Pillole d'Arte

    
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(Fonte : Emporium - nr 322 - Ottobre 1921)

La mostra di Antonio Mancini
(Cronache Milanesi)

 L' "Ente autonomo degli Amici dell'Arte" o "Circolo d'Arte ed Alta Cultura" - secondo la sua duplice denominazione ha ripreso - ha ripreso, nel bel palazzo di via Amedei, la serie delle mostre appena iniziata quest' anno ed interrotta nei mesi estivi, con una esposizione manciniana. Conviene anzitutto lodare la buona consuetudine introdotta dal Circolo d'Arte, della quale consuetudine l'esposizione odierna è un proseguimento: di raccogliere, cioè, con pazienti indagini presso i collezionisti, e portare ad una più vasta conoscenza, i tesori artistici gelosamente custoditi nelle private raccolte cittadine. Le opere di Antonio Mancini, riunite ora in tre sale del palazzo Amedei, sono state raccolte appunto così; e senza dunque potere e voler costituire una vera e propria mostra individuale con linee complete e definitive, ma solo una raccolta delle tele che di Mancini esistono a Milano (e ce n'è, del resto, assai più che non s'immaginasse), esse illuminano aspetti malnoti ed ignorati dell'arte manciniana, riuscendo interessante per il pubblico e preziosissima per gli studiosi.
Il loro numero, che era nei primi giorni di 44, s'è venuto accrescendo nei giorni scorsi; e con le ultime tele, anche la lacuna del Mancini ultima maniera, di cui la mostra risentiva all'apertura, è stata in parte colmata. Ma ogni deficienza, se tuttora ve ne siano, appare compensata dall'abbondanza e dal pregio dei saggi giovanili, che ci rivelano un Mancini quasi ignorato. Nei quali saggi egli è ancora l'allievo di Morelli e di Torna (il Torna si sente sopratutto nel delizioso quadro di genere intitolato La lettura), è il giovine pittore che subisce l'influenza de' suoi maestri e dell'ambiente napoletano in cui vive (ci visse dal 1864 al 1873); ma la sua personalità già prorompe, a tratti, in affermazioni potenti, ed alcuni caratteri, che saranno poi quelli dell'arte sua più matura, vi si delineano chiaramente. Questo gruppo giovanile è forse, o senza forse, il più interessante della raccolta, ed è ricco di sorprese: vi si risale, in una mezza figura di Ragazzetto, prototipo di tutti gli "scugnizzi" manciniani, al 1866, quando l'autore aveva appena quattordici anni, e si giunge fino al periodo parigino e londinese con L'Ispirazione, col Voto (di sapore michettiano), col bellissimo Violinista, e con l' Autoritratto, a cui tanti altri seguirono, del 1876.
Poi, l'estro del pittore trabocca, capriccioso e violento; la sua tavolozza si schiarisce, s'accende di tinte rutilanti; la mano rapida e nervosa versa a tubetti interi il colore sulla tela; comincia la gran musica cromatica, dagli accordi inusitati e arditi, e il virtuoso attacca i suoi mirabili pezzi di bravura.
Non è ancora venuto il momento in cui Mancini toccherà i limiti estremi della sua spregiudicatezza, giungendo financo a incastrare dei pezzi di metalli sulla tela; ma siamo già a quella sua pittura indiavolata, che bisogna guardare a rispettosissima distanza, se non si voglia perdersi con gli occhi nel caotico avvallarsi ed emergere degli spessi strati di colore, erti due dita, e buttati là, si direbbe, con la cazzuola. Ma già - diceva un giorno Mancini, a un tale che s'era messo ad osservare troppo d' accosto certi suoi quadri - la pittura ad olio bisogna guardarla da lontano, perchè da vicino puzza...
Entriamo dunque, in quest'altro gruppo di tele, nella fase più nota dell'arte manciniana, e la sorpresa diminuisce; ma quasi sconosciute sono tuttavia molte delle opere che ne segnano, in questa mostra, l'evoluzione e i trapassi; e se si eccettuino la Toilette, che fu uno dei successi della esposizione romana del 1911, il magnifico Autoritratto della collezione Benzoni già esposto alla Famiglia Artistica, e pochi altri dipinti, il pubblico si trova qua dentro dinanzi a dei Mancini la più parte ignorati o dimenticati.
S'inizia, così, ottimamente la nuova serie di esposizioni dell'Ente autonomo. Quelle che seguiranno alterneranno l'arte antica alla contemporanea, l'italiana con la straniera, e la pittura con l'arte decorativa. Prime saranno, secondo anche le possibilità dell'allargamento della sede del "Circolo", le mostre dedicate ai Fondi d'oro, all'Arte dell' Impero, alle Stoffe e trine antiche, arte orientale e alle Arti regionali italiane; cui seguiranno altre raccolte, destinate, come quella d'oggi, a far meglio conoscere alcuni artisti nostri, specialmente del Sei e del Settecento e della seconda metà dell'Ottocento. L'alacrità, il gusto e la cultura del giovine studioso che le organizza - Raffaello Giolli - autorizzano, per lo svolgimento d'un così bel programma, le migliori previsioni.
b.