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					|   IL RITRATTO, IL GENERE E LA SCULTURA. Il ritratto non è largamente rappresentato. Già si e 
					parlato del Grosso. Dopo il Grosso, eccelle il Ferrari, nel 
					quale sono qualità spontanee di interprete delicato. II 
					Gaidano con lo studio pel Duca d'Aosta è giustamente lodato. 
					Ma anche i buoni cadono nel pericolo, dirò cosi, 
					commerciale. La tela è affrettata. Una rassomiglianza 
					relativa pare che basti a licenziare il quadro. Da questo 
					appunto pare si allontanino il Cavalla, il Juglaris nel 
					ritratto di Edoardo Calandra. Ma vi cadono dentro 
					l'Olivetti, che vorrebbe, in fondo all'animo, dare di più e 
					ci cadono tutti questi assaggi di pittura minuta, di 
					dilettantismo che vanno dalle testine di fanciulle, di 
					bimbi, alle ruvide fisionomie di vecchi cadenti. Il Giani ha 
					un buon ritratto in rosso ed il Ferro ne ha tre eccellenti. 
					Tra il bimbo d'una fattura velasquesca e la signorina in 
					piedi, di tendenza aristocratica, e preferibile il ritratto 
					di uomo che è stato considerato come una delle opere 
					migliori dei giovani artisti piemontesi. Il genere trova ancora dei tenaci artefici che lo 
					seguono. Celestino Turletti dà la sua nota arguta. Il Piana 
					riproduce uno dei suoi consueti interni, Rossi Luigi ha 
					buone note di tonalità viva. Così il Pennasillico, lo 
					Zezzos, il Rossi Alberto, innamorato d'Oriente, il Bazzaro, 
					il Dall'Oca Bianca, il francese Vaugnat, animalista, antico 
					amico del Fontanesi, e l'Onetti che si compiace anche del 
					quadro di piccole dimensioni. 
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					|   La scultura, con il Canonica, il Rubino, il Romagnoli, il 
					Marsigli, il Ceccarelli, ha in questa esposizione la sua 
					notevole parte. Anzi, quest'anno le si e voluto riservare il 
					grande salone d'onore. Delle settanta e più opere esposte, 
					non tutte meritano un accenno. Ma alcune poche sono 
					veramente degne di essere particolarmente notate. Cosi, il 
					Canonica col ritratto del Pasini ed il busto di fanciulla 
					tiene alto il posto che si è guadagnato. Ed il Rubino 
					conquista maggiori simpatie colla Madonnina
					ed il ritratto di bambina ; è in entrambe le opere un 
					sentimento, una sincerità espressa con coscienza fervorosa 
					di artista; ma nella seconda è ancor più notevole la cara 
					pieghevolezza del marmo ad esprimere un pensiero recondito 
					che si spande con una tristezza dolce sul viso. Il Monti, giovane assai, in Rovi e spine dà un' 
					opera solida che in altro ambiente, in altro momento, 
					avrebbe avuto forse altra fortuna. L'Ugo di Palermo ha un 
					buon busto, campato con sicura franchezza, e il Romagnoli 
					col ritratto della Grammatica supera difficoltà vivissime. 
					II Bialetti ha un torso stupendamente modellato, ma piace 
					forse maggiormente nella libera sbozzata del modello pel 
					monumento a Cavallotti. Vi e qui solo un frammento del 
					basamento. Ma come appare leggera la modellazione e ampio e 
					solenne il moto di questo gruppo che procede, stesa l'asta 
					della bandiera! Buone impronte hanno il Bugatti di Milano, il Biscarra ed 
					il Barbella. Luigi Calderini ha delle graziose impressioni 
					d'animali. Urbano Nono uno squisito bronzo Al nuoto. 
					Il Contratti nobili busti. |  
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					Ragione vuole che si spenda ancora qualche parola sui 
					disegni e le acqueforti. L'esposizione di bianco e nero, che 
					ebbe esito così fortunato a Roma, non ha impedito agli 
					artisti colà festeggiati, di esporre qualche saggio a 
					Torino. Ed è con vera compiacenza che si notano i buoni 
					acquerelli, agili, accurati del Macchiati per illustrazioni 
					di libri. L' intento solo a cui mira il Macchiati, di ridare 
					al libro la sua antica bellezza esteriore, dovrebbe 
					interessare vivamente il pubblico verso quest'opera, che non 
					è delle solite e delle comuni. Il Vitalini tenta,com'è noto, 
					l'acquaforte a colori : e le sue impressioni di campagna 
					romana sono condotte con bel garbo e raggiungono notevoli 
					effetti di tinta e di vigore. Il Turletti, con il ritratto 
					del Generale Garibaldi, inciso per commissione della 
					Calcografia reale, non ottiene i risultati che ha saputo 
					molte volte ricavare dal rame. Degni di particolare ed 
					onorevole menzione sono le acqueforti del Fichart e del 
					Miti-Zanetti, gli acquerelli del Ferrari, ed i fusains 
					del Vercelli e del Bozzetti ; ma sovrabbondano in queste 
					sezioni, che io continuo a considerare importantissima e che 
					invece le esposizioni non cercano di sollevare dalla loro 
					solita povertà, le opere dei dilettanti: e quindi anche le 
					cose buone subiscono l'influenza, la vicinanza delle cose 
					cattive, senza che dal confronto il bello si distacchi dal 
					brutto. Per fortuna il Vetri trionfa sulle piccinerie 
					altrui, con la serie di abbozzi e di studi per freschi, nei 
					quali è così viva, così perspicace, così brillante la mano 
					dell'artista. Limpida esce la sua fisionomia pittorica da 
					queste brevi carte, in cui v' è la dolcezza suasiva d'una 
					Madonna toccata con delicatezza antica, ed il rapido 
					movimento di scene istoriche e mitologiche, sentite 
					veramente con la grandiosità del fresco che dà gloria e 
					lusinghe agli austeri palazzi. E' stata una rapida rassegna. Comunque, c'è tanto da 
					dimostrare come le cose buone non manchino a questa 
					Quadriennale. Bastava solo che l'ambiente fosse più caldo, 
					più cordiale per metterle in rilievo e per mostrare al 
					pubblico, con serietà e con amore, il lavoro degli artisti 
					italiani, chiamati a raccolta in una festa solenne ed 
					indimenticabile per le arti e le industrie di tutto il 
					mondo. 
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					| EFISIO AITELLI 
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