Pillole d'Arte

    
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(Fonte : Albo artistico napoletano - 1853)

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Alcune opere di Belle Arti esposte al Real Museo Borbonico

nel Febbraio del 1851

Era in quel tempo fra gli scrittori e gli artisti un continuato scambio di pensieri, e tal volta il pittore e lo scultore era quello che poneva in atto il pensiero dello scrittore, e talvolta era quest'ultimo il quale era condotto a scrivere dell'opera dell' artista.
DIDEROT, Gallerie del 1767, Vol, I.

Le varie opere d'arte esposte in pubblica mostra a questi giorni (1) nelle sale del Museo Borbonico sono tali che se ne dovranno rallegrare tutti coloro i quali hanno cara la gloria del nome napoletano. E tanto dovrà maggiore essere questa gioia, quanto in quei lavori non solamente ravvisi il presente, ma puoi facilmente augurare ed immaginarti lo splendido avvenire della gioventù napoletana affidata a cosi valorosi maestri. Essendochè gl'illustri artisti che sono qui convenuti a fare esperimento del valor loro, attendono appunto dal senno e dalla sapienza de' giudici che venga designato quello del loro numero il quale sembri ad essi più meritevole di esser nominato maestro di disegno nel regio Istituto di belle arti. Ufficio esercitato per una lunga ed operosa vita dal sommo Costanzo Angelini il quale nella sua vigorosa vecchiezza, dopo aver veduto tanto gran numero di artisti napoletani usciti dalla sua scuola , era serbato ancora a veder oggi un suo discepolo trascelto ad essergli compagno ed aiuto nell' opera nobilissima. Ma chi volesse sapere a quale de' concorrenti debba pure affidarsi questo sacro ufficio gli sarà forza di domandarlo non già ad uno solo, ma si bene ai cento ed ai mille che si affilano intorno a quei lavori, anzi neppur domandarlo, ma investigarlo nel ritornare ch'essi fanno più volte al luogo medesimo, nella loro ammirazione e negli altri affetti che si affacciano ad essi nel volto, e finalmente in quella che si domanda voce ed opinione universale, la quale senza manifestarsi giammai con suono di parola e per bocca di alcun uomo, s'intende e per forza si fa intendere da tutto il mondo.

Sarebbe lungo e non opportuno a voler dire di tutte le opere esposte, delle quali pure un buon numero furono già vedute negli anni passati. Ed esse ritornano oggi a mostrarsi perchè ciascuno de' concorrenti ebbe facoltà di produrre altri suoi lavori che a lui meglio piacessero, per confortare quasi di aiuto il lavoro novello nella opinion de' suoi giudici. Ma i cartoni che rappresentano gli estremi momenti di Giacobbe sono la parte principale del loro esperimento, e di questi io mi propongo di far parola, trascegliendone alcuni soltanto, quelli presso ai quali mi parve maggiore il numero dei riguardanti e de' quali si è parlato più lungamente e si parlerà. Ma se certamente in queste difficili prove è sempre maggiore la gioia e gli ossequi che ne ritraggono coloro i quali riportano la palma, non è mai senza lode per gli altri l'essersi posti al cimento. E voglio dire massimamente de' più giovani i quali hanno affrontato la rinomanza e la già chiara maestria di alcuni concorrenti ed banno sfidato le difficoltà molte del soggetto imposto, del quale non poteva la napoletano Accademia di Belle Arti scegliere un altro nè più bello, nè più solenne.

   II. E per quanto mi soccorre la memoria, non mi sembra di aver veduto, ne leggo mentovato o descritto verun dipinto di buon maestro che rappresenti questo soggetto, quando non sono mancati molti che avessero rappresentato benedizioni di Patriarchi, come quella d'Isacco, o quell'altra di Giacobbe non già a tutti i figliuoli ma si bene ai nipoti Manasse ed Efraimo. Anzi neppur Raffaele volle trovar luogo ad esso fra quelle storie bibliche da lui dipinte che sono uno de' principali tesori del Vaticano. Ma di questa benedizione non trovo soggetto più bello che si possa dare ad un artista, nè in quanto al concetto ne in quanto all'arte. Al concetto, perchè dopo quella benedizione si può dire che incominciasse veramente la discendenza di Abramo a togliere aspetto e vigor di nazione, ed ebbe da quella una rivelazione solenne del suo avvenire, della sua schiavitù, della sua liberazione e di tutte le sue vicende, e più oltre ancora, di quell'ufficio supremo affidato a lei di conservare intatta dalle corruzioni persiane e caldaiche la tradizion primitiva del Dio Uno infino all'arrivo del Cristo. Della qual cosa ci è prova e mostra incontrastabile lo stesso ordine della storia che segue, perocchè, direi quasi che dalle mani di Giacobbe venisse la nazione ebraica a quelle del sommo legislatore e condottiero Mosè il quale raccolse il retaggio e compiè la prodigiosa liberazione. E dissi ancora che nessun soggetto poteva dirsi più bello considerato in quanto all'arte, mentre in questo quadro l'artista si vede chiamato a far difficile prova del suo valore in tutte le parti che costituiscono l'arte sua. In dodici figliuoli diversi di età, di animo, di mente, di aspetto mostrare diversità di persona, di affetti, di abbigliamento; ed in mezzo a tanta diversità lasciar pure trasparire, sebbene in grado e forma diversa, l'amarezza di quel supremo momento che tutti dovevano sentire, raccolti com'erano intorno al morente il quale si apparecchiava a ricongiungersi ai suoi padri, oppresso e stanco da tante sciagure sofferte. Nè parmi che a nessun altro infra i padri del genere umano avesse imposto il Signore più dure prove in tutte le età della vita, da fanciullo a vecchio. A lui le invidie del fratello, l'esilio dalla casa paterna, la durissima servitù appresso Labano e i contrastati affetti per la bene amata Rachele. Ma questo non bastò; a lui la figliuola disonorata, contaminato il letto dal figlio, a lui la perdita del prediletto Giuseppe e la morte in terra straniera; delle quali volontà del Signore volle accennare il buon Patriarca al re Faraone dicendo che i suoi giorni erano stati brevi e dolenti. Eppure nessun altro ebbe più gran segno di predilezione da Dio il quale si chiamò da lui il Dio d'Israele e volle da lui chiamato il suo popolo, e gli dava prole numerosa che appunto e quella venuta oggi presso al suo letto ad ascoltare il vaticinio e la benedizione del vecchio. E quel vaticinio non fu lo stesso anzi diverso a ciascuno, onde novella occasione all'artista di poter rendere per altra ragione vario, copioso e ricco di affetti dissomiglianti il suo lavoro.

   III. Michele De Napoli a noi sembra aver sentito e concepito e più ancora espresso vigorosamente il soggetto; vogliam dire non essergli fallito nè il cuore, nè l'intelletto, nè la mano. Egli rappresenta seduto vicino al vecchio morente il figliuolo Giuda il quale già benedetto dal padre gli rimane appresso, e il padre, mentre con la man destra aiuta la moribonda e profetica parola e prosegue a benedire, si appoggia con la sinistra al braccio di questo Giuda destinato un giorno a stringer lo scettro. A nessun altro de'circostanti potresti meglio accomodar le parole dette da Giacobbe, e costui dal dolore abbattuto, ma pur grande e vigoroso, si mostra bene quel leone vincitore de'suoi nemici ed al quale s'inchineranno i figliuoli del padre suo. Ma ben altro aspetto è quello che sta ginocchioni innanzi alla sponda del letto. Nell'atto di quell'uomo tu vedi un tal misto di rassegnato e di dolente ch'egli non può essere altri se non Giuseppe che fu cagione involontaria al padre di tanto dolore e di tanta gioia. Forse a quel grave contegno ed alla bellezza di quella persona che le figliuole di Egitto guardavano maravigliate, tu ravviseresti in lui la pietra d'Israello, come lo chiamava il padre, o forse supremo governatore e viceré, di senno e di grandezza chiaro e possente. Ma io rimirando a quel suo atteggiamento mi ricordo invece che Giuseppe fu considerato siccome l'immagine del Cristo, e non saprei dire se il De Napoli abbia avuto in mente il viceré di Egitto o il mistico rappresentante del Salvatore nel disegnare quella figura, ovvero abbia voluto infondere l'uno e l'altro sentimento in quella persona.

Diversa anzi opposta apparenza fa sullo stesso piano del quadro e appié del letto un altro figlio di Giacobbe, il quale se tu nol conoscessi per piu vecchio all'aspetto, quella sua attitudine di rimorso e di dolore forse lo indicherebbe per Ruben. Sento che alcuni non lo vorrebbero così diviso e separato dagli altri o, come dicono, dall'azion principale del quadro, parendo forse poco curante della more del padre e tutto raccolto in sè medesimo, e con volto più di rimorso che di dolore. Ma se io veggo in mezzo a costoro altri che lo vinca nel dolore di quella morte, quale degli altri dovrà piangere per sè tanta grandezza di sventura com'egli, caduto per le parole del vecchio dall'eccellenza della sua forza, in pena de'falli commessi? Fuggono dalle sue mani e da quelle de'suoi figliuoli il doppio retaggio di terreni che andranno alla prole di Giuseppe, la dignità del sacerdozio conceduto a Levi e l'impero tramandato a Giuda. ? Eccomi solo, egli dice, in mezzo a tanti non più primo, non piu fratello, non pia figlio. E vero che la sentenza del padre e sentenza di giudice giusto, ma non hanno macchiato forse le mani loro Levi e Simeone nel sangue de' Sichemiti ? Hanno pur essi udito la loro sentenza e saranno divisi in Giacobbe e dispersi in Israele, ma i discendenti del primo non saranno forse per loro ufficio più vicini all'altare di Dio ? e gli altri non serberanno essi il deposito delle leggi ? e non saranno maestri di scienza ai giovinetti ? Inchinatevi pure al padre, felici che voi siete io non ho animo di sostenere neppure lo sguardo di quell' uomo che mi abbandona sulla terra senza avermi imposta la mano sul capo -

   IV. A me basta che i riguardanti i quali hanno letto il libro divino, facendosi innanzi al quadro sappiano ravvisare qual sia ciascuna di quelle figure, e sieno commossi da quella vista. Perocchè se il rappresentare quel grande momento non importasse altra cosa che figurare un vecchio morente in mezzo a dodici figliuoli confusamente affollati e stretti d'intorno ad un letto, io non credo che sarebbe stata difficoltà grande all'artista esercitato nel rappresentare le forme e le diverse attitudini del corpo umano. Ma oggi non è riposta in questo la difficoltà maggiore dell'arte; anzi nel sentire e nel concepire il soggetto e quindi rappresentarlo non solamente agli occhi ma al cuore ed alla mente. Dopo che la bellezza organica dell'arte greca si venne a stringere in amichevole consorzio alla bellezza intellettuale dell'arte cristiana ed il culto della forma a quello dell' intelletto, in un secolo più di ragione che di poesia, l' opera dell' artista e tanto più grande quanto più difficile perch'essa giunga a soddisfare non pure lo sguardo ma la mente degli uomini. Due altri figliuoli stanno in piedi alle spalle di Ruben. Il primo non sapresti dirlo altro che Levi ad una certa sua gravità che starei per dire sacerdotale, quasi anticipata rivelazione dell'avvenire de' suoi, e l'altro Simeone uomo di vendette e di stragi. Nè solamente l'aspetto di entrambi ti basterá a ravvisarli, ma ancora il vederli uniti e stretti in questo luogo, perché insieme avevano commesso un giorno le opere di sangue ed insieme udivano oggi la sentenza del padre. Dal lato stesso del letto e più indietro stanno in piedi Isacar e Zabulon, i due serbati alle ricchezze delle prime industrie e de' primi commerci, e quivi presso seduto Dan, nato di Bala, quello della cui tribù vennero i supremi magistrati del popolo ebreo che tennero l'impero da Otoniello a Sansone. Dalla parte opposta ed in capo al letto si mostra intera alle spalle di Giuda la persona di Beniamino e seguitando più indietro vedi solamente in parte quelle di Gad, di Aser e di Neftali. Molti sono che non sanno accomodarsi al vedere cosi tronche le persone dei tre figliuoli i quali stanno troppo ordinatamente dietro al guanciale del letto che lascia scorgere le sole teste di costoro. Ma il dire che questo lato dell'opera non sia più bello e cosa per avventura che nulla toglie al merito ed alla virtù di così egregio artista.

Perocchê un uomo il quale ha saputo in tanta angustia di tempo immaginare ed esprimere il concetto di un ampio quadro ed in tempo ancor breve compiere il suo cartone, non so quale difficoltà grande incontrerebbe nell'avanzare alcun poco il figliuolo ultimo della parte posteriore del lotto, o nel diminuire alquanto il guanciale sul quale si appoggia il morente. Ma se questo non finisce di piacere all'occhio, altri sostengono che fortemente nuoce alla ragion del quadro, perchè una parte de' figliuoli si rimanga non veduta alle spalle di Giacobbe. Pure io credo assai difficile che un uomo non sia stato pure una volta presente ad avvenimenti di tanta sciagura; egli avrà osservato quanto sieno diverse le attitudini dei figliuoli, dei fratelli e de' parenti, ch'egli non avrà veduti giammai messi tutti a schiera o a cerchio intorno al letto, ma una parte abbandonarsi remota dagli altri alla forza del dolore, un'alta ai conforti della preghiera. Oltreché le figure di tutti quei figliuoli non erano della stessa importanza né al cospetto del padre né al cospetto di Dio; né forse potevano meritare di stare altrove gli altri trovandosi in un luogo dov'erano pure presenti un Giuda, un Giuseppe, un Ruben, un Levi, un Simeone. Ed ebbero ancora giustamente per ragion di arte il luogo loro assegnato, essendo che l'autore per aiutare quelle figure le quali dovevano esser poste in maggior veduta si valse con grande avvedimento dell'artificio de' contrapposti tanto inteso ed usato da' sommi maestri. Cosa principalissima nelle arti le quali si giovano sempre nella loro imitazione di quel contrasto ch'è pure cosi essenziale e cosi visibilmente imposto da Dio all'ordine ed alla bellezza dell'universo.

   V. E perchè non sembri una mia troppa predilezione alle opere del De Napoli la quale mi faccia vedere ogni cosa perfetta, io non mi terrò dal manifestare un mio pensiero, che quel suo Beniamino, lupo rapace che la mattina divorerà la preda e la sera spartirà le spoglie, sia stato espresso dall'artista in un modo che parli troppo al senso più che all'intelletto. Che se in luogo di metterlo curvato in su l'origliero paterno e con un solo occhio visibile ed aperto in segno di tristezza, lo avesse rappresentato con l'intero volto palese, non gli sarebbero mancati altri modi da fargli leggere nell'aspetto, volendo, che costui era il capo di quella tribù la quale aveva a compiere il misfatto contro l'infelice Levita ed essere sterminata nelle pianure di Sabaa e di Remmon. Se pure non si vuol dire che questa diversità non solo nelle commozioni e negli affetti istantanei ma nell'indole delle sue persone potrà sempre l'artista assai meglio esprimere quando abbia ancora nella potenza del colore quel principale o dire essenziale conforto e sostegno dell'arte. Ed è per questo che la prova imposta agli egregi concorrenti non poteva esser più malagevole. E' stata gran lode per essi che usando soltanto di quei pochi aiuti che può dar la matita sieno piaciuti non solamente a' maestri e giudici dell'arte, ma ancora a quella gran parte che senza intendere di pittura è corsa in folla a vedere le opere loro, e si e grandemente dilettata in una specie di lavori quali sono i cartoni, che hanno le più volte un linguaggio intelligibile ai soli artisti. E stanno in testimonianza delle mie parole quei molti cartoni di sommi maestri che pure ci avviene di vedere in alcune città d'Italia e straniere, e che sono tanto ammirati e studiati dagl'intendenti e poco dall'universale, il quale cerca invano in quelle opere gli effetti della luce e quelli delle ombre e la espression degli affetti e la verità del colorito. Ma il De Napoli seppe usare egregiamente dei soli mezzi a lui conceduti e giungere con essi ad ottenere il più grande effetto dal suo disegno. Vedi infatti quanto efficacemente si aiutò di quel bianco adoperato da lui vicino alla sola testa del morente, persona principalissima del quadro sulla quale si raccoglie il maggior lume e quindi la maggior attenzione de' riguardanti, e nella quale puoi leggere da una parte l'età grave ed inferma, dall'altra quella fiamma di vita che presso ad estinguersi si ravviva in ogni morente, ma più in costui che per volere e dono visibile del Signore predice l'avvenire ai figliuoli.

   VI. Altra maniera ed assai diversa tenne nella sua opera Raffaele Postiglione, ed è tale diversità che vivamente ti percuote quando tu vada dall'uno a veder l'altro de'due lavori. II Postiglione è di tutt'i concorrenti il più giovine ed appartiene all'ultima schiera di pensionati napolitani che sono ritornati da Roma. E questa è somma gloria per lui, perchè, oltre alla diligenza del suo lavoro, ravvisi ancora in esso quella giovinezza di fantasia la quale trovando esperta ed obbediente la mano, colorisce il pensiero assai facilmente e con quella copia e sovrabbondanza che tanto piace nei giovani. Alcuni si dolsero di tanto inviluppo di persone affollate con qualche scompiglio nel quadro, di alcuni affetti espressi in modo troppo eccessivo, di tanta varietà di linee, di tanto contrasto di luce. Ma questo quadro il quale se fosse lavoro di un artista già maturo d'anni, meno mi gradirebbe, non so perchè nel Postiglione mi conforta e mi ravviva, anzi mi fa sperare assai bene di un giovine, quando il discernimento e l'intelletto abbiano soggiogato l'impero, o dirò meglio l'impeto della fantasia. Di questo artista abbiam già veduto in una passata esposizione molte opere lodate, ed oggi ritornano a mostrarsi una Maddalena a piè di Gesù, ed un Mosè che difende le figliuole di Jetro. Aggiunse a questi il Postiglione alcuni altri lavori di piccola mole, ma fatti veramente con grande amore : un Coriolano che parte per l'esilio, e due immagini di Nostra Donna col bambino fra le braccia. So che questo soggetto della Madre di Cristo ha esercitato ed esercita molto la mente e la mano del nostro autore, ed a noi pare che nulla sia più difficil cosa a dì nostri quanto il rappresentare la Vergine con quell'aura di divinità che deve trasparire in essa, come fecero i dipintori dal decimoquarto secolo al sestodecimo, e più di tutti, i nostri italiani da Giotto a Raffaele. Perocchè io credo che dove mai il sentimento religioso non ardesse cosi vivo ne' cuori, non potrebbero le sacre immagini di Cristo e della Vergine essere altra cosa che una ripetizione delle antiche perfezioni ideali trovate dai nostri maggiori, ovvero la espressione di un tipo volgare rappresentato dall'artista, e nobilitato pure quanto tu vuoi.

La storia di quelle immagini che furono innumerevoli e per tanto diverse, da Giotto a Raffaele, si trova scritta nel sentimento religioso che animava quegl'italiani maestri. Sappiamo che Gian Bellino diceva di aver compiuto con lode un suo quadro, perchè infiammato dall'amore della croce, che il Lotto spirò innanzi all'effigie della sua Vergine prediletta, amando ed orando, e troppo son noti i sospiri e le lagrime dell'Angelico innanzi a Cristo posto sulla croce. Ma dopo il secolo decimosesto non so qual cosa di grande abbia dato la pittura che possa paragonarsi a quelle Vergini, se ne togli il Dolce ed il Sassoferrato. Imperocchè quando la fiamma del cuore pare quasi che si andasse attenuando, e il bello che si trova tolse il luogo al bello che si sente, quelle sacre immagini apparvero nell'aspetto cose terrene, e dimostrarono che il freddo ragionamento rinchiude l'artista dentro quei confini che egli non potrà oltrepassare ne trascender giammai, se non si affida all'anima che lo sollevi ? A noi è avvenuto di trovare una pruova del nostro detto nelle molte effigie di Nostra Donna che abbiam vedute immaginate o compiute dal Postiglione. Ed infra le altre una ricordiamo di aver veduta presso il marchese Niccolò Santangelo, fra le molte ricchezze di arte antica e moderna che adornano quella casa, compiuta dal Postiglione molti anni or solo , e l'avremmo creduta copia di Raffaele o ispirazione di quel maestro, tanto ritraeva di quella divinità che irradia tutte le Vergini del pittore di Urbino. Ma quelle che oggi vediamo dello stesso autore sono pure vaghissime, ma troppo donne mortali. Nè di questa osservazione che da altri si faccia dovrebbe dolersi il Postiglione, perch'essa accenna piuttosto ad una qualità o dirò meglio ad un carattere del nostro secolo, che ad un vizio o colpa dell'artista. Oltrechè noi sappiamo quanta fama ricavasse il Murillo dalle sue Vergini, alle quali molte femmine simiglianti avresti incontrate attraversando la Castiglia e l'Andalusia. Non così le Vergini di Raffaele, le cui sembianze fu detto che appartenessero a tali donne il cui piede non aveva giammai toccato la terra.

   VII. Ma facendo ritorno alla principale sua opera, dalla quale mi hanno rimosso i suoi quadri e la vaghezza e l'artificio de' suoi colori, dirò che il Giacobbe e stato da lui rappresentato ad un estremo del quadro sul lato destro de' riguardanti; ed intorno al letto, ma più verso la parte inferiore, tutti quanti i figliuoli. Innanzi al letto sul primo piano del quadro sta inginocchiato Giuseppe, ed alle spalle di costui anche inginocchiato un altro figliuolo, Dan; il primo fiso a rimirar con amore nel padre, e l'altro col volto in atto di riverenza rivolto verso la terra. Finalmente indietro a Giuseppe e tutto in piedi il giovine Beniamino che stringe le mani e le porta innanzi al petto, leggermente inchinando su quelle il capo e rimirando con guardo di passione il padre. Chinato sui piedi paterni in atto come di adorazione, dalla parte opposta del letto, come a dire nell'ultimo piano del quadro, vedi un altro de' figlioli, Aser, ed un altro in piedi pia indietro, Giuda, e quivi a poca distanza, dopo una porta che l'artista ha figurata in fondo alla scena, il primogenito diseredato che mostra l'atto della sua disperazione con le braccia levate in alto e rivolto con la faccia, anzi con tutta la persona alla parete. Appiè del letto, come all'estremo opposto del quadro di rincontro a Giacobbe, vedi i due Simeone e Levi vicini ed in piedi, ed appresso a costoro parte inginocchiati parte seduti gli altri quattro figliuoli. E qui si faranno molti naturalmente a domandare qual punto proprio di quella benedizione abbia inteso di rappresentare l'artista nel suo cartone. Certamente che il soggetto imposto, secondo le parole adoperate dall'Accademia, avrebbe potuto dar materia a più quadri, avendo l'Accademia assegnato ai concorrenti di figurare Giacobbe il quale benedice ad uno ad uno i suoi figliuoli, ed usando le proprie parole che precedono in forma di argomento il quarantesimonono capitolo della Genesi. Ma era indispensabile che il giudizioso artista dovesse fare come molti han praticato, e scegliere uno de'figliuoli, quello che a lui meglio paresse, nell'atto di ricevere la sua benedizione. Scegliere io dico un tal figliuolo che non fosse il primo ne il secondo, ma si trovasse in tal posto nell'ordine di quell'atto solenne da poter mostrare nel quadro qualche cosa degli affetti di coloro i quali avevano già udita la voce paterna. Sommo artificio divenuto oggimai come una legge per usanza de'grandi maestri non solo di pittura e scultura, ma di poesia, il prendere l'azione da rappresentare, in un punto che non sia ne il principio ne il termine di essa. Legge che il Lessing voleva imposta del pari all'azion di ciascuna figura, la quale tanto era più eccellente quanto dimostrava all'intelletto de'riguardanti non solo il suo atto presente, ma quello che l'aveva preceduto e quello che doveva seguitarlo.

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