Pillole d'Arte

    
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(Fonte : Illustrazione Italiana - 7 Febbraio 1886)

In memoria di Francesco Hayez

L'11 febbraio compiono quattro anni dalla morte di Francesco Havez segnalata dall'Illustrazione col ritratto o !a biografia del celebre pittore nel N. 8 del 1884. In questo intervallo di tempo la memoria del valoroso artista che inaugurava in Italia il periodo del romanticismo in pittura, prima che nelle altre parti d'Europa le arti grafiche seguissero la letteratura in quelI' evoluzione di transizione, e stata onorata in pubblico e in privato. Della Esposizione della massima parte delle sue opera principali fatta nel settembre del 1883 per cura dell'Accademia di Belle Arti in alcune sale terrene del palazzo di Brera l'Illustrazione  si è allora occupala (N. 38 del 1883).
Era da poco chiusa quella mostra, allorché dietro proposta del Ministero della Pubblica istruzione e per ricordare l'operosità del maestro nel suo campo principale d'azione, un decreto reale ordinava fosse conservato nel palazzo di Brera lo studiolo annesso al grande studio di Hayez, lasciandolo tal quale egli lo avea abbandonato per l'ultima volta. In questo studiolo, che da allora fa parte della Pinacoteca di Brera, i visitatori possono trovare in parecchie tele le traccia dell'operosità dell'ultimo periodo della .sua lunga vita d'artista assieme all'acquerello della famosa Sete dei Crociati, acquerello che egli solea dire essergli costato grandi fatiche, e che è veramente condotto con una rara finezza di miniatore. Accanto alla Bagnante, nudo caratteristico della maniera dell'Hayez, trovi il gran Vaso di fiori che due nani, - d'odalisca secondo l'intenzione dell'autore, - posano su un verone; trovi il ritratto che I'Hayez fece di se stesso nel 1858, grande al vero, e, sopra il cavalletto sul quale furono improntate, vedi ancora le sembianze del nonagenario artista, estremo suo lavoro dell'età di 90 anni, poi altre parecchie sue pere e diverse fotografie dei migliori suoi quadri. Nel cimitero monumentale una cappella mortuaria, opera dello scultore Barzaghi, fu alzata ove è sepolto l'artista, e consacrata al suo nome dalla sua figlia adottiva. La cappella si distingue da lontano entrando in cimitero e per il nome che campeggia in lettere cubitali in cima ad una grande croce, e pel leone di San Marco che sovrasta alla cappella. Il Comitato dell'esposizione delle opere d'Hayez nel 1883 apriva una .sottoscrizione per una statua iconica del maestro da erigersi a suo onore, e ne affidava l'esecuzione al Barzaghi; il Municipio accordava per l'erezione del monumento la piazzetta a sinistra del palazzo di Brera, dove quanto prima verrà innalzato. Intanto per cura della R. Accademia di Belle arti il segretario di essa sta compilando i ricordi della vita dal rinomato artista sugli stessi scritti autografi dai quali furono tolti già gli appunti che servirono alla biografia da noi pubblicata nel 1883. L'Illustrazione Italiana, ricorrendo ora l'anniversario della morte di Hayez, a sua volta fa omaggio alla memoria del celebre maestro pubblicando le incisioni di due tra i suoi più rinomati quadri storici.

  Vittor Pisani liberato dal popolo (1879).
Si tratta della guerra di Chioggia, che il Balbo nel suo sommario tratteggia in poche parole stupendamente: "Ferveva intanto nuova guerra tra Genova e Venezia. Erasi combattuto dapprima in Cipro, in tutto Oriente; ma vinti i Genovesi nel 1378 ad Anzio, fecero un grande armamento, occuparono l'Adriatico, vinsero a Pola Vittor Pisani nel 1379, che fu perciò stranamente imprigionato da' suoi concittadini. Quindi i Genovesi assediaron Venezia da Chioggia e il mare, mentre Francesco Carrara signor di Padova da stringea da terra, dalle Lagune. Non mai Venezia erasi trovata a tale estremo: chiese, pregò pace. Ma Pietro Doria, l'ammiraglio genovese, rispose: voler prima por le briglie ai cavalli di San Marco. Questo fece tornar il senno e il cuore a' Veneziani: e, tolto dal camere e rifatto capitano Vittor Pisani, richiamata la flotta da Levante sotto Carlo Zen, un altro grand'uomo di mare, resistettero dapprima virilmente; poi riassediarono essi i nemici in Chioggia (1380), li ridussero ad arrendersi, si liberarono. E stanche finalmente le due repubbliche, terminarono quella troppo famosa guerra detta di Chioggia, con un Trattato fatto in Torino per mediazione d'uno di que' principi Savoiardi, che ingrandivano (1381)".
Daniele Chinazzi di Treviso, nel suo diario di quell'assedio famoso, al quale assistette in persona, racconta pure brevemente il fatto della liberanzione del Pisani: "Veneziani per soddisfare al suo popolo, cavarono di prigione, e liberarono Vettore Pisani con molti sopracomiti, che erano  prigioni i quali uscirono alli 19 agosto con gran concorso, e molta allegrezza di tutti. Questo gentiluomo per far conoscere, che perdonava a tutti, subito si confessò e comunicò, e presentandosi al Doge per l'innocenza sua, fu da quelli padri esortato a smenticarsi le ingiurie, e ad avere per raccomandata la sua patria cotanto travagliata, il quale avendogli ringraziati della sua liberazione promesse di far quanto ad un buon cittadino si conveniva e così fu accompagnato a casa da grandissima quantità di popolo. Onde considerando la Signoria l'amore, che il popolo gli portava, e riputandolo anco uomo di molto valore, quel giorno medesimo il crearono capitano sopra il lido a S. Nicolò appresso Giacomo de' Cavalli".
In questa sua pagina storica, I'Hayez, oltre alla rappresentazione del fatto della liberazione di Vittor Pisani, ha voluto esprimere le condizioni di Venezia in quei giorni con delle figure che portano I'impronta dei patimenti d'una ritta condotta agli estremi da un durissimo assedio. Poco prima del 1848 questo tema di Vittor Pisani fu trattato da vari artisti, e tra altri, da un tedesco, Alessandro Hess, in un quadro che allora, esposto a Venezia, vi ebbe grandissimo incontro e che figurò poi nel 1868 all'Esposizione di Parigi. Il quadro dipinto la prima volta dall'Hayez in grandi dimensioni, fu esposto in Milano nel 1840; nel 1866 ne fu esposta una riproduzione più piccola e più accurata, che egli mandò poi a Monaco nel 1868, e mise di nuovo in mostra In Milano nel 1872. Da questa tela, ora posseduta dalla figlia adottiva di Hayez, la signora Angelina Hayez-Rossi, è tratto il disegno che pubblichiamo. Questa riproduzione sarebbe il penultimo dipinto storico del celebre innovatore della scuola lombarda dal classico al romantico, l'ultimo sarebbe stato il Marin Faliero che si conserva a Brera.
  Ultimi momenti dl Marin Faliero.
Nessuno dei centoventiquattro dogi di Venezia per cospicui casi di guerra e di pace, ha toccata la fama volgare che gode al nostro tempo il nome di Marn Faliero, non tanto forse per la tragica fine, quanto per le disgrazie coniugali sofferte e gl'insulti patiti come marito vecchio di bellissima donna galante.
Grazie a tanta fama il quadro dell'Hayez non ha gran bisogno di spiegazioni; del resto Ia storia ne avrebbe poche da fornire essendo stato segreto il processo e l'esecuzione della condanna. E' noto adunque che il doge Marin Faliero fu decapitato per aver congiurato contro la repubblica. Secondo alcuni, pare lo facesse allo scopo di un allargamento del diritto alle alte magistrature dello Stato; secondo altri, per attentare al potere e fondare un principato sul genere di tanti che sorgeano allora sulle rovine delle libertà popolari. Chi opina invece congiurasse principalmente per vendicarsi delle offese recate alla sua canizie. La Scala dei giganti non esisteva sotto tal nome, al tempo di Marin Faliero; quella rappresentata nel quadro è supposta dall'artista coidiritti di interpretazione per i passi non documentati. Era allora sovrintendente o proto delle pubbliche costruzioni Filippo Calendario: forse per questo l'Hayez rappresentò nuova la scala, supponendola opera recente di quel celebre scultore e architetto, parente e complice del Faliero nella congiura e prima di lui giustiziato impiccandolo tra due colonne, colla sbarra alla bocca. Colla presenza di soli dignitari, magistrati e minori addetti al servizio del palazzo, I'Hayez ha espresso la segretezza colla quale fu decapitato il doge popolare. La composizione sotto tale rispetto è ben distribuita e le espressioni dei personaggi appropriate alle diverse condizioni. L'Hayez, che fu artista generoso, donò all'Accademia di Brera questo suo quadro, che ora fa parte della pinacoteca moderna.
E uno dei quadri più caratteristici della maniera finita di Hayez, uno dei più accuratamente studiati e condotti a termine con una rara insistenza nella ricerca della modellazione e del disegno, ed è senza dubbio uno dei quadri più notevoli della scuola romantica italiana, tra i migliori dell'Hayez.

     Luigi Chirtani