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(Fonte : Gazzettino delle Arti del Disegno, nr 16, Firenze, 4
maggio 1867)
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Della medaglia conferita al Prof. Stefano Ussi
dal Giurì internazionale di Parigi
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Quasi tutti cominciano i loro discorsi dal principio ed io
questa volta voglio cominciare dalla fine (l'idea però non è
nuova né peregrina) infilzando così un discorso alla
rovescia che non sarà ne il primo ne l'ultimo di questo
secolo illuminato. - Concludo adunque con negare che la
medaglia data al prof. Stefano Ussi sia una fortuna per lui
e molto meno per l'arte italiana...Se taluno si sente offeso
da tale intemperante bestemmia smetta di leggere e mi
ringrazi di averli risparmiato la fatica e la noia di andare
in fondo, mi seguiti chi vuol sapere perchè l'ho detta.-
Non la credo una fortuna per Ussi reputando l'esser premiati
senza merito, danno maggiore che esser calunniati senza
ragione poiché la verità vien sempre a galla, e le bugie
hanno le gambe corte. Non la credo una fortuna per il paese
precisissimamente per gli argomenti già detti la di cui
applicazione venga trasportata dall'individuo alla Patria.
Io sempre sostenni, e sosterrò sempre, come l'unico mezzo
per ottenere degli effetti meravigliosi nell'arte sia quello
di creare quel più che si può, derivando tutto dalla sagace,
continua, incessante, amorosa, investigazione della natura.
Il professore Ussi invece è un amorosissimo incessante,
indefesso, cercatore ed esecutore dei precetti
dell'Accademia e quindi naturalmente ottiene dei resultati
che meravigliosi e sorprendenti per tutti i partecipanti
alle di lui opinioni, sono dolorosi per chi le avversa. Ci
accuseranno di antipatriottismo e sia pure; d'altronde ci
sembra poco ragionevole che se un italiano fa figura
all'estero per una opinione che non dividiamo noi per amor
di patria, si debba applaudire all'errore.
La questione è netta ed antica. Fu Raffaello un corruttore
dell'arte? Se si crede di no, bisogna fare come fa Ussi,
seguitare la tradizione che per una linea abbastanza curva e
fantastica, ma pur continua, saltando prima a dritta nel
barocco poi a mancina nel classicismo di Canova si è
condotta fino al punto attuale ed al quadro del Duca di
Atene. Se si crede invece alla libera ingenuità del 400,
alla deviazione del secolo di Leon X, bisogna negare,
assolutamente negare.
Nella giornata di giovedì 4 del corrente una eletta schiera
di artisti in numero di 120, si è riunita nel teatro
Fiesolano a convito onde dimostrare quanto per loro sia
grato il trionfo del confratello e con questo il trionfo
dell'arte italiana. Il signor Spence poi con gentile
pensiero gli invitava dopo nella sua splendida villa a finir
la serata. Vari discorsi furono pronunziati fra i quali
segnaliamo quelli del signor Altamura e Villa, quindi il
giovane Fontana leggeva un sonetto ed il signor Gelati
proponeva un brindisi al professore Pollastrini maestro
dell'Ussi, che fu accolto con tutto il favore. Trista è la
parte che mi tocca a fare in questo momento ossia la parte
uggiosissima di Cassandra, ma se riflettiamo quanto si sia
detto che l'Italia era madre di scienza, culla delle arti,
terra del genio, mentre poi la statistica ci ha gettata in
faccia l'umiliante cifra di diciassette milioni di
analfabeti, ci avvaloriamo nell'idea di dir sempre ed a
qualunque costo quella che per noi si crede la verità,
lasciando ai fatti provare in seguito chi aveva ragione.
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Diego Martelli
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