Pillole d'Arte

    
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(Fonte : Angelo De Gubernatis - Dizionario degli artisti italiani viventi  - 1889)

Alberto pasini


  llustre pittore italiano residente in una sua villa a Moncalieri presso Torino, è nato nel 1826 a Busseto, la patria di Giuseppe Verdi, suo padre era commissario di distretto, una specie di sotto-prefetto. Spinto dall'amore dell'arte, entrò giovinetto all'Accademia di Parma. Nel 1852 espose una serie di trenta disegni rappresentanti varii castelli dell'Italia centrale. Poco dopo lo troviamo a Parigi intento a studiare col Ciseri, il padre dello scenografo, e ad aprirsi nuovi orizzonti. Volle la sua fortuna che, nel tempo della guerra di Crimea egli conoscesse il diplomatico Bourrée incaricato dal governo francese di una missione in Persia; ottenne di poterlo seguire, e, in tal guisa, visitando l'Egitto, il Mar Rosso, l'Arabia, la Persia, s'inspirò all'Oriente e divenne, nel tempo nostro, il primo forse tra i pittori così detti orientalisti. In Persia si trattenne parecchio tempo, bene accetto al presente sovrano, che volle imparare da lui a dipingere.

Dalla Persia il Pasini passò a Costantinopoli, ove ritornò poi per lungo tempo nel 1862, e vi fece un primo quadro rappresentante una vittoria di Turchi pel Sultano Abdul Mezid, il quale rimastone molto soddisfatto gli diede quindi parecchie altre commissioni. Fra tanto i suoi primi quadri di tema orientale esposti a Parigi destarono l'ammirazione degli artisti e del pubblico; furono lodati dalla critica, comprati a ruba, premiati.

"Il suo Oriente è tutto vivo ed anche ne' suoi più minuti particolari il Pasini, scrive Folchetto, ha una tavolozza che è robusta come lui, un impasto solido e pittoresco nello stesso tempo, e un istinto raro per l'armonia e il contrasto dei colori. Ond'è che con mezzi semplici, con una sobrietà di tinte invidiabile, egli arriva a effetti profondi. Un santone alla porta di un muro nudo e pallido di una moschea, e il quadro è fatto, e vi trasporta a Bagdad o a Erzerum.
Le porcellane azzurrognole che rivestono gli edifici orientali pare di toccarle. Il suo Oriente non è una cosa freddamente fedele soltanto; egli lo anima con le scene di cui fu spettatore; che poté ricostruire, sempre coll'istessa esattezza nei costumi, nelle tinte, nelle figurine, e dipinse poi i cavalli con arte magistrale. Il suo Attacco di Drusi di un villaggio maronita, la sua Caccia al falcone nelle pianure d'Ispahan, i suoi Mercati di Costantinopoli tutte opere ormai celebri, fanno comprendere come egli sappia fissare sulla tela le folle variopinte, fotografare l'azione. I quadri di questo genere ch'egli ha prodotto sono innumerevoli e sparsi qua e là per il mondo, e ch'io sappia, in Italia non ve n'ha che uno, La tappa della Carovana, che trovasi nel Museo di Parma".

Da alcuni anni in qua, dopo un suo viaggio a Venezia, il pittore "Orientalista" diventò pure "Venezianista". La città pittoresca per eccellenza, lo colpì, lo sedusse. I suoi quadri di soggetto veneziano ora sono assai numerosi; si ricordano specialmente quelli che rappresentano il Ponte dei Santi Apostoli, il Traghetto del Casson e il Rio Marin.

Alberto Pasini ha ricevuto parecchie decorazioni; ma il suo titolo più bello è quello di avere, in quest'ultimo ventennio, co' suoi quadri fatto valere l'arte italiana a Parigi. Citiamo ora alcuni quadri di questo artista degni tutti di ammirazione, che sono: Canal Grande; Traghetto San Tomà; Venezia dalla Giudecca; Palazzo Grimani; Rio San Severo; Rio a Santa Maria Formosa; Palazzi Rezzonico, Foscari e Balbi; Porta di un bazar; Panorama della Sierra Nevada; Porta del vino (Alhambra); "Porta della sala delle due sorelle" (Alhambra); Interno della moschea dell'Alhambra; Porta d'una moschea e palazzo del Generaliffe; Porta di un vecchio arsenale; Mercato del lunedì nella piazza della Moschea a Costantinopoli; Cavalli al pascolo in Siria; Cortile di un vecchio joly; La sentinella; Le staffette (Asia minore); Gruppo di cavalieri irregolari alla porta di una moschea; Cortile dei Leoni a Granata; Gruppo di case nel Rubatto Yesel Giani; Un'arcata della facciata di San Marco; Porta del Palazzo Moriari; La salute, ecc., ecc.

Il Pasini si è fatto uno stile suo, i suoi quadri si riconoscono fra mille, per la briosissima vivacità, per l'osservazione giusta e precisa, per l'estrema finezza del disegno. I maggiori interessi del Pasini si svolgono nel commercio artistico parigino, per conseguenza egli passa buona parte dell'anno nella capitale della Francia. Scrisse di lui nel libro "Profili biografici" il critico d'arte Virgilio Colombo:
"Pasini riproduce fedelmente gli accessorii architettonici che scintillano al sole e si bagnano nell'ombra azzurra: in questo non ha rivali e collo straordinario suo ingegno fa delle pitture grandissime in quadri piccoli come un foglio della "Lombardia" piegato in due. Quanta maestria nel dipingere largamente figurine alte un dito, i fini cavalli, i truci e pensosi cavalieri, le suntuose bardature, le armi damascate, chioschi, mercati e serragli, le selle incrostate di gemme, i turbanti, le stoffe, i corteggi delle principesse, i bivacchi militari, gl'intimi recessi degli harem, profili di città frastagliati di guglie e di minareti, le caccie per gl'interminati spazii della campagna. Le scene orientali del Pasini sono squisitamente trattate, né in esse la maniera ricerca i soliti tramonti ed i cieli di fuoco. L'atmosfera fina e trasparente stende su tutto un argenteo manto. L'artista ha capito l'Oriente e come benissimo osservò un giornalista francese, se lo tiene in tasca. E' tutto garbo e sottigliezza; col suo pennello preciso e tagliente cura ogni particolare nelle più semplici pagine della vita orientale.

Il tocco delicato insieme ed incisivo, spontaneo ed elegante, descrive sottilmente le mezzetinte, le ombre, i risalti di luce. Ne' suoi quadri non ci sono mai stonature o note sbagliate; in pochi palmi di tela domina quella calma profonda, che è la caratteristica della terra asiatica fonte inesauribile. Nel 70 trattenutosi in Italia a causa della dolorosa crisi che la Francia attraversava, fece acquisto d'una villa sulle colline presso Torino, in posizione amenissima. Là si fabbricò uno studio vi dispose i suoi ricordi, e in essa ora passa colla famiglia oltre la metà dell'anno e qui agli amici fa vedere i prodotti eccezionalmente belli del suo orto, delle sue vigne e dei suoi campi, con orgoglio maggiore che non pei suoi quadri. Ma chi lo visita sul fine dell'autunno si persuade che le cure della campagna non lo hanno distratto dalla pittura, e trova nello studio preparati o finiti una quantità di quadri che lo accompagneranno a Parigi per disperdersi quindi pel mondo. La sua vita è costantemente operosa e pacifica nell'estate; allorché nello studio incominciano a scender le tenebre, egli esce nel giardino e dalla terrazza del terrapieno contempla il sole e lo splendido panorama. Sulla sinistra si sprofonda il sole, a destra Torino s'annebbia, si fa azzurra e poi bruna; il Po scorre a' suoi piedi fra le campagne ubertose, e la giogaja dell'Alpi gli si stende di fronte grandiosamente solenne".


A. De Gubernatis