Pillole d'Arte

    
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(Fonte : Mostra - Amici dei musei di Monza Brianza 2011)

Anselmo Bucci - Gli amici allo specchio

  Attorno alla poliedrica figura di Bucci pittore incisore e scrittore sussiste una fittissima rete di relazioni che s'innesca con la fuga parigina del 1907 e si conclude solo con la disillusione violenta provocata dal secondo conflitto mondiale. All'interno di quei quattro decenni centrali della sua vita, l'artista trascorre per quattro stagioni che hanno sostanzialmente cambiato l'aspetto del mondo, la società e le modalità di relazione. Una sorta di risorgenza contrassegna il primo decennio, con dirompenti entusiasmi che producono un'accelerazione nell'aggiornamento linguistico delle arti, nello stesso momento in cui crescono anche ineludibili tensioni politico-economiche che condurranno al primo conflito mondiale. Il secondo decennio del Novecento travolge l'intera Europa nella tragedia e nella miseria, sconvolgendo gli animi e gettando, in Italia, i semi di una nuova stagione ancor più fosca. Il terzo decennio si dispiega nelle nebbie di un consenso forzato, attraversato da improvvide avventure sanguinose fuori dai confini patri, per approdare ad un mare magnum d'indifferenza. L'ultimo ripiomba il mondo nel caos.  Anselmo Bucci attraversa non proprio impavido queste stagioni, dai suoi quindici anni ai cinquantacinque, vivendo di persona due avventure esistenziali ben diverse tra loro, quella parigina e quella novecentista, per dirla in breve, e due chiamate alle armi.
  Ha avuto decisamente le spalle grosse questo artista-soldato, per riuscire a salvare la pelle e, a suo modo, il proprio credo nella pittura e nella letteratura, nel continuo terremoto di stati d'animo che hanno contrassegnato la sua esistenza. Ha potuto farlo letteralmente tuffandosi nel lavoro, dapprima per forza, poi per l'intimo convincimento che le capacità di disegnare, di dipingere e di scrivere, nessuno mai gliele avrebbe potute sottrarre. Per la sua curiosità prima, poi per facilità e professionalità nello stabilire contatti, quindi per essere probabilmente considerato, già ai suoi tempi, un personaggio di riferimento, una sorta di memoria storica per ciò che aveva vissuto, esperito e conosciuto, Bucci conobbe un infinito numero di artisti - dagli amici ai colleghi delle moltissime mostre, situazioni e città frequentate - stampatori, colleghi giornalisti, critici, da Nebbia a Carrà, da Giolli a Costantini alla Sarfatti (per citare solo alcuni nomi tra le centinaia d'esegeti in Italia e in Francia), e letterati di vaglia, imprenditori, armatori civili, maestranze tecniche cui far eseguire i propri progetti, militari di ogni ordine e grado nell'esercito, nella marina e nell'aviazione. Se la sua opera incisa documenta generosamente tutte queste conoscenze, in una amplissima serie di ritratti di varia qualità, dall'appassionatamente introspettivo al debitamente distante, l'opera disegnata fa il punto, in un ben più stretto novero di fogli, sui personaggi più significativamente relati nel decennio tra 1923 (anno d'una delle prime mostre alla Galleria Pesaro e della presenza alla I Mostra internazionale d'arti decoratoive di Monza) e 1933, vale a dire lungo i più intensi anni milanesi, nell'agone di Novecento, dal momento nativo a quello del suo più fluido fervore operativo connesso con la politicizzazione che Bucci sentì subito stretta.
  E di artisti conosciuti per ogni dove, da Parigi alla Venezia delle Biennali, e di uomini di cultura, scrittori, critici, giornalisti colleghi conosciuti a Roma, a Milano, nelle varie redazioni che Bucci frequenta nell'ambito delle sue collaborazioni al Corriere della Sera, all'Ambrosiano, alla Fiera Letteraria, ad Arti Plastiche, sono le figure che nella vivacità disegnativa abituale, con una buona capacità di entrare nelle pieghe dei caratteri non priva d'ironia, Bucci ci porge in fogli di medie dimensioni, dove lapis o matita grassa saettano con decisione invidiabile e assoluto dominio compositivo della figura (del '30 è anche un famoso autoritratto dell'artista con le ali, a dire della sua convinta volontà d'elevarsi con l'arte fuori dagli schemi), come negli stessi anni la sua pittura e la sua scrittura versatili ci offrono pregevoli ritratti e suggestivi paesaggi. Ecco sfilare in questi fogli, con pari dignità, uno fra i primi colleghi del tempo del Cenobio monzese come Guido Guarnieri, ritrovato alla mostra degli artisti reduci alla Villa Reale monzese nel 1923: e gli amici intimi da sempre, complici delle prime esperienze pittoriche, dell'avventura parigina e di quella novecentista come Leonardo Dudreville, ma anche il "decano" dell'entourage d'artisti come lo scultore e ceramista Enrico Mazzolani; un tenebroso della stagione parigina come Lorenzo Viani (che ritroverà come scrittore nel '33 insignito ex aequo del premio Viareggio e che, nell'area del foglio del ritratto raccomanda a Bucci una ricetta: "per fare il caciucco ci vuole tutto, anche il testino"): un altro protagonista indiscusso della pittura sia a Parigi sia in Italia come Gino Severini: e ancora Pio Semeghini, in quegli anni docente all'ISIA di Monza accanto al grafico Marcello Nizzoli: il raffinato Plinio Nomellini ma anche un collega pittore nella Grande Guerra come Michele Cascella (che chiede a Bucci: "Ora che tutti sanno dipingere, a disegnare in quanti siamo?"), e quelli acquisiti nell'ambito di Novecento come Carlo Carrà, Achille Funi (mentre ad Alberto Salietti compete un bel ritratto a Bucci): l'elegante appartato Guido Cadorin, lo scultore Libero Andreotti: pittori meno noti come Archimede Bresciani da Gazoldo Ippoliti o fini illustratori come Antonio Rubino: un architetto colto come Ernesto Nathan Rogers (a sua volta autore di un ritratto di Bucci al lavoro): un famoso fotografo e poliedrico personaggio come Anton Giulio Bragaglia: e gente di teatro come Ezio d'Errico: scrittori di fondamentale importanza come Massimo Bontempelli: bibliofili insigni come Marino Parenti, e librai antiquari in contatto con Ojetti come Giuseppe Maylander; poeti impulsivi (come fu Bucci stesso da ragazzo) e impetuosi come Raffaele Carrieri (che scrive in calce al suo ritratto "Bucci, mille anime in dieci dita"); grandi artigiani-artisti da sempre legati a Milano e a Monza come il famoso fabbro ornatista Alessandro Mazzucotelli; un critico curioso e innovatore come Lamberto Vitali o un personaggio dell'affettuosa capacità d'affabulare come Raffaele Calzini al quale, oltre alla produzione narrativa, si devono vari scritti dedicati a Bucci (fin dal 1918, nella recensione alla mostra d'arte di guerra alla Pesaro) e agli artisti della cerchia milanese.
  La maggior parte dei fogli in mostra è datata 1928-'29. Questa sequenza di lavori, che costituisce un documento prezioso della cultura italiana tra le due guerre, è anche un saggio di preminenza del disegno e di bravura, del tutto inedito e sconosciuto a qualsiasi raccolta museale. ggio a Caiano dove nel 1964 lo raggiungerà, seppellito a suo fianco, l'amico Soffici. Michele Cascella (che chiede a Bucci: "Ora che tutti sanno dipingere, a disegnare in quanti siamo?"), e quelli acquisiti nell'ambito di Novecento come Carlo Carrà, Achille Funi (mentre ad Alberto Salietti compete un bel ritratto a Bucci): l'elegante appartato Guido Cadorin, lo scultore Libero Andreotti: pittori meno noti come Archimede Bresciani da Gazoldo Ippoliti o fini illustratori come Antonio Rubino: un architetto colto come Ernesto Nathan Rogers (a sua volta autore di un ritratto di Bucci al lavoro): un famoso fotografo e poliedrico personaggio come Anton Giulio Bragaglia: e gente di teatro come Ezio d'Errico: scrittori di fondamentale importanza come Massimo Bontempelli: bibliofili insigni come Marino Parenti, e librai antiquari in contatto con Ojetti come Giuseppe Maylander; poeti impulsivi (come fu Bucci stesso da ragazzo) e impetuosi come Raffaele Carrieri (che scrive in calce al suo ritratto "Bucci, mille anime in dieci dita"); grandi artigiani-artisti da sempre legati a Milano e a Monza come il famoso fabbro ornatista Alessandro Mazzucotelli; un critico curioso e innovatore come Lamberto Vitali o un personaggio dell'affettuosa capacità d'affabulare come Raffaele Calzini al quale, oltre alla produzione narrativa, si devono vari scritti dedicati a Bucci (fin dal 1918, nella recensione alla mostra d'arte di guerra alla Pesaro) e agli artisti della cerchia milanese. La maggior parte dei fogli in mostra è datata 1928-'29. Questa sequenza di lavori, che costituisce un documento prezioso della cultura italiana tra le due guerre, è anche un saggio di preminenza del disegno e di bravura, del tutto inedito e sconosciuto a qualsiasi raccolta museale. ggio a Caiano dove nel 1964 lo raggiungerà, seppellito a suo fianco, l'amico Soffici.
              
              
     Alberto Crespi