Venezia 02/06/1841, Parigi, 31/12/1917
Iniziato all'arte, secondo i principi accademici, dal padre Pietro,
scultore reputato, se ne svincolò ben presto cercando fin da giovanetto
le sue ispirazioni per le calli e i campielli della città nativa. Nel
1860 seguì Garibaldi in Sicilia e, ormai emancipatosi dalla soggezione
familiare, nel 1862 si recò a Firenze, dove trovò un ambiente più adatto
allo sviluppo della sua indole artistica nei Macchiaiuoli - Signorini,
Lega, Banti, Borrani - coi quali facilmente s'intese. Nel 1874 si recò a
Parigi per visitarvi la annuale esposizione del Salone. Era la prima
volta che la nuova Scuola impressionistica si cimentava in pubblico, con
le opere dei suoi pionieri. Attratto dalla loro arte, nella quale egli
riscontrava tanti punti di contatto con la sua, lo Zandomeneghi più non
si mosse da Parigi, dove visse in fraterna amicizia con i migliori
artisti, pago della modesta agiatezza della quale lo assicurava il
mercante d'arte Durand Ruel.
Nel 1889 figurò premiato al Salone, nel 1914, in seguito alle insistenze
di Vittorio Pica, fu potuta riunire di lui una serie di opere alla
Internazionale Veneziana; ma il pubblico non parve apprezzare
soverchiamente l'artista che in Francia veniva tenuto alla pari coi
maggiori impressionisti, e che ne era anzi stato, per propria intuizione
e per i contatti con i Macchiaiuoli, un precursore. Egli dipinse grandi
nudi, figure infantili, scene della affollata vita parigina, giardini e
campagne un po' irreali, viste liricamente. La prima importante mostra
complessiva di sue opere fu tenuta in Italia alla Galleria Pesaro di
Milano nel 1922. Vi figurarono tra l'altro: Prima della processione;
Al caffè; Alla toilette; Il parco; In palco; Donna che si spoglia; In
campagna; Donna che si asciuga; Donna che scrive; Donna allo specchio;
Donna che si riposa; Donna che cuce; Il mazzo di fiori.
Altre opere notevoli di lui sono: La lettrice; Gli innamorati e La
madre di Zandomeneghi, nella raccolta Toniolo di Venezia; La
portatrice, nella collezione Tomé di Varese; Le moulin de la
Galette a Paris; Ascoltando la musica e Il tetto rosso,
nella raccolta Annoni di Monza; Madre e figlia nella raccolta di
Ugo Ojetti; Gli occhi azzurri, nella collezione di Enrico Piceni;
Place du Teatre a Parigi; Il giubbetto rosso e Signora dai
guanti neri, nella raccolta Giussani di Milano; La roussotte;
Campagna francese; Riposo nel prato; Il giubbetto azzurro; Ritratto del
dottore; Giochi nel prato; Violette d'hiver; Sobborgo di Parigi; La
dormiente: tutti nella raccolta di Angelo Sommaruga, a Parigi;
L'aperitivo, nella collezione Cambiaghi, di Monza; Testa di
fanciulla, in quella Uberti di Milano; Figure femminili; La
Clementina; Ragazza sul prato; Donna con fiori; Alla toilette; Donna in
blu, tutte nella collezione Giovanni Finazzi di Bergamo.
Per nostra fortuna, i dipinti dell'artista non mancano nelle pubbliche
gallerie italiane: in quella di Arte Moderna di Venezia sono collocati:
Palazzo Pretorio; Ritratto di Guglielmo Ciardi e Ultima
occhiata; nella Galleria d'Arte Moderna di Milano, I poveri sui
gradini dell'Aracropoli in Roma; Il ricciolo; Fiori; in quella di
Firenze: Bastimento sul molo; Diego Martelli allo scrittoio; Ritratto
di Diego Martelli; A pesca sulla Senna; Fanciulla dormiente; Al
pianoforte e Sulla Senna; nel Museo Ricci Oddi di Piacenza:
Square d'Anverse a Parigi e Il collaretto bianco.
Vittorio Pica riassunse così il suo giudizio sulle opere dell'artista
prima della sua andata a Parigi: "Oltremodo piacevoli per il veristico
acume di osservazione, agile grazia di composizione, sobrietà di
tavolozza e saldezza di disegno", e aggiunse che "l'arte sua, messasi a
contatto con le correnti novatrici dell'arte francese, diventò d'essenza
più sottile e raffinata, e di potenza più evocativa e audace e più
sapientemente sintetica"
(A. M. Comanducci)
"Guardando, ascoltando, discutendo, mi trasformai e come per tutti
gli altri da Pissarro a Degas da Manet a Renoir la mia vita artistica fu
una successione di infinite evoluzioni che non si analizzano, che non si
spiegano che dipendono dall?ambiente, da circostanze particolari delle
quali nessuno può rendersi conto esattamente"
(F. Zandomeneghi a Vittorio Pica, 1914)
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