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					Grida in noi sempre una colpevole coscienza, e viepiù allora 
					col terribile suo grido ci atterrisce, quando si tratti di 
					commettere noi stessi, o chi più di noi stessi ci è caro, ad 
					incerto, e pericoloso destino. Il giovinetto Icaro intanto, 
					lieto dell'inusitato viaggio, che sta per intraprendere, 
					rivolge verso la propria spalla la testa, e guardando con 
					fanciullesco sorriso il lavoro del padre, e nulla curando i 
					saggi avvisi di lui, dimostra tutta l'impazienza di vederlo 
					compiuto.   
					 
					Un piedino, egli tiene alquanto sollevato da terra , come 
					se già già l'ali lo innalzassero, c'insegna quanto il vivo 
					desiderio dell'attimo si spanda soipra tutte le nostre 
					membra, e di sè stesso fortemente le investa. Dedalo é grave 
					della persona sua sopra la terra, come quello, che ha 
					gravato l'animo da cordoglio. Questo gruppo, non ispoglio 
					certamente di molto merito, ma oscurato poscia dal fulgido 
					lume de'suoi successivi fratelli, e queste ali medesime, 
					tuttochè mal'atte a sostenere l'imprudente figlio di Dedalo, 
					parvero pure un felice presagio accorto Senato di Venezia. 
					Da questo medesimo lavoro egli riconobbe, che la bella Fama 
					di Canova vestirebbe sul Tebro penne più ferme, ed a più 
					eccelso, e sicuro volo destinate; ed a Roma con lieto, e 
					fortunatissimo augurio inviollo.  
					 
					 
					
					 
					 
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