Vercelli, 05/09/1878 - Milano, 08/03/1929
Studiò pittura
all'Istituto di Belle Arti di Vercelli, allievo del
prof. Costa. Poi con l'aiuto di un sussidio comunale si
recò a Milano per frequentare a Brera i corsi di pittura
con Cesare Tallone e Vespasiano Bignami. Il suo esordio
artistico fu il Ritratto di mia
madre, esposto alla Permanente del 1905. L'anno successivo otteneva
molto plauso la sua Annunciazione, esposta pure a
Milano, per la quale guadagnava il premio Gavazzi.
Subito dopo alla Biennale veneziana esponeva il quadro
Spasimo, oggi in una galleria argentina.
Parti da una maniera romantica di colori e di forma,
oltre che di concezione: tonalità sfumate in giochi d'ombra evanescenti
forme dissolte in vaporosa fragilità. Gradatamente acquistò un maggior
vigore costruttivo ed una più serrata composizione cromatica pur
mantenendosi in un'atmosfera di misteriosa grazia chiaroscurale.
Per il Municipio di Vercelli dipinse una Vedova.
Partecipò a diverse biennali veneziane con Nonna malata; Modella;
Ritratto dello scultore Barzaghi, ed altri. Meritò il premio
Principe Umberto con il Ritratto della signorina Binda, esposto a Brera nel
1914. Alla Galleria Civica di Milano si conserva quello di sua madre; al
palazzo del Senato di Roma quello del Principe Umberto. Molti altri ne
compì per commissione di privati, sparsi ora nei salotti dei singoli
proprietari. Nella villa Pirotta di Brunate affrescò un soffitto e
pareti; altre decorazioni eseguì in diverse chiese lombarde.
Fra le moltissime sue opere ricordiamo ancora:
Violinista, ora alla Galleria d'Arte Moderna di Roma; Autoritratto;
Amanti; Sansone e Dalila; ed infine Ritratto di Mussolini, rimasto
incompiuto per l'immatura morte del pittore e conservato presso la Cassa
di Risparmio di Vercelli. Solo negli ultimi anni di sua vita ha dipinto dei
paesaggi, ammirevoli per leggiadria di taglio, vaghezza di colori e
armonia di toni. Fu per diversi anni maestro alla cattedra di figura
dell'Accademia di Brera, meritandosi l'ammirazione e l'amore dei suoi
allievi che lo ebbero caro per il suo valore e per la sua prodiga bontà.
(A. M. Comanducci)
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