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Torino, 10/08/1836 - Torino, 06/12/1910
Nato a Torino il 10 agosto 1836 ivi morto il 6 dicembre 1910. Studiò
dapprima all'Accademia di Pisa; poi per quattro anni a Ginevra, allievo
di Augusto Calame. Nel 1855 a Parigi, nella famosa Mostra rivelatrice
della scuola di Fontainebleau, rimase colpito dalle opere dei
rinnovatori francesi di allora, tanto dissimili nella tecnica e nel
concetto dal modo convenzionale allora dominante. Così anch' egli, come
già il Fontanesi ed altri, ebbe da quell'esempio l'incentivo a liberarsi
dall'accademico virtuosismo di tecnica esecutiva, e perciò risolutamente
a dedicarsi a quella indipendenza stilistica dalla quale sortirono
impronte nuove in un' epoca caratterizzata da un certo grigiore di
uniformità.
Il richiamo ad un ordine rinnovato di concezione rappresentativa egli lo
assecondò con entusiasmo ed amore, nella esecuzione di paesaggi. Per
questi svolse particolarmente un verismo tipico niente affatto racchiuso
nella riproduzione fedele di cose e rilievi del quadro visivo; bensì
esteso alla rappresentazione interpretativa della natura prescelta. E'
un ritorno volonteroso al principio fondamentale dell'Arte, secondo il
quale non viene adoperato in essa il compito meccanico di riproduzione
per le cose ritratte, ma lo svolgimento d'interpretazione della natura,
secondo la personalità particolare dell'artista esecutore. Così uno
stesso soggetto pittorico non può risultare di uguale emotività visiva
dalla rappresentazione di pittori diversi: poiché muta fra loro
l'essenziale sensibilità interpretativa.
Egli divenne, a fianco di Delleani, uno dei "rinnovatori della pittura
piemontese dell'800".
Fu paesista di gran pregio, di una sensibilità raffinata e sottile ed
improntò le sue opere ad una profonda dolcezza. In tale stato di
temperamento incluse quella medesima natura di stile che fu nella
letteratura di allora così diffusa. La sua partecipazione ad una
corrente artistica nominata avvenirista gli procurò contrasti in Italia
e nella Svizzera dove mandava opere sue. Così fu rifiutato per due anni
alla Promotrice di Torino, nella quale giunse finalmente; nel 1856 con
Mattino nella valle di Saint Robert; Paludi Mezzodì della Francia;
Savoia.
I suoi quadri sono di un largo e luminoso respiro, e tutti di vero
interesse. Appartengono a raccolte statali e private italiane ed estere.
A Roma, dove visse molti anni la Galleria d'Arte Moderna possiede: La
valle del Pussino; a Torino il Museo Civico di cui fu anche
Direttore, conserva: A Fiumicino (1879); La Contessa Sofia di Bricherasio; Il
pascolo. Altri suoi lavori notevoli sono: La campagna romana (1860);
Il Teverone (1861) presso il comm. Delleani di Carignano; Prati di
Castello (1866); A Lozzolo (1871); Paese (1874);
Sulla strada di
Calais (1878); Paese 1878) nella collezione della Duchessa
di Genova; Alfa (1885); Ultimo studio. Inoltre eseguì parecchie acqueforti e
numerosi disegni.
Fu anche stimato archeologo, e di questa attitudine complementare usò
per il restauro commessogli di vari monumenti antichi. Nel 1912 la
Biennale Veneziana gli dedicò una sala con 53 opere.
(A. M. Comanducci)
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