Firenze, 03/04/1846 - Siena, 24/12/1924
Nacque a Firenze il 3 apr. 1846 da Gaetano, bottegaio, e Assunta Raddi.
Studiò all'Accademia delle belle arti della sua città, dove ebbe come
insegnanti A. Costoli per la scultura e T. Lessi per il disegno; nel
1868 conseguì il pensionato di studio a Roma (1869-72), avendo vinto il
concorso triennale con il bassorilievo in gesso I fratelli di
Giuseppe ebreo che presentano le di lui vesti insanguinate a loro padre,
facendolo credere estinto. Fino dagli esordi dimostrò bravura e
originalità, pronto e brillante ingegno, aderenza al vero, tanto da
essere considerato rappresentante della scultura nel gruppo dei
macchiaioli insieme con A. Cecioni e S. Grita.
Nel 1873 espose all'Accademia di Firenze il saggio di pensionato del
terzo anno, un gesso raffigurante Nerone vestito da donna che studia
le pose per presentarsi sulla scena. Per il soggetto spregiudicato,
anche se ispirato da Tacito, la scultura suscitò scandalo e vivacissime
polemiche, dividendo l'opinione pubblica. All'Accademia il Nerone
ottenne solo un premio di incoraggiamento mentre si schierarono col
Gallori molti giovani, tra cui A. Cecioni, T. Signorini, C. Boito. La
decisione dell'Accademia implicava l'esclusione dell'opera del Gallori
dall'Esposizione universale di Vienna del 1873, dato che potevano
esservi presentati solo marmi, cosicché gli amici dello scultore
promossero una colletta per la realizzazione in marmo (Giornale
Artistico, 16 febbraio 1873), e per la spedizione a Vienna; da
questa città la scultura fu poi inviata a un'esposizione in America o in
Inghilterra ma con ogni probabilità andò perduta nel naufragio della
nave che la trasportava. Dal Nerone il Gallori trasse un primo bozzetto,
che venne estratto a sorte fra i sostenitori e toccò alla marchesa
Teresa Bartolommei, e un secondo, in età avanzata, in terracotta,
conservato nella Pinacoteca municipale Foresiana di Portoferraio, dove è
conservato pure il busto marmoreo del Nonno napoleonico, ritratto
di Jacopo Foresi.
Fra il 1874 e il 1878 il Gallori fu a Londra, dove alla Royal Academy
espose il ritratto a figura intera della signora T.S. Lee (1874),
di George Ponsonby Crawford, del maggiore F.I. Rickard e
della signora Collard Drake (1875), una statuetta in terracotta
raffigurante Filippo Lippi (1876) e Mamma's darling
(1878). Rientrato in Italia in quell'anno, si stabilì a Roma dove
continuò a dedicarsi a statuette di genere, ritratti, busti veristi:
all'Esposizione nazionale di Torino del 1880 presentò con successo il
gruppo in gesso Le sorelle di latte, che fu riproposto l'anno
successivo all'Esposizione nazionale di Milano, insieme con la mezza
figura in terracotta Il fumo agli occhi (probabilmente il
ritratto del padre) e con la statuetta in bronzo Dupré giovinetto,
quest'ultima inviata nel 1883 anche all'Esposizione di belle arti di
Roma. Opera giovanile sono poi i Putti del proscenio del teatro
Verdi a Pisa.
Il Gallori prese parte alle grandi imprese pubbliche di fine secolo: per
la facciata del duomo di Firenze eseguì il modello della statua di S.
Pietro (1882-83; marmo, 1884-85), e per il portale destro la figura
di S. Elisabetta (archivolto), la Vergine Addolorata
(cuspide) e, in collaborazione con C. Zocchi, gli Angeli vincitori e
i ribelli (sguancio). Lavorò ai progetti per i monumenti a Vittorio
Emanuele II di Milano e Roma, concorrendo per quest'ultimo nel 1881
insieme con E. Ximenes. Pochi mesi dopo gli fu assegnata la statua di S.
Giacomo Minore (1884 circa) per la navata sinistra della basilica di S.
Paolo fuori le Mura a Roma; nello stesso anno egli vinse il concorso per
la statua in marmo del poeta Pietro Metastasio, ritratto con
realismo pittorico in abito settecentesco, e inaugurata il 21 apr. 1886
in piazza S. Silvestro. Nel 1883 partecipò al concorso per il
Monumento a Giuseppe Garibaldi al Gianicolo, che vinse l'anno
successivo poiché il suo progetto fu giudicato il migliore per
l'eccellente concetto, la maestà dell'insieme e il carattere
monumentale, austero ed elevato. Il monumento fu inaugurato il 20 sett.
1895, venticinquesimo anniversario della breccia di porta Pia, con un
discorso di F. Crispi. Il monumento a Garibaldi fu celebrato da G.
D'Annunzio nelle Canzoni della gesta d'Oltremare.
Del 1890 è il Monumento Montorzi nel cimitero suburbano di Pisa.
Per il Vittoriano il Gallori eseguì l'altorilievo raffigurante la
Libertà (1900 circa) e dopo la morte di E. Chiaradia, autore del
monumento di Vittorio Emanuele II, fu incaricato nel 1902 di
portarne a termine la statua equestre in bronzo dorato. Per la facciata
del palazzo di Giustizia di Roma gli furono commissionate le statue del
console Lucio Licinio Crasso e del proconsole Giuliano Salvio,
seduti e togati, dei quali eseguì solo i modelli. All'Esposizione
universale di Parigi del 1900 e poi a quella internazionale di Roma del
1911 il Gallori espose la statua in marmo della Tristitia
(indicata erroneamente talvolta come Il Dolore), premiata a Parigi con
medaglia d'oro: eseguita nel 1889 e destinata alla propria tomba nel
cimitero di Siena, si trova dal 1939 nella sala del Risorgimento del
palazzo pubblico. Nel 1909 eseguì il busto di Giuseppe Giusti,
inaugurato in Campidoglio il 28 novembre. Nel 1912 terminò la statua
equestre di Francesco Ferrucci, rappresentato in armatura
cinquecentesca, per la cittadina di Gavinana, che deve al Gallori anche
il Monumento a Garibaldi (1911).
Negli ultimi anni di vita il Gallori si era trasferito a Siena, dove nel
1890-92 fu membro della giuria nel concorso per il monumento a Garibaldi
vinto da R. Romanelli; nel 1891 risulta esaminatore all'istituto d'arte
e nel 1902 membro della commissione nominata dal ministero per il
restauro della facciata di S. Francesco. A Siena eseguì poi un
Bassorilievo per Baldassarre Peruzzi e un medaglione in bronzo col
ritratto del conte Guido Chigi Saracini (1924), conservato
nell'omonima collezione. Di abitudini borghesi e modeste, dopo la
celebrità datagli dal monumento a Garibaldi si raccolse in un'attitudine
contemplativa. Apparteneva alla massoneria e fu amico dei garibaldini,
particolarmente di E. Socci. Credeva nell'arte come consolatrice ed
educatrice e volle istituire negli ultimi anni di vita un premio per i
giovani scultori all'Accademia delle belle arti di Firenze, a
somiglianza del premio Ussi per la pittura. Alla Galleria degli Uffizi
si conserva l'Autoritratto (busto in bronzo).
Rita Bernini - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 51 (1998) -
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