
braccetto così, almeno nella formula statale, lasciamoli fare e non tentiamo in
nessun modo, a scanso di guai, di spingerli alla divisione del patrimonio
comune.
Contentiamoci per oggi del termine ad quem. Anche perchè qui per "Dedalo?,
che non è una rivista di filosofia ma d'arte, fuori dell'esercizio logico, si
innesta una quistioncella pratica d'ordinamento di musei. Parrebbe che si
dovesse intendere: arte moderna vuol dire arte dal termine d' inizio x, fino a
tutt'oggi; e domani, fino a tutto domani e così via. Ma la cosa non è tanto
semplice. Un sospetto ve lo fanno nascere, per esempio, i professori
universitari di Storia dell'Arte Medioevale e Moderna, che in genere
guardano alla fine del '700 come alle colonne d'Ercole, ed il Tiepolo è di qua,
ma Canova è di là, e in quell'acque di là non si naviga. La certezza ve la dà la
costituzione del Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti, nel quale
oltre la sezione Medioevale e Moderna, esiste la sezione Contemporanea. E noi
che credevamo... Ma qui la legge è almeno di una chiarezza cristallina:
contemporanea è quell'opera d'arte la cui esecuzione risale a non più di
cinquant'anni. Perfetto: non c'è da sbagliare.
C'è, si, qualche piccolo inconveniente, ma non facciamoci troppo caso. Il
direttore della Galleria romana di Valle Giulia, dovrebbe, per esempio, tenere
il suo bravo scadenzario, e allo scoccare dell'ora fatale del cinquantesimo anno
metter fuori implacabilmente i suoi ricoverati inosservanti del regolamento.
Questo a Valle Giulia non si fa, forse perchè non c'è il direttore. Se ci
fosse... Un pittore di settantacinque anni può trovarsi, una bella mattina ad
essere mezzo contemporaneo e mezzo... Moderno? Adagio! L'arte moderna,
arriverebbe dunque fino al 1871 e un altr'anno al 1872? Ma se lo Stato e i suoi
organi competenti non si sono ancora pronunziati! Mettiamo che domani lo Stato
compri un Appiani o un Bartolini. Dove lo mette? A Brera o a Valle Giulia? Arte
Medioevale e Moderna o Arte Contemporanea ? A Valle Giulia senz'altro. voi dite?
E il Gemito che è andato a finire sperso e rincantucciato sotto un'arcata del
Bargello?
Vero è che la quistione è semplificata dal fatto che lo Stato non compra nulla.
Ognuno crede che da Canova in qua l'arte italiana spetti a Valle Giulia, e
nessuna Galleria se ne occupa. A Valle Giulia non c'è nessuno... Le commissioni
ministeriali girellano per le esposizioni più che contemporanee....
E così da Tiepolo in poi tutto si disperde. E allo stato degli atti tra
l'inferno dell'arte contemporanea e il paradiso di quell'altra c'è il limbo
dell' "Ottocento?. Bisognerà dunque aspettare che un Salvatore discenda un'altra
volta tra quelle anime in desiderio, e se le porti, quando che sia, in cielo. O
le sprofondi in abisso.
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