Cagliari, 06/12/1889 - Milano, 06/07/1949
Più conosciuto con lo pseudonimo di Primo Sinopico, con il quale sin da
ragazzo firmò le sue opere, questo pittore, illustratore e cartellonista
nacque a Cagliari il 6 dicembre 1889 da Giovanni e da Camilla Corrias.
Il padre, di famiglia oriunda francese, lavorava in Sardegna come
procuratore delle imposte. A Cagliari lo Chareun compì gli studi medi e
conseguì la licenza liceale. Seguì la famiglia a Padova dove si
iscrisse, in seguito, alla facoltà di ingegneria dell'università. Qui
diresse il foglio goliardico Lo Studente di Padova, su cui apparvero le
caricature dei suoi professori universitari, che egli rappresentava come
personaggi avvolti in abiti senza epoca e dall'atteggiamento decoroso.
Gli anni padovani furono importanti: egli stesso scrive in una nota
autobiografica apparsa sulla rivista L'Esame nell'ottobre 1939: "Il mio
indolente andare era pur vigile, ma non mi veniva fatto di coordinare e
fondere in larga euritmica composizione tutto quanto io osservavo ed
annotavo, di serbare e superare la realtà dei singoli elementi
immergendoli in vaste lande finché l'aneddoto perdesse contingenza e
diventasse storia senza tempo... Gli innumerevoli appunti ch'io presi
allora sui giardini pubblici, dovevano concretizzarsi in realtà
artistica solo vent'anni dopo. Tutto passava sotto la mia matita: le
umane larve nel piccolo caffè, giocanti a domino con ossicini di morto,
le dolci popolane bionde dagli occhi cerulei, in camicetta rosa e
scialletto nero, la stradina bigia con l'erbetta tra i ciottoli, i tetti
dopo la pioggia primaverile rosei come labbra fresche; il bimbo
trascinato nel gran tedio domenicale dalla madre bardata a festa?".
Lo Chareun non compì mai gli studi universitari. Allo scoppio del primo
conflitto mondiale si arruolò come volontario. In trincea, non
abbandonando la innata passione, collaborò, anche con illustrazioni, a
Il Razzo, giornale degli alpini del capitano Berlese, dove
pubblicò tredici ritratti di combattenti eseguiti sull'Ortles nel 1916.
Nel 1917 si diplomò all'Accademia di Brera. È di quest'anno la sua prima
importante mostra. Espose a Milano nelle sale superiori del caffè Cova
insieme con altri pittori sardi: Giuseppe Biasi ed Edina Altara. La
mostra fu importante in quanto lo Chareun, pur esponendo disegni
lievemente acquerellati grandi come francobolli, si impose
all'attenzione della critica e del pubblico.
V. Pica (in Emporium, XLVI [1917], pp. 9-15) metteva in evidenza le doti
di caricaturista e illustratore dello Chareun, che sapeva penetrare le
cose e le persone. Sottolineava, inoltre, che, nonostante alcune
scenette e tipi drammatici e sentimentali gli fossero suggeriti dalla
Sardegna, si trovavano nella sua pittura aspetti ed episodi della vita
delle grandi città, rilevati con un segno che ricordava talora lo
svizzero Steinlen, il francese Poulbot e in particolare lo svedese
Arosenius.
Margherita Sarfatti (in Il Mondo, 3 giugno 1917, p. 8) rilevava le doti
di umorista dello Chareun, analizzando in particolare l'opera La
Crocefissione, dove due Maddalene dai piccoli volti su corpi grossi
e sfatti stanno a guardare con occhi stupiti la tragedia del Calvario,
tenendo al guinzaglio un cagnolino da salotto. Ma forse più
significative di quest'opera, e più indicative per capire a fondo il
pittore e non solo il caricaturista, sono: Via Moscova interno
25,Suburbio e Funerale. Nella prima opera paiono chiari i
richiami a Utrillo, e nelle altre due vien fatto di pensare per la
tecnica a Van Gogh e all'umanità derelitta rappresentata negli stessi
anni da A. Martini e L. Viani.
Nel 1925, all'Esposizione internazionale di Parigi, lo Chareun riportò
un Grand Prix; nel 1926 tenne una personale alla Galleria Pesaro a
Milano; alla Biennale di Venezia inviò nel 1928 quattro disegni
colorati, Ponte in costruzione,Piazza del Duomo,Il vincitore,Grand
Hotel; nel 1930, Il matto del villaggio e Cantina a Grotta
di Castro; nel 1932, Gli amanti e Periferia. Nello
stesso anno tenne a Milano, alla Galleria dell'arte, una mostra
personale, dove espose venti disegni colorati e undici tempere
comprendendovi parte delle opere già presentate a Venezia: tra le
tempere, Notturno, Elettricità e Giardino possono
ricordare i paesaggi di periferia urbana di Sironi, portati però su un
piano metafisico e surreale. Alla Triennale di Milano del 1933, un suo
dipinto murale, Variazioni architettoniche, decorava un ambiente
al piano terreno del Palazzo dell'arte. Partecipò inoltre, dal 1931,
alle Quadriennali romane. Morì a Milano il 6 luglio 1949. La
Quadriennale del 1955-56 gli dedicò una mostra retrospettiva (sei
disegni).
(M. E. Ciusa - Articolo completo su
www.treccani.it)
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