Pillole d'Arte

    
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(Fonte : Dedalo - Rassegna d'arte, - 1921-22)

Un quadro sconosciuto di Tranquillo Cremona

 
È un ritratto d'uomo. Lo possiede il dottor Aldo Bonfiglio, vicentino, e adesso è in deposito nel Museo civico di Vicenza. Non lo trovo indicato nè nel catalogo delle opere di Tranquillo Cremona esposte nel ridotto della Scala il settembre del 1878, tre mesi dopo la morte del pittore, nè nell'elenco in fondo al volume di Giulio Pisa (1). Quando nel 1912 con Giovanni Beltrami e Camillo Rapetti raccogliemmo a Venezia una mostra dei più bei dipinti del Cremona interrogammo tutti i superstiti amici di lui, nessuno, nemmeno Primo Levi e Vittore Grubicy, ce lo nominò.
Eppure è uno dei ritratti più vivi dipinti da lui, audacemente di faccia come il ritratto della signora Torelli, come quello del Grubicy, come la Giovanetta ammalata. come il Sorriso, perché gli piaceva, ponendosi così a fronte il modello, superare con la sua pittura trasparente le difficoltà degli scorci e dei rilievi, accentuando le velature e le sfregature con colpi netti e brilli sonori. Rappresenta il ragioniere Raffaele Bonfiglio, da Cuvriana di Mantova, e fu dipinto a Milano. Non si sa in che anno. Dalla pittura direi tra il 1873 e il 1874, che del resto furono gli anni nei quali egli dipinse più ritratti : la signora Marozzi, il signor Yunck, il dottor Righetti, il signor De Micheli, Emma Ivon, Dario Papa, l'avvocato Curti, G. Sangiorgi che allora era pittore. E furono i suoi ritratti più espressivi, quelli in cui egli si avvicinò con più rispetto alla realtà, cercando di rendere anche l'anima del modello, non solo il fluire della luce sul volto e sulle vesti di lui. Dopo il 1875 egli torna al sorriso dei suoi leggeri e luminosi acquarelli; e i quadri a olio che chiedono un lavoro ed una meditazione più tesa, si fanno rari finchè nel 1878, poco prima di morire, il Cremona condusse in quindici giorni a compimento il suo dipinto ad olio più noto, l'Edera, al quale però pensava dal 1874.
Il carnoso e sorridente volto del Bonfiglio è dipinto su una tela ovale, contro un fondo mosso di verdone e turchino cupo : capelli castagni, baffi biondi, barbetta rada e bionda sul risvolto marrone del pastrano, occhi tondi ed azzurri che fan luce a tutto il quadro, un po' fosco e bituminoso come è tradizionale carattere dei Lombardi e come al Cremona erano apparsi in gioventù a Venezia, dopo tre secoli di vernici, i Veneziani che egli non dimenticò mai. Più precisamente: i fondi dei veneziani, Tiziano e Tintoretto. Anche questo, per ripetere l'osservazione di Camillo Boito, sembra un magnifico ritaglio d'un grande dipinto : un ritaglio preso tra le figure del secondo e del terzo piano.
Nell'attesa un po' disperata che qualcuno torni a dipingere con altrettanto sapere e sensibilità tutt'un quadro come quelli dipingevano, accontentiamoci di questi ritagli. Fra l'altro sono, senza possibile equivoco, italiani: oggi, una rarità.

Ugo Ojetti