Pillole d'Arte

    
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(Fonte : Emporium - nr. 94 - Ottobre 1902)

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ESPOSIZIONE QUADRIENNALE DI BELLE ARTI IN TORINO

 

SIMBOLI ED ALLEGORIE.

Gaetano Previati espone, per la Parisina di Domenico Tumiati, alcuni disegni ed altri sei carboncini che ritraggono delle scene della memorabile lotta dei comuni italiani. Disegni condotti, colla perizia del Previati, austeramente. Ma le stazioni della Via Crucis, per la loro originalità interessano maggiormente delle pagine bianche su cui l'artista ha tracciato tanto mirabile fervore di vita umana. Le critiche acerbe e le doti sconfinate che si son fatte e dette intorno alla Via Crucis furono molte. Dagli uni si lodava e si loda la profonda espressione dei quadri, uniti non solo dal crescendo del tono roseo e dorato, ma da un filo sottile di rispondenza lineare. Dagli altri si condannava e si condanna acerbamente la trascuranza del disegno, onde Cristo compare anatomicamente deformato, anche quando la croce non pesa ancora sulle sue spalle divine. II Previati dà in queste stazioni sacre una nota alta del suo ideale modo di intendere l'opera del pittore. I difetti e le virtù che erano nel suo Cristo trovano, nella descrizione pittorica del sacrificio del Maestro, un'armonia di toni e di immagini bellissima. Certo sembra inconcepibile che l'efficacia del disegno, cosi larga nel Previati, sia da lui tanto violentemente abbandonata : che per avvolgere le sue figure in una complessività mistica più rapidamente suggestiva, trasformi l'impotenza degli oscuri primitivi in un titolo di eccellenza per se medesimo.


Errore per me grande, poiché la sincerità dell'uno non può mai essere la sincerità dell'altro ; e traverso le vitali glorie dell'arte, I'ideatore non deve tendere che a rappresentare ciò che altri ancor non ha dato. Del resto il procedimento estetico e storico si spostano, con danno di quella rispondenza che e perpetuamente e fatalmente nelle cose.

Ma sarebbe ingiusto non riconoscere in questa Via Crucis delle qualità che eccellono ; come la tonalità rosea e d'oro, che va facendosi più grave, quasi più silenziosa e tragica, a mano a mano che il dramma s'avvia verso la sua finalità suprema, e quell'espressione di dolore intensa che vi sgorga e soggioga il riguardante : quel sentimento di dolcezza sovrumana che si diffonde dall'angosciosa figura del Cristo, in cui sono cosi squisitamente intese le attitudini del martire e dell'apostolo.

La pittura cosi detta sacra ha nella mostra delle tendenze singolari. II Cavalleri ed il Grosso hanno dato con vario criterio personale la scena della sacra famiglia. II Vetri espone i bozzetti dei suoi affreschi per la chiesa di S. Vitale a Napoli. Di Domenico Morelli v'e uno schizzo per la nota Assunta della Reggia di Napoli. Due giovani, il Rava e Romolo Bernardi, tentano la figurazione della Madonna con un fare semplice e lodevole : ma i mezzi d'espressione non raggiungono gli ideali loro.

Pellizza da Volpedo, nella grande tela che è forse la maggiore, per ricchezza rappresentativa, della mostra, sa fondere  energicamente la realtà col simbolo. II suo Quarto Stato è pittura socialmente espressiva, calda, sincera, che dà la prova degli studi e della serietà d'intenti del Pellizza. Ma la preoccupazione di voler chiudere in un grande spazio aperto, sotto il sole, tra lo sfumare lontano del paesaggio una scena potentemente umana, dove tutto dev'essere moto e vita, nella linea severa dell'allegoria, toglie alla tela molte delle qualità che avrebbero potato emergere meglio. Deve anche nuocere al quadro la collocazione troppo bassa e vicina all'osservatore. Non vi si sente lo sfondo. Quel gruppo di contadini e troppo prossimo al riguardante, perchè esso ne senta il lento, quasi ritmico avanzarsi, e colga d'ogni lavoratore l'atteggiamento riguardoso che sa la lotta interiore.


Luigi Onetti nel trittico Amore, lavoro e dolore non ha saputo dimostrare tutte le belle doti che sono in lui giovane ai primi cimenti. E così l'Omegna nei Dimenticati raggiunge un buon effetto di linee in una tecnica troppo sommaria per imporsi e piacere. L' Autunnalia  di Giuseppe Vizzotto Alberti torna soverchiamente incomprensibile, mentre l'allegoria ha d'uopo d'esser sincera e fresca. E cosi Francesco Margotti in un altro grande trittico parla più agli occhi che al cuore. II Kienerk ha dei disegni decorativi piacevoli : ma nell' Armonia primaverile non è pastoso e delicato come si conobbe altre volte: II Saccaggi nel Voto ha pensato di fare opera di virtuoso. Questa processione di belle fanciulle e di bambini, che s'indugia nella freschezza della giornata piena di sole, in un tumulto di toni vivi che salgono e si diffondono dai leggiadri costumi cinquecenteschi,  è pittoricamente geniale ; ma vi e dentro qualcosa di artificioso, di involuto, di troppo meditato per piacere. Buona la Sfinge di Oreste Pizio, campata in una cornice che dimostra le sue ottime attitudini alla decorazione.

Che han tentato il simbolo e I'allegoria v'è più d'uno, ma è, in quasi tutti, una povertà di idee, una limitazione di espressione da cui il quadro non può uscire significativo. Ancora, i nostri artisti si sentono lontani dall'esprimere ciò che lo spirito evocatore solo può vedere nel complesso di doti sicure e franche. Tuttavia è da ricordarsi il Nomellini, tenace nella sua velatura monocroma, cosi suggestivamente misterioso nel Saluto del sole e nella Colonna di fumo; il Chini con la tempera Visione d'artista ed il Mucchi con Luce ed Ombra, un bel sfoggio di tinta vivacissima su un tono basso di sfondo. II simbolo non vi esce cosi pieno, come era forse nell' intento dell'artista. La figura regale, avvolta nel manto rosso, è discutibile, ma la semplicità, la intellettualità della tela fanno perdonare i molti difetti d'impasto e di di segno. E di disegno manca il giovanissimo Guido Stella di Venezia, il quale nell'allegoria La forza e la volontà dà una simpatica nota, se non originale, certo degna di attenzione. Ma In preoccupazione di togliere la verità attorno ad un caro episodio di vita rusticana, lo fa cadere nello strano e nel fantastico. Decorativamente buono, il pannello è da condannarsi per certe cromie disuguali, incerte, quasi pazzesche.


Evidentemente lo Stella e penetrato nelle forme e nelle tendenze straniere, subendo anche lui, giovane ed impressionabile, quel fascino esotico che ha tolto molte qualità intrinseche dei veneziani. Ma un veneziano che, pur badando assai agli esempi d'oltre alpi, conserva ed esprime cari e sinceri sentimenti, è Lino Selvatico che con due ritratti, son due simboli di grazia e di poesia, rappresenta degnamente la regione veneta. Pensieri lontani e Signorina bionda sono due delle tele migliori dell'Esposizione. Si direbbe che l'artificio del pennello, cosi delizioso, cosi vago, cosi profumato, scompaia per lasciare libera e piena l'inspirazione immateriata.

MARINE E PAESI.

Di marine, Giorgio Belloni, ne espone delle graziose. Egli non ci dà, come altre volte, la silenziosa poesia del mare, sotto il raggio del sole o nella sinfonia calma della luce lunare. La superficie del mare ha voluto, questa volta, coprirla di vele bianche e di vapori pronti a partire. Ma tuttavia si rivela ancora quel fine conoscitore che è delle cose lontane, delle trasparenze acquee, dello spumeggiare improvviso delle onde. Guglielmo Ciardi ci dà ancora una sua laguna sentita con cuore di veneziano. Il Costa, una buona nota di porto. II Luxoro, un episodio di vita marinaresca. il Loiacono, una calda visione di terra e di mare siciliano. Vittorio Avondo ha due contralti di luce mattinale e di tramonto sentiti con una dolcezza quieta di maestro. II Corsi di Bosnasco ripete forse soverchiamente se stesso. Il Sacheri, senza esagerazioni simboliche, senza velature grigie, appaga anche quelli che han visto di lui cose migliori.

 

Ma se manca fra i marinisti una affermazione alta e convincente, non fanno difetto i paesisti. Il paesaggio è l'espressione pittorica per eccellenza dell' epoca nostra. Monti e pianure, boscaglie e campi arati rappresentano lo sforzo continuo e tenace dei nostri artisti nell'esprimere un sentimento di bellezza. Carlo Fornara di Prestinone col trittico Inverno, Primavera ed Autunno, dimostra l'indirizzo del suo spirito, quella larghezza ampia di intendere la Natura, di penetrare nei suoi fenomeni di luce e di colori, che era già il grande segreto di Giovanni Segantini. Nella Primavera specialmente la tecnica divisionista gli giova per raggiungere certi effetti di prospettiva bellissimi, certe lontananze sfumanti, certe strisce luminose ardite. Ma non tutti i particolari sono eseguiti con la medesima cura. Di qui una dissonanza quasi urtante, che toglie tutta la poesia di cui pure il quadro e leggiadramente soffuso. Il Gignous è sempre quel vivido paesista che tutti conosciamo. E fra il Gignous ed il Fornara è giusto porre alcuni giovani piemontesi che mostrano di sapere e di potere fare assai : il Falchetti e I'Olivero. Nel Falchetti la durezza della tecnica, onde i piani non sentono il digradare naturale, non distrugge la bontà complessiva dell'opera; e così nell'Olivero una incerta coloritura dei primi piani, non fa obliare la grata impressione delle ultime vette granitiche, tulle inondate dal sole.

I due Gioli di Firenze ed il Beppe Ciardi hanno eccellenti impressioni di paesaggio. Idilliche, semplici e sane le Pastorelle; squisito il Pollonera, e sobrio, raccolto, simpaticissimo il Piumati. Ne vogliamo dimenticare il Pellizza con delle impressioni più tecniche che naturalistiche, il Tommasi, il Faccioli con un Ritorno dal pascolo, il Salassa con due buoni quadretti pieni di luce, il Cressini sincero ed ardente, il Vighi vero e suggestivo, il Casciaro d'un'impressione cosi netta e pittoresca, lo Stratta, il Delleani, il Viani d'Ovrano. Del Balla, cosi festeggiato a Roma, c' è un Sentiero pieno di dolce poesia. Ne da ripetere i nomi del Grassis, della Bricherasio, del Giani, del Piana, del Bortoluzzi, del Miti-Zanetti, del Reycend, del Bussolino, del Bertea, del Pugliese-Levi, del Milesi che ha una eccellente nota, più di figura che di paesaggio.

                 

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