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(Fonte : Emporium - nr 261 - Settembre 1916)
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Un'interprete dell'anima sarda: Gaetano Spinelli
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Il pittore Gaetano Spinelli e un solitario nella vita e
nell'arte; e un "originale" tra gli artisti: un solitario e
un originale appunto perchÃ? alla sua figura, non parlo ora
della sua arte, mancano le caratteristiche esteriori di
quella affettata originalità e, come dire, solidarietà che
sono spesso come un abito, quasi una risorsa professionale
tra i cultori delle arti belle. Guardatelo, nella fotografia
che, un po' a stento, egli mi ha concesso di riprodurre: Ã?
una diffamazione grafica, dice lui: eppure, anche a chi lo
vede.... senza fotografia, l'ottimo Spinelli fa
l'impressione, la prima volta, se non Ã? nel suo studio e se
non discorre d'arte, fa l'impressione d'un piccolo grasso
borghese, dall'affettuosità un po' rumorosa, dal facile
gestire, dalla facile loquela, soddisfatto di se,
innamoratissimo delle sue piccole comodità e del suo
benessere fisico. Aggiungete a queste presunte (soltanto
presunte, a dir vero!) qualità negative, la peggiore di
tutte: egli e un professore: anzi, un bravo professore, che
ama la scuola e gli studenti e consacra a quella e a questi,
e alla correzione dei lavori, e ai "cinque" e ai "sei" dei
registri e degli scrutini e a mille altre cose pochissimo
intellettuali e pochissimo divertenti, la miglior parte del
suo tempo e delle sue energie: ed Ã? anche tanto reputato,
come professore, che il Ministero lo manda volentieri su e
giù per l'Italia a fare ispezioni a colleghi più giovani e
meno provati.
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Non gli manca, insomma, che l'eleggibilità all'ufficio di
capo d'Istituto (e chi sa che non abbia anche quella
modestamente dissimulata tra le pagine di qualche vecchio
Bollettino del Ministero dell'Istruzione!), perche si possa
dire che tutti gli aspetti della burocrazia delle nostre
scuole medie si assommano nella sua persona rotonda e
pienotta. Come intravedere, attraverso questa scorza rude e
tutta imbastita di prosa, una calda, squisita, impetuosa
anima d'artista? E' un'anima che non si manifesta di primo
acchito. Ha quasi il pudore a manifestarsi: i suoi
entusiasmi tormentosi, la sua fede inconcussa, la sua sete
inesausta di verità e di bellezza gli sembrano, forse, cosi
poco conciliabili con quella sua esteriorità , che egli teme
di guastarle parlandone. Ma quando ne parla, e un altro. Ha
il candore d'un fanciullo, il fervore d'un apostolo,
gl'impeti e il rispetto religioso di un innamorato che sia
al suo primo amore.
Diventa eloquente. Una volta, senza pensarci e quasi senza
accorgersene, mi uscì in una formula: "sentire, sentire,
sentire: questo é l'arte". E veramente nessuno avrebbe avuto
maggior diritto di lui, di esprimersi cosi. Quando con gli
occhi della mente persegue un fantasma luminoso egli sente
davvero. II silo buon faccione di "sente" davvero, il suo
buon faccione di provinciale pacifico ne Ã? trasfigurato:
qualche cosa di puro e di gagliardo, di austero e di ingenuo
vi passa supra: e son come tanti battiti d'ala di quei
divini angeli del Purgatorio dantesco. E quando il suo petto
non può contener più la piena della commozione, sembra che
il respiro gli manchi e il sangue gli gorgogli in una specie
di rantolo affannoso: e poi il suo affanno si scioglie in un
grido buono e infantile come infantile, in quei momenti, la
sua anima: "mamma mia!" - un grido che quasi di prammatica,
e gli sale su su, violentemente, come dal fondo del cuore.
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Qualche volta, l'ho sentito legger dei versi: e confesso che
pochi, forse nessuno dei tanti professionisti della
declamazione sanno trovar come lui la via del cuore. Ricordo
una sua lettura: una lettura senza pubblico, intendiamoci;
tutta per me: o piuttosto, che importava, a lui, che ci
fosse uno spettatore? il mio amico Spinelli leggeva proprio
per se con l'egoismo inconscio e raffinato degli esteti,
leggeva per la sua anima, per il suo bisogno prepotente di
bellezza. II volume: il secondo delle Laudi del
d'Annunzio; la poesia: Per la morte di Giovanni
Segantini.
Spenti son gli occhi umili e degni ove s'accolse l'infinita
Bellezza....
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A questo punto, il mio dicitore s'interruppe: "Mamma mia!
Umili e degni. E' ineffabile il contenuto di queste due
parole semplici. E' ineffabile: io lo sento. Non tutti, non
sempre siamo degni di contemplar la natura. Degni,
veramente, soltanto pochissimi spiriti privilegiati da Dio.
Ma anche se il privilegio, per dono divino, fosse allargato,
e tutti noi ne partecipassimo, anche allora saremmo degni
soltanto a condizione d'essere infinitamente umili, come
davanti a un grande mistero. Quanta umiltà , dovrebb'essere
in noi! E davanti alla natura, intendi, non nelle sue sole
manifestazioni complesse, negli spettacoli orridi imponenti
incantevoli che a volte ci offre: davanti al mare, che so
io, davanti a un tramonto, davanti a un gioco luminoso di
raggi solari nelle nevi intatte delle montagne, davanti a un
viso celestiale di donna. No, no. Lo stesso rispetto, la
stessa umiltà anche davanti alle minime cose: un'ombra, un
fiore, una mano. Anche davanti a quelle linee semplici che
facciamo riprodurre come esercizi elementarissimi ai
principianti. E sempre lo stesso divino Artefice, che noi
osiamo imitare; e se non Lo sentiamo anche ne' più piccoli
frammenti della Sua opera, se non Lo sentiamo, che stolto
ardimento Ã? il nostro?"
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Questa religione dell'arte, Gaetano Spinelli l'ha respirata
in casa sua, fin dalla prima infanzia. Il suo primo maestro
Ã? stato suo padre, Francesco, un pittore valoroso e poco
conosciuto che passò la lunga vita operosa a Bitonto, sua
patria, modestamente. E a Bitonto a nato anche il nostro
Gaetano, circa trent'anni fa; qualche cosa più che trenta,
veramente; ma non so se egli abbia anche la civetteria di
dissimulare l'età come avrebbe, se non fosse un uomo di
spirito, quella di dissimular la calvizie e la pancia giÃ
più che incipienti. I pettegoli di oggi e gli studiosi di
domani � voi non sapete, i pettegoli della posterità si
chiamano "studiosi", o, con una parola ancor più
pretensiosa, "eruditi" - potranno trovar la data precisa,
del resto, nei ruoli d'anzianità del Ministero della
Pubblica Istruzione: una "forte" preziosa, per tante
notizie!
Ma torniamo a Bitonto. Lo Spinelli ricorda spesso con
commozione, nei suoi discorsi, gli austeri insegnamenti del
babbo suo; l'austera vita di raccoglimento di cui il
valentuomo dava, a lui e ai suoi fratelli, ora stimati
professionisti, l'esempio: e ricorda religiosamente la sua
mamma, da tanto tempo ora morta anche lei, la cui vita é
stata tutta un affettuoso e silenzioso sacrificio per la
vita dei suoi. Il padre non avrebbe voluto fare, anche del
suo Gaetano, un pittore: lo mandò all' Istituto Tecnico,
forse per cavarne fuori un ingegnere. Ma al giovanetto
andavan più a verso i pupazzetti che la matematica, e alla
fine (c'Ã? stata anche di mezzo una bocciatura in questa
benedetta materia; ma e meglio non dirlo) alla fine, col
consenso dei suoi, Gaetano ha sostituito, all'Istituto
Tecnico, l'Istituto di Belle Arti di Napoli, al professore
di matematica il Morelli: quanto miglior atmosfera, per lui,
quanta maggior comunione di spirito col suo nuovo Maestro!
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Compiuti poi gli studi all'Accademia Albertina e al Museo
Industriale di Torino, lo Spinelli entrò nell'insegnamento:
una brevissima tappa nella Scuola Tecnica di Bitonto e
nell'Istituto Tecnico pareggiato di Catanzaro; poi.
l'ingresso "in ruolo" negli Istituti Tecnici governativi:
Sassari, Palermo, Firenze.
Sassari fu la città che più colpì lo spirito dello Spinelli:
il giovane artista, nella pienezza del suo entusiasmo, amò e
sentì profondamente l'anima selvaggia della Sardegna, questa
regione mite e fiera, dai tragici scoramenti e dagli impeti
generosi. Per due anni, Sassari fu la sua "residenza" e i
dintorni della città la meta delle sue gite; per tutte le
estati successive la Sardegna, specie la sua provincia più
settentrionale, lo ha immancabilmente riveduto, pio
pellegrino dell'arte, instancabile esploratore dei borghi
più remoti. In questo modo, lo Spinelli � divenuto il
pittore della Sardegna, così come il Ciusa ne e lo scuttore,
e una scrittrice più largamente conosciuta, Grazia Deledda,
ne Ã? la poetessa, la delicatissima interprete nell'arte
letteraria. E a qualche accorata novella della Deledda fan
pensare certi quadri profondi nei quali lo Spinelli, con la
sicurezza di disegno e con la vigoria di colorito che Ã? sua,
ha presentato alcuni aspetti dell'intima tragedia dell'anima
isolana.
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